La battaglia della Marna
L’esercito tedesco è giunto a Claye, a due passi da Parigi; non andrà oltre. È tanta la strada percorsa.
Le linee di comunicazione e approvvigionamento si sono allungate troppo, allontanando il fronte dalle ferrovie. È il momento buono per l’inaspettato contrattacco franco-inglese.
Il 5 settembre inizia la battaglia della Marna, un affluente orientale della Senna. A fronteggiarsi ci sono circa due milioni e quattrocentomila soldati, con una leggera superiorità numerica a favore dei tedeschi.
I francesi sono degli inguaribili romantici; prendono l’iniziativa ed è “vecchio stile”.
In testa c’è la banda militare, i tamburi e lo sbandieratore. Il vessillo tricolore deve sventolare con orgoglio.
I soldati avanzano ordinati, in file compatte. Indossano le classiche uniformi rossoblù, sgargianti. Il contrasto con il giallo intenso del grano dev’essere di una bellezza artistica, impressionista. La scena me l’immagino come in un meraviglioso quadro di Monet.
Sì, ma dall’altro lato del campo di grano ci sono i tedeschi. E nel 1914 c’è l’artiglieria, ci sono le mitragliatrici. E per ricaricare un fucile non serve mezza giornata. Una raffica, poi un’altra e quasi tutti i francesi vanno giù: la maggior parte colpiti, qualcun’altro per salvarsi la pelle.
Per i tedeschi è più semplice del famigerato tiro al piccione. I francesi non volano e non scappano; gli ufficiali neanche si gettano a terra. Il confine tra coraggio e folle ostentazione è labile.
Addio al romanticismo, alle rapide pennellate di colore; è un massacro.
Gli uomini rimasti son pochi e nessuno ha idea di chi sia al comando. In quell’inferno come lo trovi l’ufficiale più alto in grado ancora in vita?
Già, è morto persino il Colonnello Chaulet: comandava l’assalto e non immaginava quanto fosse diversa la guerra moderna da quella studiata sui libri all’accademia. Tra i caduti c’è anche lo scrittore e poeta francese Charles Péguy.
Le linee di von Kluck reggono al primo impatto, arretreranno solo in serata, ma l'offensiva tedesca è kaputt.
In Inghilterra il London Opinion pubblica un manifesto disegnato da Alfred Leete e destinato a fare la storia: vi è rappresentato l’eroe della guerra boera, Lord Kitchener; ancora lui, sempre lui. Con lo sguardo fiero e un baffone da far provincia, punta il dito e lancia un appello ai lettori: «Your country needs you». La patria ha bisogno di te.
Ne verranno stampate diecimila copie. Il manifesto americano del 1917 raffigurante lo “Zio Sam” è ispirato, diciamo pure copiato, da quello di Alfred Leete. Lord Kitchener è un militare dalla testa ai piedi, lo vedi subito. La divisa è una seconda pelle. Lo definirei “prussiano”, ma credo mi maledirebbe dall’oltretomba. Avrebbe un hobby ed è inverosimile: ama lavorare a maglia.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Sul Konak di Durazzo gli insorti albanesi innalzano la bandiera turca.
Fronte occidentale
- Le forze tedesche giungono a Claye, a una ventina di km. da Parigi, il punto più vicino raggiunto durante la guerra.
- Fine della ritirata da Mons di britannici e francesi.
- Inizia la prima battaglia della Marna. Il contrattacco anglo-francese interrompe l’avanzata tedesca verso Parigi, segnando il fallimento del Piano Schlieffen.
- A mezzogiorno comincia la battaglia dell'Ourcq a opera della Sesta armata del Generale Maunoury.
- Comincia la battaglia dei Deux Morins.
- Seconda sortita dell’armata belga fuori da Anversa.
- Pont-a-Mousson è occupata dai tedeschi.
- Lille è occupata per un giorno, i tedeschi chiedono una imposta di guerra e poi lasciano la città.
Fronte orientale
- I russi sconfiggono gli austriaci a Tomaszow (Polonia).
Fronte d’oltremare
- Africa orientale: i tedeschi attraversano il confine del Nord Rhodesia e attaccano Abercorn.
Operazioni navali
- Il piroscafo “Runo “delle linee Wilson è affondato in seguito ad un urto con una mina nelle vicinanze della costa inglese. L'equipaggio e tutti i passeggeri sono salvi, tranne una ventina di profughi russi.
- Nel Mare del Nord l’inglese H.M.S. “Pathfinder” è la prima nave da guerra nella storia ad essere affondata da un sottomarino, il tedesco “U-21”.
Personaggi
Lord Horatio Herbert Kitchener
Un gigante di quasi un metro e novanta, fuori scala per l’epoca, due mustacchi imponenti quanto Stonehenge e uno sguardo marziale, fiero, ma tutto sommato benevolo.
Lord Horatio Herbert Kitchener è un militare dalla testa ai piedi, lo vedi subito. La divisa è più di una seconda pelle, è di famiglia. Lo definirei “prussiano”, ma credo mi maledirebbe dall’oltretomba.
Nel 1914 vive tranquillo in Egitto, è il console generale britannico, più o meno “il boss”. Allo scoppio della Grande Guerra viene richiamato in patria. Una risorsa così non si può lasciare in Nord Africa. Kitchener è un eroe del conflitto anglo-boero; vanta un gran numero di vittorie sul campo e militarmente è una spanna sopra alla maggior parte degli alti ufficiali inglesi.
Per le sue abilità organizzative e strategiche viene nominato segretario di stato alla guerra. E subito si distingue dal coro: contro ogni previsione intuisce la portata del conflitto; ne ipotizza la fine in qualche anno, non in pochi mesi.
Lord Kitcherer è consapevole anche del mostruoso gap numerico tra l’esercito britannico e quelli continentali. Servono almeno 100000 volontari in poche settimana.
Lancia il suo primo appello: “Il re e la patria hanno bisogno di te!”
Funziona. La sua fama e il suo carisma bastano. C’è la fila davanti agli uffici di reclutamento. A volte la polizia a cavallo deve “dirigere il traffico”, per così dire.
Il 5 settembre 1914 il London Opinion pubblica un manifesto disegnato da Alfred Leete e destinato a fare la storia: e chi altri, se non Lord Kitchener, poteva esserne il soggetto?
Ti guarda negli occhi; penetrante, autoritario e convincente. Punta il dito e lancia un nuovo appello ai lettori: «Your country needs you». Ne verranno stampate diecimila copie e una seconda versione. Il famoso manifesto americano dello “Zio Sam”, datato 1917, è ispirato, diciamo pure copiato, da quello di Alfred Leete.
Tra gli hobby di Lord Kitchener ce ne sarebbe uno inverosimile: amerebbe lavorare a maglia, tanto da farsi ritrarre.
A prescindere da questo, in molti ne hanno ipotizzato l’omosessualità. Il professor Ronald Hyam ha scritto di lui: “non ci sono prove che abbia mai amato una donna”.
Memorie
General Clergerie
Memoir of the Battle of Ourcq River (5-8 September 1914)
From August 26, 1914, the German armies had been descending upon Paris by forced marches.
On September 1st they were only three days' march from the advanced line of the entrenched camp, which the garrison were labouring desperately to put into condition for defence.
It was necessary to cover with trenches a circuit of 110 miles, install siege guns, assure the coming of supplies for them over narrow-gauge railways, assemble the food and provisions of all kinds necessary for a city of 4,000,000 inhabitants.
But on September 3rd the intelligence service, which was working perfectly, stated, about the middle of the day, that the German columns, after heading straight for Paris, were swerving toward the southeast and seemed to wish to avoid the fortified camp.
General Gallieni and I then had one of those long conferences which denoted grave events: they usually lasted from two to five minutes at most. The fact is that the military Government of Paris did little talking - it acted. The conference reached this conclusion: "If they do not come to us, we will go to them with all the force we can muster."
Nothing remained but to make the necessary preparations. The first thing to do was not to give the alarm to the enemy. General Maunoury's army immediately received orders to lie low and avoid any engagement that was not absolutely necessary.
In the night of September 3rd, knowing that the enemy would have to leave only a rear guard on one bank of the Ourcq, General Gallieni decided to march against that rear guard, to drive it back with all the weight of the Maunoury army, to cut the enemy's communications, and take full advantage of his hazardous situation.
Immediately the following order was addressed to General Maunoury:
"Because of the movement of the German armies, which seem to be slipping in before our front to the southeast, I intend to send your army to attack them in the flank, that is to say, in an easterly direction. I will indicate your line of march as soon as I learn that of the British Army. But make your arrangements now so that your troops shall be ready to march this afternoon and to begin a general movement east of the entrenched camp to-morrow."
General Joffre gave permission to attack and announced that he would himself take the offensive on the 6th. On the 5th, at noon, the army from Paris fired the first shot; the battle of the Ourcq, a preface to the Marne, had begun.
General von der Marwitz, cavalry commander of the German First Army, made intemperate use of the wireless telegraph and did not even take the trouble to put into cipher his dispatches, of which the Eiffel Tower made a careful collection. In the evening of September 9th, an officer of the intelligence corps brought me a dispatch from this same Marwitz couched in something like these terms: "Tell me exactly where you are and what you are doing. Hurry up, because XXX."
The officer was greatly embarrassed to interpret those three Xs. Adopting the language of thepoilu, I said to him: "Translate it, 'I am going to bolt.' "
True enough, next day we found on the site of the German batteries, which had been precipitately evacuated, stacks of munitions; while by the roadside we came upon motors abandoned for the slightest breakdown, and near Betz almost the entire outfit of a field bakery, with a great store of flour and dough half-kneaded.
Paris and France were saved. Von Kluck could not get over his astonishment. He has tried to explain it by saying he was unlucky, for out of a hundred Governors not one would have acted as Gallieni did, throwing his whole available force nearly forty miles from his stronghold. It was downright imprudence. Of course, it was Gallieni who was in the wrong!