9 Agosto, 1915

Disastro

Siamo all’improvvisazione, nel senso più deleterio del termine; verrebbe da dire “dilettanti allo sbaraglio”. L’offensiva Alleata a Gallipoli fa acqua da tutte le parti. Ci sono intere brigate smarrite, vagano per il campo di battaglia senza meta, senza un’idea di cosa fare. E chi dovrebbe guidarle fuori dai guai temporeggia, esita, insicuro e timoroso. I Comandanti non comandano. Il peggiore ufficiale non è chi prende decisioni sbagliate, è chi non ne prende affatto.
Per gli Alleati il miraggio della vittoria sbiadisce, fino a evaporare del tutto. Il 9 agosto è forse il giorno decisivo: le truppe dell’ANZAC dovrebbero affondare il colpo, ma vengono sconfitte; i turchi si sono riorganizzati e si rafforzano.

È rovente anche il fronte orientale. La caduta di Varsavia non arresta gli austro-tedeschi: si prosegue verso est. I russi continuano a evacuare intere regioni, contano sulle proprie fortezze per coprire la ritirata: la prossima nel mirino berlinese è quella di Osowiec. I tedeschi tentano anche un secondo assalto a Kaunas, un’operazione notturna finita male: il contrattacco russo annienta tre interi battaglioni nemici e salva la città.

Davide Sartori

 

GLI AVVENIMENTI

Politica e società

  • Aperto il tratto ferroviario Gerusalemme-Be'er Sheva.
  • 255.000 armeni migrano da Van verso la Transcaucasia.
  • Il Console italiano in Turchia si prepara a partire.
  • Si dimette l’Ammiraglio Kato, Ministro degli esteri giapponese.

Fronte occidentale

  • Assalto degli Zeppelin sulla costa est britannica; un dirigibile viene distrutto a Dunkerque.
  • I britannici riconquistano alcune trincee a Hooge.
  • Attacco aereo francese a Saarbrücken.

Fronte orientale

  • Attacco notturno alla fortezza di Kaunas; i tedeschi perdono tre battaglioni nel contrattacco russo.
  • Continua l’evacuazione della fortezza di Osowiec.
  • I tedeschi avanzano a est di Varsavia.

 Fronte asiatico ed egiziano

  • Gallipoli: dura sconfitta delle truppe ANZAC; i turchi si rafforzano.
  • Giorno decisivo della battaglia di Sari Bair.
  • I turchi attaccano a Olti e a Passin (Caucaso), ma vengono respinti.

Fronte d’oltremare

  • Annunciata l’evacuazione di Gadji (Cameroon) da parte dei tedeschi dopo le operazioni dei francesi.

Operazioni navali

  • L’incrociatore H.M.S. "Lynx" affonda a causa di una mina.
  • La nave da guerra turca “Kheir-ed-Din Barbarossa” silurata e affondata da un sottomarino inglese.

Parole d'epoca

Barbarie primitiva

Azaria Tedeschi

Monte Pasubio (TN)

A un ufficiale austriaco, fatto prigioniero, è stato trovato un foglio, in cui erano contenuti avvertimenti dati per il combattimento dal colonnello comandante del quarto reggimento di Honwed ungheresi. Tra l'altro il colonnello scriveva: "Quando correte all'attacco alla baionetta gridate forte l'antico grido di guerra magiaro: Viva l'Ungheria, picchia forte, picchia alla testa, picchia al cuore. Ammazza, squarta, scanna...".
E' un ritorno alla barbarie primtiva. Del resto, malgrado le parole terribili con cui si cercherebbe di suscitare nei soldati la ferocia, gli austriaci non sono capaci di sostenere l'attacco alla baionetta dei nostri soldati per i quali l'unico grido di guerra è "Savoia!".

Il colonnello del quarto Honwed continuava: "Se il nemico alla vostra carica alza le braccia e fa atto di arrendersi voi continuate senza pietà il vostro attacco".
Eppure una legge di guerra stabiliva che le offese devono cessare quando il nemico fa atto di arrendersi. Gli austriaci lealmente hanno sfruttato questa legge per operare dei tradimenti: appostavano ai lati delle posizioni attaccate delle mitragliatrici, poi facevano che parte dei soldati alzassero le braccia in atto di resa e mentre i nostri avanzavano sicuri per far prigionieri, venivano investititi da un fuoco violentissimo di mitragliatrici che infliggevano perdite gravi. Ma siccome il nemico deve essere combattuto con le stesse armi, così è stato dato ordine perché il fuoco dei nostri continui anche quando la parte avversaria accenni a volersi arrendere.

Azaria Tedeschi Tenente, capitano, maggiore. Medaglia d'oro al valor militare

Fonte: Espresso e Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano

DAL FRONTE

Nell' Alto Comelico (Cadore) il possesso di Cima Undici venne stabilmente assicurato alle nostre truppe.
In Carnia, un nostro reparto a difesa del passo del Cavallo, tra il Freikofel e il Pal Grande, il mattino del 7 attaccò le antistanti trincee austriache e ne scacciò l' avversario.
A notte questo tentò in forze di riprendere la posizione, ma fu respinto con sensibili perdite.
Nella zona di Plava le nostre truppe hanno occupato alcuni trinceramenti nemici verso Zagora e Paljevo, raccogliendovi munizioni, granate a mano e lanciabombe.
Sul Carso l' azione continua a svilupparsi favorevolmente.
Nella giornata di ieri l' avversario rinnovò contro il cantiere di Monfalcone il lancio di bombe, suscitando di nuovo un incendio.
Ad onta del vivo fuoco dell' artiglieria avversaria, anche questa volta fu possibile alle nostre infaticabili truppe di domare rapidamente l' incendio.

 

Firmato: CADORNA

Come in una macchina del tempo, ogni giorno una nuova pagina del diario.
Le testimonianze, le immagini, i filmati negli archivi e nei giornali dell'epoca.

Sono nato a Roma nel dicembre del 1984, mi sono diplomato al liceo scientifico J.F. Kennedy e ho frequentato la facoltà di Scienze della Comunicazione all’università la Sapienza, ma non mi sono laureato.

I miei interessi? Un po’ di tutto, come molti trentaduenni. Lo sport, la politica, la Storia del ‘900. Niente di eccezionale.


Dal dicembre 2003 al marzo 2005, ho scritto per un giornale locale (Il Corriere Laziale), quindi ho fatto uno stage con una piccola televisione satellitare (Nessuno TV).
Nel 2011 la Graphofeel edizioni ha pubblicato il mio libro “Mens insana in corpore insano”, il racconto di una vacanza on the road da Roma a Capo nord.
Dall’agosto 2013 al gennaio 2014 ho ricominciato a scrivere di calcio quotidianamente, con articoli e pronostici sportivi sul sito http://www.scommessepro.com/
Da giugno 2014 racconto la Grande Guerra, giorno per giorno.

Davide Sartori