Distorsioni e fantasie
«Quel che l’offensiva di maggio poteva dare ha dato. Ciò dimostra quanto l’idea di un’unica, grande, battaglia per la conquista di Trieste sia un mito sempre più vuoto, un idolo di quella iniziale incomprensione della guerra. Per giungere a Trieste bisogna pensare a una serie di queste prove, a più battaglie. Non sembrerebbe arduo comprendere una verità così elementare, ma chi non ha mai messo piede su un campo di battaglia stenta a capire. C’è ancora chi si immagina le battaglie a modo proprio, se le costruisce secondo antiquati schemi coreografici. […] I non combattenti vanno sempre più avanti degli eroi».
La Stampa prova a rimettere i piedi per terra, anche perché l’offensiva italiana è ferma, di nuovo, e in qualche modo va spiegata. Ci sono pause per consolidare posizioni, per ricostruire le trincee distrutte, le difese, ci sono pause per far avanzare l’artiglieria e scovare i nuovi punti da colpire, ci sono pause per dar riposo a uomini insonni da giorni.
«Lungo le desolate mulattiere del Carso i nostri soldati muoiono per la difesa di un muretto, per l’occupazione di un fosso; pur di non ripiegare, o di avanzare di soli dieci passi, sopportano i più furibondi bombardamenti». Tutto il resto sono «fantasie da incompetenti». Idiozie, come la maggior parte dei commenti sull’esercito austro-ungarico, sulla sua presunta inferiorità e sulla sua ispirata vocazione alla diserzione. I giornali danno i numeri, scrivono di quanti soldati nemici lascino alla chetichella le proprie linee, consegnandosi felici e contenti al regio esercito; sarebbero centinaia, a volte migliaia. «Noi italiani propendiamo per una rappresentazione pessimistica delle forze umane opposte dal nemico. Abbiamo torto. […] Disprezzarle in tal modo, fargli una fama inferiore alla realtà, sarebbe un grave errore e un’ingiustizia ai nostri combattenti».
L’articolo è perfetto, peccato che molti giornalisti contribuiscano a queste distorsioni, per non parlare della censura, o peggio dell’autocensura, quel particolare e spontaneo meccanismo capace di eliminare ogni critica per non turbare l’opinione pubblica. Articoli a vanvera pullulano su tutti i quotidiani, La Stampa compresa. Nelle ultime settimane ogni foglio ha parlato di vittorie decisive e di quanto bene stiamo logorando l’esercito austro-ungarico. Ecco, nessuno ha mai accennato al nostro di logoramento, né a quanti metri si siano guadagnati. Facile elencare i nomi dei villaggi, meno collocarli su una carta e scoprirne la vicinanza. Film già visto su tutti i fronti e in tutti i paesi.
A Berlino ci si prepara a una nuova grande offensiva Alleata, qualcuno guarda a est, ma è sempre quello occidentale il fronte più pericoloso. L’artiglieria britannica continua a martellare il settore di Wytschaete, mentre la fanteria muove, di poco, verso Lens. Muti i francesi, scaramucce escluse.
Più loquaci a Parigi, spaccata tra favorevoli e contrari alla Conferenza socialista di Stoccolma. L’ostilità del Governo è dettata dalla necessità di non perdere credibilità e autorevolezza. E non si vuole neanche regalare all’inaffidabile Soviet la legittimazione internazionale e un ruolo da protagonista. I socialisti controbattono con il rischio di perdere il contatto con i russi e le loro simpatie.
Ma il 2 giugno cambia soprattutto l’atteggiamento del Brasile: il decreto di neutralità viene revocato e le navi tedesche requisite. Non è una dichiarazione di guerra, ma è più di un atto di stima e simpatia per l’Intesa.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- La missione italiana è festosamente ricevuta alla Camera dei rappresentanti a Washington.
- Il Brasile revoca la sua neutralità fra U.S.A. e Germania e sequestra le navi tedesche in acque brasiliane.
Fronte occidentale
- Attività d’artiglieria vicino Wytschaete.
- I britannici avanzano a sud del fiume Souchez, presso Lens.
Operazioni navali
- Il trasporto inglese “Cameronia” affondato nel Mediterraneo: 63 vite perse.
Dal fronte italiano
REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DI GUERRA N. 736 - 02 GIUGNO 1917 - ORE 18:00
Il fuoco d' artiglieria fu ieri più vivace del consueto nella zona a nord e ad oriente di Gorizia e si mantenne insistente e particolarmente violento nel settore settentrionale del Carso. A concentramenti di fuoco del nemico sulle nostre linee del Dosso Faiti, seguiti da tentativi di pattuglie, risposero energicamente le nostre batterie. La notte sul 31, nella zona del Vodice, ancora una volta ributtammo un attacco nemico contro l'altura di Quota 652; uguale insuccesso subirono due tentativi d' irruzione preparati da intenso fuoco di artiglierie contro le nostre linee di Quota 126, a sud di Grazigna e di Quota 174 a nord di Tivoli.
Nella stessa notte sul Carso, a sud di Castagnevizza, le nostre fanterie con balzo di sorpresa portarono innanzi la nostra linea di circa 400 metri su una fronte di 2 chilometri.
Numerosi combattimenti aerei si svolsero ieri nel cielo di Gorizia, dove i nostri aviatori respinsero tentativi d' incursione sulla città; uno dei velivoli nemici fu abbattuto presso Aisovizza. Anche le nostre squadriglie aeree da bombardamento, scortate da velivoli da caccia, furono assai vive; impianti militari, campi di aviazione, depositi e nodi ferroviari furono con successo bombardati lungo la costa fra Duino e Opcina, a nord-est di Trieste. Tutti i velivoli ritornarono incolumi.
Generale CADORNA