Sgradita sorpresa
Šabac agli austro-ungarici e Skopje ai bulgari: altre due caselle dello scacchiere balcanico cambiano colore. A spiegare il delicato momento è un ufficiale dello Stato Maggiore serbo, intervistato da La Tribuna: «Oggi il nostro compito non può essere che durare, durare il più a lungo possibile; resistere e dar tempo ai nostri alleati di congiungere le loro forze con le nostre. L’esercito serbo assolverà questo incarico in maniera completa, dovesse essere sterminato fino all’ultimo uomo. […] Noi avevamo previsto tutto, compreso il triplice attacco austro-tedesco-bulgaro ed eravamo pronti. Ma non avevamo studiato la difesa della Macedonia, questa sarebbe stata affidata alla Grecia e nessuno in Serbia poteva sospettare che il Governo di Atene si sarebbe sottratto agli obblighi più sacrosanti di un trattato d’alleanza».
Dall’altro lato della penisola balcanica la terza battaglia dell’Isonzo resta incerta. Gli italiani sfondano le linee austro-ungariche, ma faticano a tenere le nuove posizioni.
Il 22 ottobre il capitano Enrico Canfari ha occupato una trincea nemica sul monte San Michele. Sta preparando i suoi uomini a respingere il contrattacco asburgico, ma viene centrato in pieno petto e non c’è niente da fare.
Canfari era un genovese di trentotto anni, ma era cresciuto a Torino. Studente al liceo classico Massimo D’Azeglio, fu uno dei primi a innamorarsi del football inglese, uno dei primi a contrarre la “febbre del calcio”.
Con il fratello e alcuni amici aveva fondato, nel 1897, una “squadretta” di cui forse avrete sentito parlare: la Juventus.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Nicolae Filipescu (Leader degli Unionisti, Romania) illustra la sua politica verso i Balcani.
Fronte orientale
- I gli austro-tedeschi avanzano a ovest di Chortoryis'k.
- I tedeschi catturano Kolki.
- Le squadre da sbarco russe sconfiggono i tedeschi vicino Domenses (Riga) e ne catturano magazzini e depositi.
Fronte italiano
- Gli italiani attacca su tutto il fronte. Sul Carso si registrano successi. Da Caporetto al mare si fanno prigionieri: 1.184 soldati e 2S ufficiali.
Fronte meridionale
- Gli austro-ungarici prendono Šabac (nord-ovest della Serbia) e i bulgari Skopje (Macedonia).
- I bulgari occupano Pirot e avanzano verso Niš.
Parole d'epoca
Un macabro spettacolo
di Arturo Busto, Capitano
La Rocca (GO)
Il 22 mattino il mio sguardo fu colpito da un macabro spettacolo: gli uomini del mio primo plotone erano distesi, immobili, lungo il reticolato nemico. Certamente essi erano caduti nel compiere l’azione loro affidata, ed io piansi la morte di quei valorosi.
Il giorno stesso, alle ore 14, il reggimento ripetette l’attacco con lo stesso procedimento del giorno innanzi. La dolorosa esperienza del 21, la conoscenza dei luoghi più battuti e la scarsa reazione del nemico ci consentirono di sfruttare meglio il terreno e le formazioni e di ridurre in tal modo le perdite. Naturalmente il risultato fu, e non poteva essere diversamente,, nullo – anche perché la fanteria nostra non aveva più lo spirito e la fiducia di prima, e le artiglierie, diminuite di numero e scarsi di munizioni, non potevano sostenerci come sarebbe stato necessario.
In questa nuova azione, la mia compagnia ebbe ancora il compito di collegare la nostra avanzata con quella dell’87° fanteria, avanzata che quest’ultimo non potette effettuare per difficoltà simili alle nostre. Il mio reparto perciò evitò un nuovo inutile logorio e si limitò a far avanzare alcune pattuglie. Le operazioni del giorno 22 riconfermarono in tutti noi, ufficiali e truppa la convinzione della inutilità del nostro sacrificio, e ci sentimmo veramente scossi. Cominciò così per noi comandanti, il rude compito di costringere con l’esempio innanzitutto e anche le sanzioni i più pavidi e quelli la cui elevatura morale e spirituale era più bassa, a compiere il loro dovere. Quale differenza fra l’entusiasmo iniziale dei nostri uomini, anelanti di misurarsi col nemico pronti a prodigarsi per la gloria del reggimento, e lo stato morale che si delineava con carattere preoccupato fin dal giorno 22!
E quale titanico sforzo degli ufficiali e dei più generosi militari per mantenere la compagine morale e materiale dei reparti stanchi e demoralizzati!
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
Felicemente iniziata lungo la frontiera del Tirolo-Trentino, la nostra offensiva si propaga e si estende su tutta la fronte sino al mare.
Nelle Giudicarie, ove la espugnazione del Monte Melino fruttò la cattura di abbondante materiale da guerra, furono occupati Monte dei Pini e la borgata di Tiarno inferiore.
In Valle Lagarina il nemico, con l' appoggio delle batterie del Monte Biaena, tentò la sera del 20 un contro attacco contro le nostre nuove posizioni su Monte Crosano. Fu respinto e toccò gravi perdite.
Alla testa della Rienz le nostre truppe avanzarono contemporaneamente per l' alto massiccio di Monte Cristallo, raggiungendovi l' aspra cresta del Rauchkofl e il piano verso Schluderbach, espugnando trincee nemiche e prendendo alcuni prigionieri.
In Val Folla ardite irruzioni di nostri riparti inflissero gravi danni alle difese nemiche e ci procurarono la cattura di armi e munizioni. Leopoldskirchen andò preda alle fiamme.
In Valle Seisera forti nuclei nemici furono attaccati, sgominati e messi in fuga e lasciarono sul terreno numerosi cadaveri.
Lungo tutta la fronte dell' Isonzo, da Caporetto al mare, dopo intensa preparazione di fuoco di artiglieria, le nostre truppe nel mattino del 21 iniziarono l' attacco delle posizioni nemiche coperte da estesi reticolati, guarnite da più linee di trincee e difese da numerose forze. Sotto il violento e concentrato fuoco nemico di artiglieria, di fucileria e di bombe a mano le nostre fanterie, avanzando con slancio e tenacia, conquistarono alla baionetta importanti posizioni: nella zona di Monte Nero il fortissimo trincerone sottostante alle vette del Mrzli; nel settore di Tolmino numerose e ben munite trincee sulla collina di S. Lucia; al nord di Gorizia una solida ridotta sulle falde del Monte Sabotino.
Anche sul Carso le robuste linee avversarie furono rotte in più punti, riparti nemici annientati e dispersi, 1.184 soldati e 25 ufficiali fatti prigionieri.
Firmato: CADORNA