Il Re avvia le consultazioni
Il caos regna in tutta Italia, “le radiose giornate di maggio” stanno raggiungendo l’apice. Ecco, “radiose” non mi sembra l’aggettivo migliore; oggi parleremmo di “Black block”. L’incertezza e la gravità del momento alimentano una furiosa fiamma d’esaltazione collettiva, il rogo si estende. Le manifestazioni interventiste aumentano d’intensità, quelle neutraliste non fanno tanto meglio: i feriti non si contano, a Milano ci scappa il morto. Se il Parlamento è contrario alla guerra, la maggioranza del paese sembra pensarla in senso opposto. O almeno la fetta più rumorosa. A solidarizzare con il dimissionario Gabinetto Salandra ci sono non solo i manifestanti e alcuni circoli politici, ma anche giornali, enti, corporazioni e intellettuali. D’Annunzio, il “Vate”, non manca mai, insulta pubblicamente Giolitti: lo accusa di tradimento e istiga il popolo ad armarsi, a difendere la Patria e «salvarla dalla vergogna».
In questo clima di ordinaria follia Vittorio Emanuele III avvia le consultazioni: Giolitti, Salandra e i Presidenti di Camera e Senato, Marcora e Manfredi, vengono ricevuti a Villa Ada.
In Galizia terminano le battaglie di Sanok e Rzeszów; Jarosław è tornata in mani austro-ungariche e diventa una cruciale testa di ponte. Ora i combattimenti infuriano sul corso del San: la sponda occidentale è controllata dagli imperi centrali, quella orientale dai russi. Il Generale Mackensen ha riportato gli austro-tedeschi a meno di 30 chilometri da Przemysl e a neanche 100 da Leopoli.
La guerra colpisce anche lontano dal fronte. In Inghilterra vivono circa 40.000 cittadini provenienti dai paesi belligeranti e circa 8.000 naturalizzati; per il Governo di Londra è un problema di sicurezza nazionale. La soluzione? Arriva il 14 maggio: gli stranieri verranno internati.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Le "radiose giornate di maggio" toccano il loro culmine. D’Annunzio accusa Giolitti e invita il popolo ad armarsi per salvare la patria dalla vergogna.
- Continuano in tutta Italia le manifestazioni interventiste. A Roma i dimostranti invadono il palazzo di Montecitorio.
- L'Associazione della stampa italiana a Roma emette un voto solenne per l’intervento dell'Italia.
- Nota degli U.S.A. alla Germania riguardante il Lusitania.
- Comincia l’internamento dei cittadini stranieri nemici in Gran Bretagna.
- Articolo sul Times riguardo la carenza di munizioni.
- Il Generale da Castro, Premier portoghese, si dimette.
Fronte occidentale
- Seconda battaglia di Ypres: francesi e belgi avanzano vicino Sas e Steenstraat.
Fronte orientale
- Finiscono le battaglie di Sanok e Rzeszów.
- Battaglia del San: gli austro-tedeschi prendono Jarosław e ne fanno una testa di ponte.
- I russi prendono Kolomyya.
Parole d'epoca
Gabriele D'Annunzio
Atto d'accusa contro Giolitti
Udite. Udite. Gravissime cose io vi dirò, da voi non conosciute. State in silenzio. Ascoltatemi. Poi balzerete in piedi, tutti. Noi siamo qui adunati per giudicare un delitto di alto tradimento e per denunziare al disprezzo e alla vendetta dei buoni cittadini il colpevole, i colpevoli. Queste che proferisco non sono enfiate parole, ma sono la netta determinazione di un fatto avverato. Il governo d' Italia, quello che iersera rassegnò il suo ufficio nelle mani del Re, aveva abolito il 4 di maggio, alla vigilia della sagra di Quarto, il trattato della Triplice Alleanza. Lo aveva dichiarato, nei riguardi dell'Austria, decaduto e nullo. Della formula stessa io posso affermare l'esattezza. Ripeto: decaduto e nullo. Il governo d' Italia, quello che ìersera rassegnò il suo ufficio nelle mani del Re, aveva in conseguenza preso accordi precisi con un altro gruppo di nazioni, impegni gravi, definitivi, rafforzati da uno scambio di piani strategici, da un disegno di azione militare combinata. Questo è vei'o, questo è inoppugnabile. Di questo io ebbi comunicazione certa, prima di lasciare la Francia, dove ufficiali del nostro stato maggiore
e della nostra marina erano giunti e operavano. Dunque, da una parte trattato abolito, dairaltra accordo definito. Rivendicato l'onore del paese da una parte, vincolato l'onore del paese dall'altra. La « fusione magnanima », la quale fu augurata a Quarto, era per compiersi. I dissìdii si pacificavano. La necessità ideale aveva ragione d'ogni miseria politica. L'eser- cito era volonteroso e fidente. Esempi di virtù civica cominciavano già a splendere sul tumulto sedato. Il buon fermento faceva già levare la massa inerte. Ed ecco lo sforzo doloroso di mesi e mesi interrotto da un'aggressione improvvisa e ignobile. Voi tutti conoscete le cause e i procedimenti. Questa aggressione è inspirata, instigata, aiutata dallo straniero. E fatta da un uomo di governo italiano, da membri del Parlamento italiano, in commercio con lo straniero, in servizio dello straniero, per avvilire, per asservire, per disonorare l'Italia a vantaggio dello straniero. Questo è palese, questo è inoppugnabile. Udite. Il capo dei malfattori, la cui anima non è se non una gelida menzogna articolata di pieghevoli astuzie in quella guisa che il tristo sacco del polpo è munito d'abili tentacoli, il conduttore della bassa impresa conosceva l'abolizione del primo trattato, conosceva la definizione del nuovo, l'una e l'altra compiute col consenso del Re. Egli dunque tradisce il Re, tradisce la Patria ; contro il Re, contro la Patria serve lo straniero. Egli è colpevole di tradimento, non per un modo di dire ingiurioso, non per eccesso di frase polemica, ma in realtà, ma in verità, secondo la figura nota di esso delitto. Questo noi dobbiamo dimostrare al paese, questo dobbiamo stampare nella coscienza della nazione. Udite. Udite. La Patria è in pericolo, la Patria è in punto di perdimento. Per salvarla da una ruina e da una ignominia irreparabili, ciascuno di noi ha il dovere di dare tutto sé stesso e d'armarsi di tutte le armi. Un ministero formato dal signor Buelow sembra non avere l'approvazione del Re d' Italia. Ma i grassi e magri do- mestici del signor Buelow non si rassegneranno. Finché non sieno murati nelle lor basse cucine e cantine, essi cercheranno di intossicare la vita italiana, di contaminare fra noi ogni cosa bella e potente. Per ciò, ripeto, ogni buon cittadino è soldato contro il nemico interno, senza tregua, senza quartiere. Se anche il sangue corra, tal sangue sia benedetto come quello versato nella trincea. Sarà il Parlamento d' Italia riaperto il 20 di maggio? Il 20 di maggio è l'anniversario della portentosa marcia garibaldina sul Parco. Celebriamolo precludendo l' ingresso agli sguatteri di Villa Malta e ricacciandoli verso il lor dolciastro padrone. Nel Parlamento italiano gli uomini lìberi, senza laide mescolanze, proclameranno la libertà e l'integrazione della Patria.