Cosa succede a Vienna?
In pochi intuiscono cosa si stia decidendo a Vienna. Molti giornali del 9 luglio non credono a una guerra imminente.
«Finché non sarà concluso l’atto giudiziario, la politica estera non può fare alcun passo»; ne è convinta la Zeit.
Il giornale riporta anche una notizia curiosa: Sylvester, Presidente della Camera dei deputati austriaca, avrebbe proposto di abolire l’insegnamento del francese. Non ha gradito alcuni commenti pro-Serbia. Come lingua straniera è ballottaggio tra l’inglese e l’italiano.
Al pari dei giornali, le stesse diplomazie europee sembrano tranquillizzarsi.
Al Ministero degli esteri britannico, Sir Arthur Nicolson dubita dell’eventuale intervento austro-ungarico.
All’Ambasciatore tedesco a Londra servirebbe una giornata di trenta ore e l’equilibrismo di un funambolo. Non potrebbe essere altrimenti. Quel giovedì riferisce a Berlino: «L’intenzione del Governo britannico è di agire secondo il proprio giudizio, ma in caso di guerra non appoggerebbe mai gli aggressori».
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Leopold von Berchtold, Ministro degli esteri austriaco, consiglia a Francesco Giuseppe di presentare a Belgrado un ultimatum con richieste tali da essere respinto. Ciò permetterebbe una guerra senza la "responsabilità di attaccare la Serbia senza preavviso, mettendola dalla parte del torto", garantendosi anche la neutralità di Gran Bretagna e Romania.
- Il principe Lichnowsky, Ambasciatore tedesco a Londra, riferisce che avrebbe saputo dal Foreign Office che il Ministro Sir Edward Grey non era pessimista sulla situazione e che l'intenzione del Governo era che in nessun caso si sarebbe trovato accanto agli aggressori in caso di guerra.
- L'Imperatore austriaco Francesco Giuseppe riceve il rapporto di indagine austro-ungarico sul delitto di Sarajevo.
- Il Times dà notizia della campagna di stampa austro-ungarica contro i serbi (che sono descritti come "ratti pestilenziali").