I funerali di Hartwig a Belgrado
Mercoledì 15 luglio Franz Conrad von Hötzendorf, Capo di Stato maggiore dell’esercito austro-ungarico, si concede una vacanza; al contrario, il Primo Ministro ungherese Tisza arriva a Vienna. Dei colloqui nella capitale austriaca nessuno ha notizie certe. E ognuno dice la sua. Nulla di nuovo.
A Belgrado i funerali di Hartwig si sono svolti senza incidenti. Secondo le stime vi avrebbero partecipato centomila persone. Una funzione solenne, un corteo quasi barocco. Scrive La Stampa: «Corteo preceduto da battaglioni di gendarmi e seguito dalla studentesca. Uno studente portava su un piatto d’argento la rituale focaccia dei morti. Poi veniva una schiera interminabile di portatori di corone. Quindi le truppe e le bande militari». I più illustri personaggi pubblici seguivano il carro funebre, tutto bianco. Una sola cosa è definita «semplice»: la croce di legno.
Ma c’è un’altra nazione europea a porre l’esercito al centro del dibattito pubblico. In Francia viene discusso al Senato il budget per la difesa; in molti sostengono l’inadeguatezza delle forze armate.
A Parigi hanno appena festeggiato la presa della Bastiglia, il 14 è festa nazionale. Il bel tempo ha garantito l’invidiabile successo della manifestazione. Uno spettacolo magnifico assicura Le Figaro. Ma non è filato tutto liscio. Nella guarnigione di Nevers, il Generale Vaimbois è caduto da cavallo ispezionando le truppe; una doppia frattura gli rovina la festa. Cosa dicevamo dell’esercito francese?
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- A Belgrado solenni funerali del Ministro russo Hartwig. La sua morte è considerata dai serbi come una sventura nazionale e i suoi funerali assumono il carattere di una manifestazione a favore della Russia e contro l'Austria-Ungheria.
- È in programma la partenza del Presidente francese Poincaré e del Primo Ministro Viviani per San Pietroburgo per una visita di tre giorni.
- A Vienna il conte Tisza, Primo Ministro ungherese, interviene alla Camera sulle relazioni con la Serbia, che "devono essere chiarite" ma la guerra è l'ultima ratio per risolvere il conflitto serbo.
- Conrad, capo di stato maggiore dell’esercito austro-ungarico, va in vacanza.
Parole d'epoca
Gottlieb von Jagow
Ministro degli esteri tedesco
Telegramma a Heinrich Leonhard von Tschirschky, ambasciatore tedesco a Vienna
L'opinione ubblica italiana si è mostrata fin qui tanto serbofila quanto in generale è austrofoba. Non v'è per me dubbio di sorta che in un conflitto austro-serbo essa si schiererà per la Serbia. Un aumento territoriale della Monarchia austro-ungarica o un accrescimento soltanto della sua influenza nei Balcani sono considerati in Italia con orrore e giudicati esiziali alla situazione italiana in quella regione. In conseguenza di un'illusione ottica, di fronte alla supposta minaccia dell'Austria-Ungheria, viene misconosciuto il pericolo slavo in realtà ben più grande. Prescindendo completamente dal fatto che la politica del governo in Italia dipende non poco dalle tendenze dell'opinione pubblica, l'interpretazione surricordata domina anche la mente della maggior parte degli uomini di stato italiani. In essi ho potuto constatare una straordinaria nervosità ogni qualvolta si discuteva la questione della minaccia austriaca contro la Serbia.
Se l'Italia prendesse partito per la Serbia, la Russia si sentirebbe incoraggiata alla sua volta ad agire. A Pietroburgo si sarebbe tratti a credere che l'Italia, non solo non adempirebbe agli obblighi dell'alleanza, ma si volterebbe contro l'Austria. La caduta della Monarchia aprirebbe all'Italia la prospettiva della conquista di territori a cui aspira da tanto tempo. Annetto perciò, a mio avviso, la maggiore importanza a che Vienna s'intenda col gabinetto di roma sui fini che l'Austria vuol raggiungere in caso di conflitto colla Serbia e arrivi ad avere l'Italia con sé, od almeno - giacché un conflitto con la Serbia non crea il casus foederis - si assicuri della sua stretta neutralità. In virtù dei suoi accordi con l'Austria l'Italia ha diritto di ottenere dei compensi per ogni modiificazione nei Balcani che si risolva a favore della Monarchia danubiana. Questi compensi dovrebbero essere oggetto di negoziati coll'Italia.
Secondo nostre informazioni non sarebbe considerato a Roma come compenso accettabile la cessione di Valona. L'Italia pare del resto non abbia più il desiderio di stabilirsi sull'altra sponda adriatica. A dirla in confidenza, il solo compenso che sarebbe trovato serio in Italia sarebbe la cessione del Trentino. Il boccone certo sarebbe troppo grosso perchè l'opinione pubblica austro-ungarica non protestasse. Non si può infatti non riconoscere che la cessione di un antico territorio della Monarchia è difficilmente conciliabile col sentimento del sovrano e del popolo austriaco.
Ma d'altra parte v'è da chiedersi che valore rappresenti per la politica austriaca il contegno dell'Italia, con qual prezzo si debba per conseguenza pagarlo e se questo prezzo sia proporzionato ai guadagni che si possono realizzare altrove.
Prego V.E. di voler fare del contegno dell'Italia argomento di conversazioni confidenziali e approfondite col conte Berchtold, entrando eventualmente a discutere la questione dei compensi.
Bisogna in queste conversazioni sollevare il problema del Trentino? Mi simetto al suo giudizio e alla conoscenza che Ella ha dello stato d'animo di costì. L'atteggiamento dell'Italia nel conflitto serbo avrà certamente influenza su quello della Russia. Se questo conflitto provocasse una conflagrazione generale, il contegno italiano sarebbe anche per noi di grande importanza militare.