La piena si sgonfia
Non è per niente facile sul Grappa, gli austro-ungarici non mollano un centimetro e contrattaccano nella zona dell’Asolone, del Pertica e di Solarolo: respinti ancora. Siamo allo sprint finale, eppure la brutalità della guerra è sempre la stessa. Il 26 ottobre qualcosa però è cambiato più a valle: in serata la piena del Piave si è sgonfiata abbastanza da consentirne l’attraversamento; gli italiani non aspettavano altro e stabiliscono teste di ponte sulla sponda orientale. Il tutto sotto il costante tiro dell’artiglieria austro-ungarica. «Il ponte oscillava, sotto di noi vorticavano acque scure. […] Un proiettile scoppiò da qualche parte dietro di noi e sentimmo cedere il legno. Mi misi a correre e saltai giù. […] Le acque gelide scorrevano attorno al mio corpo, rimasi senza fiato».
Per l’esercito asburgico si affaccia un ulteriore problema: alcuni reparti, in particolare gli ungheresi, chiedono di tornare a casa. Il collasso dell’Impero sta raggiungendo il fronte, le varie nazionalità iniziano a mugugnare; da qui agli ammutinamenti il passo non sarà troppo lungo.
Di estrema violenza sono anche i combattimenti sul fronte occidentale. Nel settore britannico i tedeschi difendono la linea della Schelda fra Tournai e Valenciennes e da lì fino a Landrecies. A sud-est, tra l’Oise, la Serre e Rethel, i francesi hanno la loro gatta da pelare, mentre nella regione boscosa a nord di Verdun gli americani sono costretti persino ad arretrare alcune linee. Gli Alleati però progrediscono, magari poco, ma ovunque. E continuano a incamerare prigionieri a migliaia.
Più o meno come in Siria, dove i britannici occupano Aleppo con l’aiuto arabo. Sì, ma dopo oltre 500 chilometri di avanzata in poco più di un mese, il corpo di spedizione ha esaurito le risorse, non avrà più la forza di inseguire a lungo la ritirata ottomana.
A Berlino si approva la sottomissione dei militari alla politica. Il Kaiser è a colloquio con l’Altro Comando al Quartier generale. L’atmosfera è tesa, Non tutti condividono questo repentino cambio nella direzione dell’Impero. Ludendorff si dimette e viene collocato a disposizione. Era stato uno dei primi a capire di aver perso la guerra, sarà uno degli ultimi ad ammetterlo.
Sui giornali dell’Intesa l’argomento principale è sempre l’ultima risposta di Wilson alla Germania. Londra, Parigi e Roma si sono associate alle parole del Presidente americano. I commenti della stampa sono in larga maggioranza favorevoli: «Il primo passo è superato, la discussione sull’armistizio è ammessa. […] Washington lascia ai tedeschi una via d’uscita». Certo, i duri e puri avrebbero preferito un Wilson più rigido, più ostile, pretendevano di disconoscere le riforme tedesche e di troncare ogni discussione. Fanno il paio con i pangermanisti.
E poi ci sarebbe Vienna, già, ma il Messaggero è chiaro: «Dell’Austria non si parla, nonostante abbia ancora un esercito combattente. Ma il miracolo di questa resistenza non potrà prolungarsi. Quando cadrà l’esercito austro-ungarico, sarà superfluo chiedere garanzie a un Impero scomparso. Le garanzie le prenderemo da noi, occupando quanto ci spetta».
Nel castello di Gödöllo l’Imperatore Carlo c’è stato poco, è già ripartito per Vienna. È accompagnato dal Conte Károlyi, candidato serissimo al ruolo di Primo Ministro ungherese per la definitiva transizione. Intanto è ufficializzata la sostituzione di Burian con Andrassy al Ministero degli esteri.
Qualcosa sta succedendo anche in Romania: Bucarest starebbe rialzando la testa. Non a caso un esercito rientra in Dobrugia, regione persa a malincuore. Si vocifera di un nuovo intervento last-minute.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Il Generale Ludendorff presenta le dimissioni ed è collocato a riposo.
- Andrassy sostituisce il dimissionario Burian al Ministero degli esteri asburgico.
- L’Imperatore Carlo I, dopo aver ricevuto nel castello di Gödöllo diversi parlamentari e i capi socialisti e radicali, riparte per Vienna insieme a Károlyi, con l’intenzione di incaricarlo della formazione del Governo ungherese.
- Un manifesto del Re del Montenegro suggerisce una confederazione jugoslava di Stati autonomi.
Fronte occidentale
- I britannici fanno progressi a sud di Valenciennes e respingono un attacco tedesco a Maing.
- Duri combattimenti francesi sul fronte Rethel-Oise.
- Leggera avanzata Alleata a est di Courtrai.
Fronte italiano
- La rimanente porzione dell’isola di Papadopoli è catturata dagli Alleati; respinto il contrattacco. In serata gli italiani varcano il Piave.
- La battaglia continua violenta nella regione del monte Grappa.
Fronte meridionale
- Le truppe rumene (circa 80.000 uomini) rientrano in Dobrugia.
Fronte asiatico ed egiziano
- Ritirata dei turchi sul Tigri durante la notte tra 26 e 27 ad Al-Shirqat.
- Le truppe avanzate britanniche occupano Aleppo.
Dal fronte italiano
REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DEL 26 OTTOBRE 1918
Nella regione nord-occidentale del Massiccio del Grappa, i combattimenti ripresi all’alba sono continuati l’intera giornata di ieri. Sul terreno da noi conquistato il giorno precedente la lotta ha fluttuato accanita, ma alla fine la tenacia della brave truppe della IV Armata ha avuto ragione dei disperati contrattacchi nemici e il possesso delle contese posizioni è stato mantenuto e in più tratti ampliato. Nelle ultime 24 ore vennero catturati 47 ufficiali e 2102 uomini di truppa.
Il 9.o reparto d’assalto s’è particolarmente distinto. Alla Brigata “Pesaro”, al 18.o ed al 23.o riparto d’assalto spetta il merito d’aver compiuto la difficile conquista del Monte Pertica, formidabilmente apprestato a difesa dell’avversario: alla Brigata “Aosta” quello d’aver occupato di slancio il monte Valderosa a nord-ovest dello Spinoncia.
Sull’Altipiano d’Asiago nostre pattuglie fugarono in numerosi scontri nuclei esploranti avversari.
Squadriglie d’aeroplani operanti a scaglioni successivi, bombardarono violentemente con ottimi risultati baraccamenti, parchi, depositi nemici, batterono e dispersero colonne di truppe e di carreggi in Valsugana, in Val Cismon e nella conca d’Arten, lanciando complessivamente circa Kg. 7000 di bombe; altri Kg. 2000 vennero lanciati la scorsa notte dai dirigibili del R. Esercito su impianti ferroviari delle retrovie avversarie. 2 velivoli nemici sono stati abbattuti.
ALBANIA - Avanguardie italiane sono a contatto col nemico sul basso Mati. Bande albanesi, alzata la nostra bandiera, hanno preso le armi in nome dell’Italia contro gli austriaci in ritirata infliggendo loro perdite rilevanti.
Ricognizioni aeree segnalano numerosi incendi a S. Giovanni di Medua.
Firmato: DIAZ