23 Luglio, 1914

L'ultimatum austro-ungarico alla Serbia

Come previsto, Poincaré e Viviani lasciano San Pietroburgo il 23 luglio.
L’ultimatum austro-ungarico viene recapitato alle autorità serbe nel tardo pomeriggio.
Il Ministro della marina britannico è un fresco quarantenne, magnetico e mai banale. Beve e fuma come pochi; è testardo, ma brillante. Si chiama Winston. E di cognome fa Churchill. Stando alla BBC, sarà il più grande britannico di tutti i tempi.
Descrive l’ultimatum asburgico come «il documento più insolente che sia mai stato formulato». Churchill ha l’occhio lungo: secondo lui la guerra sarà “totale”.
L’Austria-Ungheria si è spinta ben oltre il limite. Accusa il Governo serbo di complicità indiretta nell’assassinio. Belgrado non avrebbe fatto nulla per scongiurarlo. Pretende la soppressione di ogni pubblicazione, associazione, o attività ritenuta anti-austriaca; l’epurazione di tutti i funzionari pubblici e dei militari colpevoli di propagandare certi ideali. Chiede anche una riforma dell’istruzione, per evitare influenze sgradite nelle generazioni future.

 Ma il vero problema è un altro. L’Austria-Ungheria vuole partecipare alle inchieste sul suolo serbo. E pretende di aver voce in capitolo nell’emanazione delle sentenze. Presto invierà a Belgrado una lista di nomi da perseguire.
Ha ragione Churchill, mai vista un’ingerenza simile; non nella politica interna di uno Stato sovrano. Vienna vuole ristrutturare a suo piacimento i vertici governativi e militari serbi.
Ben fatto, la guerra è vicina. La capitolazione totale di Belgrado è quantomeno improbabile. C’è tempo fino alle 18:00 di sabato 25 luglio. È questa la scadenza dell’ultimatum.
Vienna accelera la mobilitazione.

Davide Sartori

GLI AVVENIMENTI

Politica e società

  • Alle ore 18:00 consegna dell’ultimatum dell'Austria-Ungheria alla Serbia, con scadenza dopo 48 ore, alle ore 18:00 del 25 luglio. Il momento della presentazione è ben scelto: sono assenti dalle loro sedi il Primo ministro serbo Pašić (in campagna elettorale), il Kaiser Guglielmo II (in vacanza in Norvegia), l’Imperatore Francesco Giuseppe (a Bad Ischl), Poincaré e Viviani (in Russia), l'Ambasciatore russo a Vienna Shebeko e l'Ambasciatore inglese a Berlino Goschen.
  • Viene interrotto il congedo degli ufficiali tedeschi.
  • A Londra colloquio del Ministro degli esteri inglese, sir Edward Grey, con l'Ambasciatore austro-ungarico conte Mensdorf.
  • Il Presidente francese Poincaré e il Ministro degli esteri Viviani lasciano San Pietroburgo per proseguire il loro viaggio verso Oslo e Copenhagen.

Fronte meridionale

  • L’Austria avvia una mobilitazione delle truppe a Temesvar in Ungheria e della marina a Semlino.

Parole d'epoca

L. Ambrozy conte von Seden, segretario dell'ambasciata austriaca a Roma

Al ministro degli esteri italiano, San Giuliano

Il ministro di Austria-Ungheria è stato incaricato di fare il passo giovedì 23 luglio nelle ore pomeridiane. Egli rimetterà al governo serbo una nota contenente un certo numero di domande che l'Austria-Ungheria si vede costretta a presentare in seguito alle risultanze finora constatate dell'inchiesta di Sarajevo, e dopo aver riconosciuto che dobbiamo por termine all'agitazione sediziosa fomentata da Belgrado nelle nostre provincie meridionali di frontiera. Abbiamo dato al governo serbo un termine di 45 ore per l'accettazione delle nostre domande, giacché non possiamo tollerare gli indugi abituali del gabinetto di Belgrado. Le potenze firmatarie saranno informare ufficialmente del contenuto della nostra nota venerdì 24. Una comunicazione analoga a questa è fatta soltanto a Roma, a Berlino ed a Bucarest per riguardo di cortesia speciale verso le le potenze alleate.
 

L'ultimatum austriaco alla Serbia

L’ I. R. Governo si vede costretto ad esigere dal Governo serbo un’assicurazione ufficiale che esso condanna la propaganda rivolta contro l’ Austria-Ungheria...
Al fine di dare a questi impegni un carattere solenne, il R. Governo serbo pubblicherà sulla prima pagina del suo organo ufficiale del 26/13 luglio la seguente dichiarazione:
“Il Governo reale di Serbia condanna la propaganda diretta contro l’Austria-Un-herla, ossia l’insieme di quelle tendenze elle mirano a distaccare dalla Monarchia austro-ungarica territori che le appartengono, e deplora sinceramente le conseguenze funeste di queste azioni delittuose. Il Governo reale serbo è dolente che ufficiali e funzionari serbi abbiano partecipato a tale propaganda e abbiano compromesso con ciò le relazioni di buon vicinato a cui il Governo reale si era impegnato con la sua dichiarazione del 31 marzo 1909. Il Governo reale, che disapprova e respinge ogni idea ed ogni tentativo d’ingerenza nel destino degli abitanti di qualsiasi parte dell'Austria-Ungheria, considera come suo dovere avvertire formalmente gli ufficiali e i funzionari e tutta la popolazione del Regno che, d’ora in poi. procederà col massimo rigore contro le persone che si rendessero colpevoli di simili azioni, che essa porrà ogni sforzo nel prevenire e reprimere. 

Il Governo reale serbo s’impegna inoltre:

1. A sopprimere ogni pubblicazione che ecciti all’odio e al dispregio della Monarchia austriaca o sia in genere diretta contro l’integrità territoriale di essa.

2. A sciogliere immediatamente tutte le società e associazioni che svolgono propaganda contro l’Austria-Ungheria; [...]

3. Ad eliminare senza indugio dalla scuola pubblica ogni persona ed ogni mezzo didattico che serva o possa servire ad alimentare la propaganda contro l’Austria-Ungheria;

4. Ad allontanare dal servizio militare e dall’amministrazione tutti gli ufficiali e i funzionari colpevoli di propaganda contro l’Austria-Ungheria; [...]

5. Ad accettare la collaborazione in Serbia di rappresentanti dell’I. R. Governo per la repressione del movimento sovversivo diretto contro l’integrità territoriale della Monarchia austriaca;

6. Ad aprire un’inchiesta giudiziaria contro i partecipi al complotto del 28 giugno che si trovino in territorio serbo; organi delegati dall’I. R. Governo parteciperanno alle indagini relative;

7. A procedere con ogni urgenza all’arresto del maggiore Voija Tankosic e di Milan Ciganovic, funzionario serbo, i quali risultano compromessi dai risultati dell'indagine;

8. Ad impedire con efficaci misure la partecipazione di funzionari serbi al traffico illecito di armi e di esplosivi attraverso la frontiera; a licenziare e a punire severamente i funzionari di frontiera che a Schabatz e a Loznica avevano facilitato l’uscita agli autori del delitto di Serajevo;

9. A fornire all’I. R. Governo spiegazioni sulle ingiustificabili dichiarazioni di alti funzionari serbi in Serbia e all’estero i quali non hanno esitato, dopo l'attentato del 28 giugno, malgrado la loro posizione ufficiale ad esprimersi in alcune interviste in modo ostile verso l’Austria-Ungheria;

10. A notificare senza indugio all’I.R. Governo l’esecuzione delle misure contemplate nei punti precedenti.

 L’I. R. Governo attende la risposta del Governo Reale a più tardi fino a sabato 25 c.m. ore 6 pomeridiane.

Come in una macchina del tempo, ogni giorno una nuova pagina del diario.
Le testimonianze, le immagini, i filmati negli archivi e nei giornali dell'epoca.

Sono nato a Roma nel dicembre del 1984, mi sono diplomato al liceo scientifico J.F. Kennedy e ho frequentato la facoltà di Scienze della Comunicazione all’università la Sapienza, ma non mi sono laureato.

I miei interessi? Un po’ di tutto, come molti trentaduenni. Lo sport, la politica, la Storia del ‘900. Niente di eccezionale.


Dal dicembre 2003 al marzo 2005, ho scritto per un giornale locale (Il Corriere Laziale), quindi ho fatto uno stage con una piccola televisione satellitare (Nessuno TV).
Nel 2011 la Graphofeel edizioni ha pubblicato il mio libro “Mens insana in corpore insano”, il racconto di una vacanza on the road da Roma a Capo nord.
Dall’agosto 2013 al gennaio 2014 ho ricominciato a scrivere di calcio quotidianamente, con articoli e pronostici sportivi sul sito http://www.scommessepro.com/
Da giugno 2014 racconto la Grande Guerra, giorno per giorno.

Davide Sartori