Paura e delirio ad Atene
Paura e delirio ad Atene. No, non parlo di un remake del celebre film di Terry Gilliam, con Johnny Depp e Benicio del Toro, mi riferisco alla metaforica polveriera greca.
La capitale esplode il primo dicembre, scaduto l’ultimatum dell’Intesa: i fedelissimi di Re Costantino aprono il fuoco contro Alleati e venizelisti. Non sono solo un paio di schioppettate, l’artiglieria realista tira contro lo Zappeion, dove sono acquartierati i marinai anglo-francesi. E la folla assale la legazione britannica.
Atene piomba nella guerriglia; ci sono morti, feriti, arresti e saccheggi. Tombola.
L’Intesa è colta alla sprovvista, ma risponde subito: un nutrito contingente sbarca al Pireo e si mette in marcia. In più questa volta la flotta non si limita a minacciare, ma apre il fuoco a sua volta; Atene viene bombardata.
Non si spara, ma la giornata è movimentata anche a Londra. In tempi difficili le critiche aumentano. C’è il caro viveri, la nuova agitazione dei minatori gallesi, la deludente questione rumena; i motivi di polemica non mancano.
I ceffoni al Gabinetto Asquith arrivano da destra e da sinistra, i rimproveri sono di due categorie: le opposizioni dure e pure sostengono l’inadeguatezza dei governanti; gli amici, o presunti tali, non discutono le singole persone, confermano la fiducia nei Ministri, ma ne criticano la condotta generale della guerra, ritenuta troppo timida. Il commento del Daily Chronicle è impietoso: «Per evitare errori, il Gabinetto finisce per non decidere mai niente». Siamo a un passo dalla crisi e il carico lo mette Lloyd George. Il Ministro della Guerra è insoddisfatto, è tra i fautori di un atteggiamento meno “morbido” e rilascia una dichiarazione pesantissima: “In queste condizioni non me la sentirei di restare nel Governo”. Lloyd George apprezza l’idea di ridurre il War Committee a soli quattro membri: meno teste e più poteri.
Ci sarebbe anche una guerra, ma le notizie dal fronte sorprendono molto poco: in Romania gli austro-bulgaro-tedeschi sono un rullo compressore, spianano qualsiasi ostacolo sul loro cammino. Con la capitale quasi accerchiata da tre lati, le autorità rumene consigliano ai civili di lasciare Bucarest. La situazione è così grave da suggerire a qualcuno l’idea di non provare neanche a difendere la città.
Nota di colore. Fa sorridere un errore di battitura su La Stampa: «L’Ammiraglio John Rushworth Jellicoe è nominato Primo Lord del male». Siamo sessantuno anni avanti Darth Vader e Guerre Stellari.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Lloyd George dichiara la sua impossibilità a rimanere nel Governo.
- Ultima riunione del War Committee del Governo inglese.
- Pubblicazione del rapporto di Sir A. Murray del 1 ottobre 1916 sulle operazioni del 1 giugno-30 settembre 1916 dell’esercito d’oriente.
Fronte italiano
- Vicenza bombardata.
Fronte orientale
- Attacchi russi respinti a Rukida e sulle alture attorno a Cârlibaba (Carpazi).
Fronte meridionale
- Duri scontri a sud di Pitești.
- I rumeni si ritirano a sud-est di Câmpulung.
- Battaglia dell’Argeş (Romania), una fase della battaglia di Bucarest.
- Bucarest è accerchiata da tre parti.
- Gravi disordini ad Atene: attaccate le truppe Alleate e venizeliste.
Fronte d’oltremare
- Annunciata la resa dei figli di Ali Dinar (ultimo sultano del Darfur); fine della resistenza organizzata.
Operazioni navali
- Il raider commerciale tedesco “Wolff” lascia la Germania.
Parole d'epoca
Le scarpe al sole
di Paolo Monelli, alpino
Neve su neve. Neve dal cielo uguale, neve dal suolo uguale che il vento leva, neve all'ingresso dei cunicoli nella neve. Incomincia la nostra guerra con l’inverno — con i suoi morti, con i suoi feriti. Poche baracche s'è avuto il tempo di fare, e male in gamba, colpa della stagione e dei materiali insufficienti: gallerie di neve adducono alle tane tiepide scavate nella roccia, antri di oscurità e di tanfo, fatica per la candela forare quell'aria stallia : là dentro i giacigli per gli uomini che rientrano intirizziti fradici dal servizio. Non s'è avuto ancora il modo di mandar su il rancio: la teleferica, appena è pronta, il Cupola vi spara sopra due colpetti messi bene e manda all'aria ogni cosa. Le corvè con le scatolette anancano penosamente nella neve fresca, s'aggrappano alla corda fissa per superare quel lastrone sotto il plotone di Benetti. Quando la neve cessa, e la nebbia scende ad accumularsi sulle valli strette, da quel mare luminoso emergono stupite e fresche le montagne, fanciulle timide che si bagnano in un lago colmo di luce e scoprono alla loro adolescenza acerba più armoniose curve; e il sole fluisce biondo sulle creste arrotondate come una capigliatura morbida.
Anche le bieche pareti a picco hanno la loro festa, barbaglii scivolano sul gelo che il vento v'ha appiccicato; e scompare ogni sozzura intomo a noi, trincee, camminamenti, parapetti nel loro candore ingenuo sembrano inadatti alla guerra, ma trama leggiadra di sentieri per una fata imbrillantata che si rechi alle cupole di cristallo della sua dimora.
DAL FRONTE
Lungo tutta la fronte crescente attività delle opposte artiglierie, più intensa nella valli dell' Adige e dell' Astico, nella zona ad oriente di Gorizia e sul Carso. Velivoli nemici si aggirarono in più punti del teatro delle operazioni, ricacciati dai tiri delle artiglierie controaeree e da nostre squadriglie in caccia. Grigno, in Valle Sugana, fu bombardato dagli aviatori nemici: non si ebbero vittime nè danni. Una nostra squadriglia lanciò numerose bombe sulla stazione di Volano, a settentrione di Rovereto, provocando danni ed incendi. Altri velivoli bombardarono la stazione di Rifemberga (Reifenberg) nella Valle della Branizza, aflluente del Frigido (Vippacco). Furono colpiti lunghi treni fermi sui binari. I nostri aviatori ritornarono tutti incolumi ai propri campi.
Firmato: CADORNA