8 Settembre, 1915

Signor Primo Ministro...

Le armi e le munizioni giapponesi non possono bastare a Pietrogrado, per dare una svolta alla guerra è necessario forzare i Dardanelli, come si aspettano da tempo le opinioni pubbliche di Russia, Francia e Gran Bretagna. La fanno tutti facile, ma Gallipoli continua a fagocitare uomini, insaziabile.
L’8 settembre Londra riceve forse il colpo più duro. Ellis Ashmead Bartlett, giornalista, fa quello che sa fare meglio: scrive. La lettera si rivolge direttamente al Premier Asquith e la sua franchezza è un vero e proprio pugno nello stomaco: «Signor Primo Ministro, spero voglia scusare la libertà che mi sono preso scrivendole, ma ritengo necessario far conoscere il reale stato di cose qui a Gallipoli. […] Il Comando sembra aver cercato tutti i punti più difficoltosi per poi gettare via migliaia di vite, contro posizioni che non avrebbe mai dovuto attaccare. […] I pasticci e la pessima gestione battono qualsiasi cosa accaduta nella nostra storia militare. […] Non siamo in possesso di una sola posizione dominante e ovunque siamo esposti all’artiglieria nemica. […] Qui a Gallipoli stiamo dissipando gran parte della fortuna dell’Impero e non abbiamo ancora conquistato un solo

acro di terra che abbia un qualsiasi valore strategico. Questa futile spedizione rischia di rovinare le nostre prospettive di fiaccare il colossale potere militare della Germania. Mi sono preso la libertà di scriverle perché non sono sicuro che l’Inghilterra sia al corrente dello stato reale della situazione qui, o fino a che punto le autorità militari la informino».
Tutti i Generali finiscono sotto accusa, le strategie adottate vengono ridicolizzate, gli innumerevoli errori balzano agli occhi, lampanti.
La penna ferisce più della spada, Londra corre verso lo scandalo: per la prima volta il Regno Unito si renderà conto di cosa sia realmente la missione nei Dardanelli.

Ellis Ashmead Bartlett non è l’unico a scrivere parole importanti. Lo stesso giorno termina il meeting dei socialisti a Zimmerwald; immancabile il manifesto: «La guerra continua da più di un anno. L’Europa è diventata un gigantesco macello di uomini. Tutta la civiltà, il prodotto del lavoro di parecchie generazioni, è distrutta. La barbarie più selvaggia trionfa oggi su tutto quanto costituiva l’orgoglio dell’umanità. Qualunque sia la verità sulle responsabilità, una cosa è certa: la guerra che ha provocato tutto questo caos è il prodotto dell’imperialismo».
È passata la linea di Trockij: la condanna del conflitto, il diritto all’autodeterminazione dei popoli e la proposta di un’azione comune per una pace “senza annessioni e senza indennità”. La chiusura è storica: «Proletari di tutto il mondo unitevi» sarà più di uno slogan.

Breve rassegna delle operazioni belliche: a Londra un’incursione di Zeppelin causa 20 morti e 86 feriti; gli italiani lanciano un’offensiva in Cadore, ma sono costretti sulla difensiva nel Carso; i russi si impongono a Ternopil' e Terebovlja, circa 8.000 i prigionieri; attorno a Vilnius si entra nel vivo della battaglia.

GLI AVVENIMENTI

Politica e società

  • Si conclude il meeting dei socialisti a Zimmerwald, viene redatto un manifesto.
  • Viene riorganizzato il Dipartimento aereo dell’Ammiragliato britannico.

Fronte occidentale

  • Nuova offensiva tedesca nelle Argonne.
  • Gli Alleati bombardano Ostenda, Nesle e Metz.
  • Continuano gli assalti degli Zeppelin a Londra e nelle contee orientali: 20 morti e 86 feriti.

Fronte italiano

  • Gli italiani passano all’offensiva in Cadore (Dolomiti), avanzando nella zona del Passo di Monte Croce Comelico.
  • Italiani respinti a Doberdò (Carso).

Fronte orientale

  • Si infiamma la battaglia di Vilnius.
  • Gli austro-ungarici sono respinti dai russi nella regione di Dubno.
  • Vittoria russa a Ternopil' e Terebovlja (Sereth), 8.000 prigionieri.

 Fronte asiatico ed egiziano

  • Riferita come minacciosa la situazione a Ispahan.

Fronte d’oltremare

  • Secondo attacco degli Alleati a Mora (Cameroon).

Operazioni navali

  • L’incrociatore ausiliario francese “Indien” silurato al largo di Rodi.

DAL FRONTE

Dalle sue posizioni nell' Alta Val Camonica la nostra artiglieria colpì ripetutamente il Rifugio Mandrone alla testata di Valle Genova, cacciandone le truppe nemiche che l' occupavano.
Sull' altipiano a nord-ovest di Arsiero l' artiglieria avversaria si accanì invano contro le nostre posizioni del Monte Maronia, le quali restano sempre in nostro sicuro possesso.
In Valle Avisio, il ricovero Nuernbergerhutte e un vicino vasto baraccamento sul versante sud-ovest del massiccio della Marmolada furono completamente distrutti da nostri tiri.
Nel Cadore le nostre truppe avanzarono offensivamente in tutta la zona del passo di Monte Croce di Comelico. Vennero occupate alcune posizioni nemiche ed espugnato anche qualche trinceramento; tuttavia di fronte al forte assetto difensivo nemico stabilito su posizioni già per loro natura formidabili, la nostra offensiva dovette essere presto arrestata. Una squadriglia di velivoli nemici eseguì ieri due incursioni a breve intervallo su d' un nostro campo di aviazione nella zona del Basso Isonzo, lanciandovi 37 bombe. Fortunatamente non si ebbero a lamentare danni di sorta, né alle persone, né al materiale.

Durante la seconda incursione, tra lo scoppiare delle bombe, i nostri aeroplani si levarono arditamente a volo, ma la squadriglia nemica si allontanò rapidamente. Sulla via del ritorno i nemici lanciarono bombe anche su un nostro accampamento, uccidendovi tre soldati.

Firmato: CADORNA

Come in una macchina del tempo, ogni giorno una nuova pagina del diario.
Le testimonianze, le immagini, i filmati negli archivi e nei giornali dell'epoca.

Sono nato a Roma nel dicembre del 1984, mi sono diplomato al liceo scientifico J.F. Kennedy e ho frequentato la facoltà di Scienze della Comunicazione all’università la Sapienza, ma non mi sono laureato.

I miei interessi? Un po’ di tutto, come molti trentaduenni. Lo sport, la politica, la Storia del ‘900. Niente di eccezionale.


Dal dicembre 2003 al marzo 2005, ho scritto per un giornale locale (Il Corriere Laziale), quindi ho fatto uno stage con una piccola televisione satellitare (Nessuno TV).
Nel 2011 la Graphofeel edizioni ha pubblicato il mio libro “Mens insana in corpore insano”, il racconto di una vacanza on the road da Roma a Capo nord.
Dall’agosto 2013 al gennaio 2014 ho ricominciato a scrivere di calcio quotidianamente, con articoli e pronostici sportivi sul sito http://www.scommessepro.com/
Da giugno 2014 racconto la Grande Guerra, giorno per giorno.

Davide Sartori