Il giorno dei Dardanelli
Sul fronte occidentale siamo di nuovo allo “scambio di figurine”. A Ypres, dopo appena ventiquattro ore, i tedeschi riconquistano Lizerne e respingono di nuovo i britannici da Sint-Juliaan. Alle truppe francesi sono però consegnate le prime, rudimentali, maschere antigas, qualche progresso arriva.
È uno di quei giorni dove accade tutto e il suo contrario; la situazione si ripete un po’ ovunque: in Alsazia i tedeschi riescono a impadronirsi dell’Hartmanswillerkops, salvo riperderlo nel giro di qualche ora. E c’è un’altra postazione chiave sotto attacco: è Les Éparges. I francesi ne mantengono il controllo, nonostante il violento assalto nemico. È un buon successo, da lì dominano tutta la porzione sudoccidentale della Woëvre.
Il 25 aprile è però il giorno dei Dardanelli. Gli Alleati hanno compreso, a proprie spese, la scarsa efficacia di un’azione navale. Il piano per l’invasione è pronto e vanta simpatie altolocate: a Winston Churchill l’idea è piaciuta subito e, con un filo di boria, si è occupato in prima persona della questione.
In fondo ha servito in Marina, quanto può essere difficile organizzare una delle più audaci imprese mai tentate?
A giudicare dagli esiti, direi abbastanza.
L’idea è complessa: sbaragliare le fortificazioni e gli oltre 300.000 turchi, conquistare Costantinopoli e aprire un nuovo fronte in soccorso della Serbia.
Il corpo di spedizione anglo-francese è pronto e inizia a sbarcare gli uomini su entrambe le sponde dello stretto, in particolare a Cape Helles. L’accoglienza turca non è delle più cordiali: i difensori rispondono con violenza, vogliono ricacciare in mare gli invasori. Il fuoco è serrato, senza soluzione di continuità: sulle spiagge denominate “V” e “W” la metà dei soldati Alleati vengono falciati prima ancora di sfiorare la riva. L’agghiacciante racconto è di un infermiere: «C’erano uomini senza gambe e senza braccia, dai crani spaccati fuoriuscivano le cervella e dai petti squarciati spuntavano i polmoni; molti avevano la faccia spappolata e sarebbero stati, credo, irriconoscibili per i loro stessi amici».
L’invasione, sulla carta decisiva, non parte con il piede giusto. Le spiagge sono congestionate, la logistica e qualsiasi manovra si trasformano in un incubo.
Tra i turchi inizia a distinguersi il Comandante della XIX divisione: ha trentaquattro anni, i baffi alla turca, obbligatori per gli ufficiali ottomani, uno spiccato carisma e grande ambizione. Il nome è Mustafa Kemal, poi divenuto “Ataturk” ovvero “Padre dei turchi”. È un nazionalista, diventerà l’eroe nazionale per antonomasia e sarà il fondatore della futura Repubblica turca.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Bernhard Dernburg, negli U.S.A., delinea in maniera non ufficiale le condizioni tedesche per la pace.
Fronte occidentale
- Seconda battaglia di Ypres: i tedeschi riprendono Lizerne; i britannici vengono respinti a Sint-Juliaan. Furiosissimi combattimenti intorno ad Ypres, dove i francesi, immunizzati con maschere contro i gas-asfissianti, progrediscono.
- I tedeschi catturano e perdono la sommità dell’Hartmannswillerkopf (Alsazia).
- Un forte contrattacco tedesco contro Les Éparges è respinto.
Fronte orientale
- Duri scontri in prossimità di Stryj.
Fronte meridionale
- Essad Pascià incomincia le operazioni contro i ribelli albanesi.
Fronte asiatico ed egiziano
- Gli anglo-francesi iniziano lo sbarco nella penisola di Gallipoli. Lo scopo è di neutralizzare le difese ottomane dei Dardanelli. Il corpo di spedizione sbarca su entrambe le sponde dello stretto sotto un pesante fuoco nemico.
- La flotta russa del Mar Nero bombarda i forti del Bosforo.
Fronte d’oltremare
- Azione di Gibeon (sud-ovest Africa tedesca).