Gli “imboscati d’oltralpe”
“Ci serve una mano”. L’Imperatore Carlo d’Asburgo scrive al Kaiser e chiede aiuto per il futuro. L’undicesima battaglia dell’Isonzo è ancora gestibile da Vienna, ma se la dodicesima fosse peggio sarebbe un guaio. L’idea è di attaccare per primi, ma l’Austria-Ungheria non ha la forza necessaria.
Il 25 agosto gli italiani incalzano l’altopiano della Bainsizza verso il vallone di Chiapovano. Chi è a casa legge di “vittoria completa”, “vittoria assoluta”, “vittoria decisiva non solo per l’Italia, ma per tutta la guerra”.
Intanto una Roma sdegnata respinge al mittente le accuse austro-ungariche di maltrattamenti ai prigionieri. Anzi, “specchio riflesso”, il Governo denuncia il trattamento indegno sofferto dai nostri connazionali nei campi di prigionia e concentramento. Fame, freddo, malattie, lavori forzati, maltrattamenti; tutto vero, in effetti il tasso di mortalità tra i prigionieri italiani è il più alto tra i belligeranti. Eppure, se chiedeste a loro, la maggior parte rivolgerebbe la sua rabbia, la sua delusione, sull’Italia.
Noi siamo l’unico Paese a non prestare assistenza ai nostri prigionieri. Tutti i Governi contribuiscono a lenire le sofferenze dei propri soldati, inviando cibo o vestiti, Roma no, li abbandona per scelta. Il suggerimento è di Cadorna, preda della fobia per le diserzioni, Sonnino ne è un sostenitore della prima ora, anche per motivi ideologici, così come l’ex Premier Salandra.
Sostenuto dal Governo, il Comando supremo scarica su chi viene catturato il peso delle sciagure militari, in sostanza dei propri errori, per questo vuole ispirare il terrore della prigionia: è un deterrente alla supposta arrendevolezza dei nostri soldati; nessuno aiuterà gli “imboscati d’oltralpe”, come li ribattezzerà il "pacato" D’Annunzio. Le uniche iniziative restano private, spesso di amici e familiari. L’Italia resterà sorda ai tanti appelli, compresi quelli degli Alleati, preoccupati da un possibile scandalo internazionale.
C’è un altro problema, ma questo riguarda tutti i prigionieri in qualsiasi Paese: la propaganda ha esagerato così tante volte la barbarie straniera da spingere tutti a inasprire le rappresaglie.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Il Governo italiano respinge sdegnosamente le accuse della stampa viennese di maltrattamenti ai prigionieri asburgici in Italia e denuncia le orribili condizioni dei prigionieri italiani in Austria.
- Costantino Lazzari invia ai municipi socialisti italiani una seconda circolare, in cui ribadisce i concetti esposti il agosto 12 scorso.
- A Mosca la Conferenza nazionale russa è aperta da Kerenskij, che avvisa gli estremisti e i secessionisti della pericolosità dei loro metodi e riafferma la volontà russa di combattere fino alla vittoria.
Fronte occidentale
- Fine della battaglia della Hill 70 (Lens).
- I tedeschi ricatturano alcune posizioni perse il 19 agosto sul fronte di Saint-Quentin, ma più tardi vengono respinti indietro.
- I francesi fanno progressi a nord della Hill 304.
Fronte orientale
- Pausa sul fronte di Riga e su quelli rumeni, alcune attività in Volinia.
Fronte italiano
- Intensi scontri sull’altopiano della Bainsizza, progressi italiani verso il vallone di Chiapovano.
Dal fronte italiano
REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DI GUERRA N. 819 – 25 AGOSTO 1917 - ORE 18:00
Da ieri il tricolore sventola sulla vetta di Monte Santo.
Le valorose truppe della II Armata, sfondate nei passato giorni in più punti le linee di difesa, incalzano il nemico, che ripiega difendendo a passo a passo l’aspro terreno. Sul Carso la lotta perdura intorno alle posizioni da noi conquistate, che il nemico tenta invano di ritoglierci. Negli incessanti combattimenti si distinsero per arditezza e tenacia le brigate Salerno (89° e 90°), Catanzaro (141° e 142°) e Murge (259° e 260°).
Assai vivace fu ieri l’azione aerea. I nostri Caproni, dopo avere a più riprese bombardato il Vallone di Chiapovano, formicolante di truppe nemiche, discesero a basse quote ed impegnarono combattimento con le fanterie. Dai 233 velivoli partecipanti alla battaglia, uno solo non fece ritorno.
Generale CADORNA