L'anima belga non si conquista
In molte regioni del Belgio la vita è tornata a scorrere quasi normale. Le campagne in fiore, le città tranquille, la popolazione operosa. Arrivati al 18 aprile molti lavorano al fianco degli invasori. Felice Rosina, inviato de La Stampa entra nei particolari e sconfessa quella sensazione «strana, di inesplicabile rassegnazione di fronte al nemico».
Non è vero. «Il belga non è indifferente alla sorte del suo paese. Attende in silenzio». Aspetta con fiducia la sconfitta tedesca. «La rassegnazione è solo apparente. […] Non è ancora giunto il tempo delle società segrete, delle cospirazioni. No, perché la speranza ancora non è perduta».
Collaborare con le autorità nemiche significa ritardare, poter influire direttamente sul processo di germanizzazione. «Il Governo tedesco non ha saputo, né saprà mai conquistare l’anima del Belgio». Ovvio, non si convive così ovunque. «Il belga settentrionale, il fiammingo, è dotato di grande spirito riflessivo. I valloni hanno un carattere più passionale, impetuoso». La vita a Liegi è decisamente più movimentata di quella brussellese. E l’occupazione più severa.
Ma all’ipotesi di un futuro tedesco per il Belgio tutti rispondono allo stesso modo: «Se ci obbligassero a rimanere tedeschi, io sarei la prima ad abbandonare il paese. Meglio la miseria, meglio accattare il pane che vivere da schiavi».
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Il Presidente della Confederazione svizzera, dottor Motta, riconferma la neutralità della Svizzera.
Fronte occidentale
- Respinto il contrattacco tedesco alla Hill 60 (Sint-Elooi).
Fronte orientale
- I russi respingono numerosi attacchi nei Carpazi.
Fronte d’oltremare
- Le forze dell’Unione occupano Seeheim (sud-ovest dell’Africa tedesca).
- Battaglia di Hafiz Kor (Nord-ovest dell’India). Le truppe anglo-indiane sconfiggono le tribù ribelli di origine musulmana.