Fauci tedesche su Dvinsk e Vilnius
Vienna non è felice, ma inghiotte il rospo americano e richiama l’Ambasciatore Dumba per delle non specificate “consultazioni”.
Anche la Duma russa è scontenta: la notizia di dover prolungare le vacanze “forzate” fino al 14 novembre non è andata giù al Parlamento; la situazione politica è forse più rovente di quella bellica, in molti invocano un nuovo Governo.
Al fronte i tedeschi consolidano le posizioni attorno alla città di Pinsk, circa 160 chilometri a oriente di Brest-Litovsk. Pinsk è il cardine della regione: circondata da uno sconfinato sistema di paludi, sorge sulle sponde del Pripyat; è l’epicentro della navigazione fluviale e una delle maggiori stazioni ferroviarie della zona.
Nel Baltico le fauci tedesche si serrano su Dvinsk e Vilnius, minacciate sempre più da vicino. Gli eserciti del Kaiser superano la Vilia, i russi sono costretti alla ritirata lungo tutto il fronte.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- L’Austria-Ungheria, molto risentita, richiama l’Ambasciatore a Washington Dumba per “delle consultazioni”.
- Alla Camera dei Comuni inglese dibattito sul National Service.
Fronte orientale
- Vilnius e Dvinsk (Daugavpils) vengono pericolosamente minacciate; i russi si ritirano lungo il fronte tra la Vilia e il fiume Pripyat, ma in Galizia controllano gli austro-tedeschi attorno a Rovno (Rivne).
- I tedeschi passano la Vilia a nord-est di Vilnius e, più a sud, avanzano nella regione di Pinsk.
Fronte asiatico ed egiziano
- Annunciata la perdita del sottomarino E-7 nei Dardanelli.
Parole d'epoca
Prigionieri
Giuseppe Garzoni, Bersagliere
Plezzo (Bovec), Slovenia
La sera del 17 le compagnie 1^, 4^, 5^ riceverono l’ordine di occupare una posizione chiamata Rovenick (si tratta di Ravelnik, la linea fortificata austroungarica a est di Plezzo-Bovec Ndr), posizione fortemente tenuta del nemico e dominata tutta la estesa pianura dove erano le nostre trincee. La forza nemica calcolo sbagliato del nostro Stato Maggiore che credeva esiguo e di facilmente occupare la posizione. La notte si uscì dalle trincee e avanziamo fino sotto i articolati che erano formidabili di una larghezza di 30 metri. La posizione era un cocuzzolo avanzato e ritornato dalle parti nord e ovest e a est era collocato col monte formidabilmente fortificato con tre trincee formate a tunnel non visibile a distanza.
In più due batterie da montagna, una a destra e l'altra a sinistra che ci teneva inchiodati alle trincee non potevo di giorno alzare la testa. Arrivata la compagnia a pochissima distanza verso le ore 4 circa il nemico getta dei raggi luminosi che li permise di vedere tutta la nostra manovra. Le prime pattuglie con i tubi di gelatina arrivarono sotto e cacciarono i tubi sotto i articolati dando fuoco alla miccia. I tubi esplosero fragorosamente gettando per aria una parte dell'immenso groviglio spinato. Allora gli ufficiali ci diedero l'ordine dell'assalto. Con un grido formidabile ci gettiamo per salire su. Ma appena arrivati a poche decine di metri dal nemico che fino allora non avevano dato segno di vita spararono pochi colpi di fucile che ci arrivò addosso una scarica tremenda di mitragliatrici obbligandoci a rendersi e cercar riparo sotto a quelle raffiche micidiali. Con le vanghette e con le unghie si procura di scavarsi delle buche per ripararsi. Ma troppo in vista perché essendo scoperto tutto lì intorno una estesa pianura le nostre trincee erano indietro da 5 a I0 metri impossibile era raggiungerle perché le mitragliatrici spazzavano il terreno. Il nemico indovinando la nostra manovra durante la notte aveva piazzato I8 mitragliatrici e le nostre compagnie furono gettate in una vera tomba da dove era impossibile uscirne. Subito al primo chiaro alli occhi la disperata situazione. Li ufficiali incoraggiavano ma erano loro più scoraggiati.
Fattosi giorno uno spettacolo terrificante si presenta alli occhi nostri. I feriti gemevano chiamando aiuto. Noi non si poteva muoversi per aiutarli. Si vedeva i austriaci che in trincea stavano a put e se uno di noi si muoveva era subito colpito da una scarica che quella distanza non si poteva sbagliare. Situazione tragica e disperata per i 6^ Bersaglieri che in quattro mesi di prima linea non aveva conosciuto che vittorie. Verso le 6 di mattina del I8 settembre un soldato austriaco in lingua italiana gridò: Bersaglieri arrendetevi! I nostri ufficiali risposero di no. Ce lo disse ancora una volta . Visto che nessuno si arrendeva cominciò una tragedia che nella mente di oggi superstite resterà imperituro ricordo. L'artiglieria sparava a zero e le mitragliatrici.
In poco tempo i morti e feriti divennero un numero impressionante. I austriaci cessarono di nuovo il fuoco e ci dissero: Arrendetevi e prendete su i vostri feriti e portateli qui. Non state a morir così. Vedete da soli che per voialtri non c'è scampo. I feriti scominciarono a gridare: Compagni arrendetevi! Se no nessuno si salva. Erano grida strazianti che un cuore di sasso avrebbe avuto pietà. Allora scomincia la resa. Andiamo su disarmati portando con noi i feriti. Li austriaci scesero con barelle aiutandoci e sicurando che non avrebbero sparato. Arrivati nelle linee nemiche soldati e ufficiali tutti ci darono la mano trattandoci con modi cortesi e cavallereschi.
Un tenente ferito al ventre viene portato in barella passando davanti a un ufficiale austriaco. Fa mettere a terra la barella e lo saluta con parole nobili. A noi ci danno sigarette, sigari e tabacco. E noi non avendo che ricambiarli si dava le piume, stellette e qualche boraccia, quello per loro era caro. La sera del I8 verso le 9 si parte. Dopo 3 ore circa di marcia si arriva in un paese dove viene distribuito il pane, scatolette di carne in conserva e poi ci accompagnano in un articolato di intorno e lì si mettiamo a dormire. Il giorno stribuzione di caffè e poi marcia. Verso le 5 ore arriviamo in cima di un monte dove troviamo moltissimi prigionieri russi che lavoravano sulla strada. Là si fermiamo e danno il pane e un'altra scatoletta di carne. Dopo un'ora di nuovo si parte. Scandiamo oltre 8 chilometri, arrivando a Cronsi dove si trova il treno pronto e subito si parte per Villak. Alle 12 si dismonta e ci conducono in una bella caserma dove si stendiamo sulla paglia. Dopo 4 mesi di campagna è la prima notte che si leva le scarpe e che si dome sulla paglia. Poi dopo ci distribuiscono pane e caffè. La mattina si alziamo e andiamo a lavarsi la faccia che erano 2 mesi che non mi lavavo. Verso le 9 passiamo in rango per 4 e ci portano al palazzo in dove era un comando di Stato Maggiore in dove si trovavano moltissimi ufficiali che ci parlarono a noi con cortesia in modo di interrogatorio. Tanti avevano macchine fotografiche e ci fanno la fotografia. Passata la rivista ci conducono in una caserma in dove ci danno pane, polenta e formaggio. Un'ora dopo si parte per Klangerfurt. Giunti che siamo ci mettono in baracche comode e ben fatte. Anche la paglia c'era magari con una quantità di pidocchi.
Termino il mio scritto e ricordo. Sono prigioniero con tutti i miei compagni d'armi augurando sinceramente che in Europa cessi il terribile flagello che getta nel lutto tante povere madri e spose ecc. Si stabilisca una pace che tutti i popoli siano soddisfatti. Solo così si avrà una pace durevole e sincera della quale tutti abbiamo bisogno e ritorni il mondo alle sue civili istituzioni di lavoro e di progresso.
DAL FRONTE
Sono confermate le notizie di gravi danni arrecati dalla nostra scorreria del 14 contro le opere di difesa nemiche sulle posizioni dominanti la conca di Presena (Valle di Genova).Nell’Alto Cordevole la nostra artiglieria disperse coi suoi tiri una colonna in marcia da Varda verso Corvara.In valle del torrente Pontebbana (Fella) un nostro reparto in ricognizione incontratosi con altro del nemico l’assalì e lo fugò, prendendo 17 prigionieri, tra i quali due ufficiali.Anche sul Carso colonne nemiche di truppe e carriaggi furono efficacemente battute dalla nostra artiglieria.Da ricognizioni aeree è stata accertata la presenza di numerosi treni nelle stazioni di Nabresina e di Santa Croce lungo la ferrovia di Trieste, la linea venne bombardata e danneggiata da un nostro aviatore nei pressi di Gabrovica.Un velivolo nemico lasciò cadere una bomba sulla nostra stazione sanitaria di Begliano: fortunatamente non si ebbe a lamentare alcun danno.
Firmato: CADORNA