La questione Balcanica
Accordo completo, maggior coordinazione, incrollabile fiducia nella vittoria finale. Sono queste le uniche indiscrezioni uscite il 7 gennaio dal convegno interalleato di Roma, un po’ perché la riservatezza è d’obbligo, un po’ perché qualsiasi ulteriore indagine sarebbe stata frustrata dalla censura. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. L’Intesa non è così concorde come vuol far credere. Per esempio non sa cosa farne del regno austro-ungarico: stando al principio di nazionalità verrebbe smembrato, sollevando questioni internazionali molto complesse, soprattutto nei Balcani. E qui vien fuori l’altro dubbio Alleato, messo in rilievo in particolare da certa stampa: «La vera trovata degli Imperi centrali è stata gettarsi a testa bassa nell’impresa rumena, dedicarle le migliori energie. Non si può non confrontare questi metodi con quelli adoperati dall’Intesa a Salonicco».
La spedizione ellenica aveva origini più politiche che militari. Era nata per convincere Atene a soccorrere la Serbia, trattenere la Bulgaria e incoraggiare i rumeni all’intervento. 								
Al netto degli eventi e delle difficoltà incontrate, molti faticano a ricollocarla in una dimensione di utilità. Per i critici il succo è: se per avere risultati apprezzabili fosse necessario raddoppiare gli sforzi, allora sarebbe meglio ritirarsi e usare quei mezzi altrove; lo si è già fatto nei Dardanelli e non è stata una tragedia. Figuraccia a parte.
Anche Berlino ha i suoi grattacapi. Saltata ogni ipotesi di negoziati di pace, i pangermanisti sono tornati alla carica: «Restiamo amareggiati quando vediamo dottrinari pronti a sacrificare parte delle nostre vittorie sull’altare dei nostri avversari». Ogni riferimento al Cancelliere Bethmann-Hollweg non è puramente casuale. I duri e puri neanche vi dico cosa sognano, i più alla mano si accontenterebbero di trattare tutti territori occupati, Belgio compreso, alla stregua di colonie.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Fine della Conferenza interalleata di Roma.
Fronte orientale
- I russi guadagnano terreno a sud del lago Babītes.
Fronte meridionale
- Il fronte russo-rumeno rotto a nord-ovest di Focșani.
Parole d'epoca
Diario di Guerra 1915 - 1918
di Antonio "Oreste" Grasso, soldato
Oggi qualche colpo da ambo le parti e i soliti aereoplani che di sera tentano di avanzare verso l'Italia, ma impediti quasi sempre. È da qualche giorno che si vede molta fanteria passare per andare in trincea. Fra qualche giorno ci sarà una grande offensiva per tentare la presa del forte Duino che difende Gorizia. Questa mattina il nostro capitano mise un foglio al comando in cui dice che sospende le licenze invernali perché ha trovato due gatti morti. Dice che sono stati avvlenati dai soldati e che finché non si scopre il colpevole non si apriranno più.
DAL FRONTE
														Sparse azioni di artiglieria.
Sul Carso, nei pressi di Quota 208, avanzando di sorpresa, rettificammo la fronte per un' estensione di circa mezzo chilometro.
Firmato: CADORNA
 
														




 
														 
														 
														 
														 
														 
																								 
                            
 
                                 
                                 
                                