Il pasticcio greco
A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. Ce lo insegna la fisica, ma il principio potrebbe trovare una sua applicazione anche in diplomazia. Le pressioni anglo-francesi su Atene scatenano l’immediata contromossa tedesca: von Jagow non usa giri di parole e ricorda alla Grecia il “«dovere di disarmare eventuali eserciti belligeranti rifugiatisi in territorio ellenico; altrimenti non potremmo più rispettare la vostra neutralità e saremmo costretti a inseguire il nemico».
Re Costantino e il Premier Skouloudis iniziano a osservare il pasticcio politico da un altro punto di vista: a forza di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, stanno irritando entrambi. E questo è grave.
La sera del 24 novembre il Governo greco risponde alla nota dell’Intesa. I toni sono molto concilianti, ma la forma resta elusiva, o quantomeno poco chiara. I principi generali esposti dagli Alleati sono comunque accettati.
A Londra le pessime notizie arrivano via Mesopotamia. Dopo aver stoppato l’avanzata del contingente anglo-indiano, i turchi sono passati al contrattacco: la vittoria nella battaglia di Ctesifonte è netta; i britannici, a corto di rifornimenti, si ritirano, inseguiti, verso Kut al-Amara.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Il Governo greco risponde alla nota degli Alleati.
- Conferenza a Londra: annunciata da Albert Thomas un'organizzazione permanente dei paesi Alleati per la fornitura di munizioni.
- I mercanti e gli artigiani danesi concludono un accordo con il Governo inglese per diminuire i rifornimenti alla Germania.
- Il Maresciallo von der Goltz assume il Comando delle forze ottomane in Mesopotamia.
Fronte orientale
- I russi catturano Yanopol e aggirano il fianco sinistro tedesco a nord di Illukst (Dvina); i tedeschi abbandonano il saliente.
Fronte meridionale
- Il Governo serbo si trasferisce a Scutari (Albania).
Fronte asiatico ed egiziano
- Vittoriosa controffensiva turca nella battaglia di Ctesifonte: nonostante le pesanti perdite inflitte ai turchi, i britannici sono costretti alla ritirata verso Kut al-Amara, anche a causa della mancanza di rifornimenti.
DAL FRONTE
Nella notte sul 23 e nella giornata successiva il nemico ha tentato con violenti attacchi di sorpresa ed a viva forza di riprendere talune delle importanti posizioni da noi conquistate. Azioni siffatte, precedute sempre ed accompagnate sempre da intenso fuoco di artiglieria, si ebbero sul Col di Lana, nel settore di Zagora e sulle alture a nord-est di Oslavia. Tutti gli attacchi furono respinti con gravissime perdite per l' avversario, che, sulla nota altura di quota 188, abbandonò più di 300 cadaveri.
L' incessante nostra offensiva sul Carso fu ieri coronata da brillante successo nella zona del monte San Michele. Estesi e profondi trinceramenti tra la quarta vetta del monte e la chiesa di S. Martino furono espugnati, i difensori circondati e fatti in gran parte prigionieri. Tosto il nemico tempestava di proiettili d' artiglieria d' ogni calibro le perdute posizioni e al riparo di tale cortina di fuoco ammassava ad est di S. Martino ingenti forze per il contrattacco. Mentre le nostre fanterie resistevano saldamente sulle posizioni raggiunte da ogni parte della fronte con rapidità e precisione, la nostra artiglieria concentrava tiri aggiustati e celeri sulle colonne nemiche, disperdendole. Caddero nelle nostre mani 514 prigionieri, dei quali molti ufficiali, grande quantità di viveri, di munizioni e di materiale da guerra.
Velivoli nemici lanciarono bombe su Arsiero, producendo lievissimi danni, e su Ala, ove furono feriti quattro soldati. Una nostra squadriglia bombardò il campo d' aviazione nemico in Aisovizza, altri in allestimento ad Aidussina e la stazione di Vogersko ed Aidussina, e Reifenberg e San Daniele. Fatti segno ai consueti tiri degli antiaerei, i velivoli ritornarono incolumi.
Firmato: CADORNA