Una voce fuori dal coro
Mentre la Gran Bretagna discute sulla censura, la conquista bulgara di Niš e il generale andamento del fronte balcanico galvanizzano i giornali tedeschi: la congiunzione degli eserciti e il pieno controllo della ferrovia esaltano il pubblico; per aprire il collegamento diretto con Costantinopoli non resta che riparare i tratti danneggiati dalla guerra.
Ma c’è una voce fuori dal coro: è il Vorwärts, organo del Partito socialista. Il giornale mette in guardia il Governo e accusa gli speculatori: «Il rincaro dei viveri è insopportabile. Negli ambienti operai e della media borghesia si guarda con spavento all’avvicinarsi dell’inverno. In molte famiglie regna la miseria più dura».
Sulla guerra il Vorwärts si fa portavoce di un’amara considerazione: «Si dice che gli altri debbano chiedere la pace, perché noi siamo i vincitori. Purtroppo gli altri non si sentono vinti, ma così non si giunge a risultati di sorta. La guerra potrebbe proseguire all’infinito, solo perché nessuno ha voluto enunciare le condizioni di pace alle quali vi porrebbe fine».
Sul fronte orientale i sogni di gloria berlinesi sembrano svaniti: i tedeschi apprestano i quartieri d’inverno su tutta la linea e consolidano le postazioni difensive.
L’8 novembre gli italiani, guidati da Peppino Garibaldi, riconquistano la cima del Col di Lana e la vetta del Monte Sief; questa volta manteniamo le posizioni.
Sul fronte meridionale gli austro-tedeschi hanno occupato Kruševac e forzato il Morava a Kraljevo. Dietro di loro solo “terra bruciata”. La resistenza serba resta concentrata a Izvor e attorno al Passo di Babuna.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Energiche proteste alla Camera dei Lord contro le misure del Governo, specialmente sulla censura.
Fronte orientale
- I tedeschi sono sulla difensiva sul fronte russo.
- I tedeschi fortificano le posizioni nella regione di Kolki occupata (Chortoryis'k).
Fronte italiano
- Gli italiani, condotti da Peppino Garibaldi, consolidano le posizioni sul Col di Lana; conquistata la cima di Monte Sìef.
Fronte meridionale
- Gli austro-ungarici si collegano ai tedeschi a Čačak (Serbia) e questi, occupata Kruševac, avanzano bruciando città e villaggi.
- Fine della battaglia di Kaçanik.
- Schermaglie nella regione di Strumica.
- I francesi schedano i prigionieri bulgari.
Parole d'epoca
Nascosto sotto i morti
di Antonio Santo Quintino Preite, Sergente
La notte dell’8 novembre fui chiamato dal mio Tenente, Signor Giàccari di Ruffano, e mi dice che io, e due altri soldati a mio piacimento, devo andare di pattuglia alle trincee nemiche per vedere se ci sono reticolati spezzati, di osservare attentamente se ci sono Austriaci nel trincerone.
Rifiutarmi non potevo e così dovetti rassegnarmi a Dio, acciocché mi aiutasse.
Verso le 12 chiamai due soldati, feci pigliare le loro tascapane, ci caricammo di bombe a mano, di quelle lenticolari, li feci conoscere quale era il nostro compito da eseguire.
Il Tenente diede l’ordine di uscire, e noi ci arrampicammo sopra la nostra trincea senza fare nessun rumore: a carponi come tre gatti andavamo avanti strisciando col petto a terra.
Appena allontanati quindici metri dalla nostra trincea, stavo minutamente osservando quando mi accorgo che una grande ombra veniva verso di noi, tanta che era l’oscurità non si poteva conoscere cosa fosse quest’ombra; pensai alla meglio di ritornare alla nostra linea e così feci io e i due soldati che erano con me.
Arrivati alla nostra linea, mi prendo una sigaretta per levarmi un po’ quella paura, ma in verità non mi reggevano le mani a poter accendere il fiammifero; mi metto bene la mantellina in testa, tanto per non farmi vedere, quando m’accorgo che una vedetta abbandona il posto e incomincia a correre per il camminamento, senza fucile e senza berretto in testa. Mi alzai per andare a domandar che cosa gli aveva accaduto, ma era scomparito; quando m’accorgo di aver sentito uno scroscio di pietre. Accesa la sigaretta, incominciai a guardare verso il nemico, e vedo che a distanza di sei metri più a sinistra dal punto in cui mi trovavo io, c’era un telo da tenda, che l’aveva fatta mettere il mio Tenente tanto per ripararsi dalla pioggia; e quell’ombra stava osservando proprio il rumore di quel telo che faceva con l’acqua che cadeva sopra. In verità mi impressionai, volevo anch’io fuggire, ma sul momento ripresi animo e dicevo fra me: “...se viene a questa parte mia gli sparo!”. Riprendo piano piano il mio fucile per non far rumore, volevo gridare “All’armi! ”, ma vedevo solamente un’ombra e non lo potevo fare. E tanto ne avvenne: che l’ombra, a poco a poco, girava tutta la linea nostra. Arrivato che fu alla mia direzione, mi stava osservando; ed io, senza perdere un sol momento di tempo, faccio partire il colpo e lui cadde su di me, mi afferra di dietro alla mantellina che poco mancò a farmi perdere il respiro; invece io credevo che vuole ammazzarmi con qualche pugnale, invece mi sbagliavo, perché lui era stato colpito al cuore e sul momento cessò di vivere.
I miei compagni avevano sentito il colpo, ma di nulla se ne avevano accorti, causa dell’oscurazione, quando si risente una voce: “Italiani, baionetta! Savoia!". Queste parole suscitarono all’armi, che ogni soldato, senza attendere nessun comando, apre il fuoco.
Divenne una fucileria infernale!
Non si sentiva altro che la casa del diavolo!
Feci ad un soldato innestare la baionetta e di stare in guardia su questo austriaco che faceva il morto, e già lo era.
Dopo mezz’ora di fucileria, incominciò a calmare, a poco a poco, divenne una calma perfetta; non si vedeva niente ed ognuno pensava a sorvegliare con molta attenzione.
Prima di fare giorno, all’improvviso vediamo un giovane sui venti anni d’età che, con le mani alzate, rientra nella nostra linea proprio in quel punto che mi trovavo io, ed io gli diedi del caffè.
Appena che ebbe bevuto, subito s’accorse che affianco a me c’era, disteso in mezzo al nostro camminamento, il cadavere che avevo ucciso alla notte, si inginocchia, afferra la testa del cadavere, lo guarda in faccia e lo bacia, con tutta la forza dell’animo suo.
Dopo quasi mezz’ora fu chiamato il nostro Comandante di Compagnia Signor Bergese, ed incominciò a interrogare questo giovane, essendo che il nostro Capitano sapeva ben parlare la lingua austriaca. Questo giovane gli rispose che è ungherese e che il morto era il suo padrone.
Fu perquisito il cadavere e ci trovammo legato al cinturino di cuoio la rivoltella a sei colpi, due bombe lacrimogene, la carta geografica, sigarette, e un orologio luminoso ed altri oggetti.
Il prigioniero fu portato al Comando dov’era il Signor Colonnello, ed il cadavere, che era un ufficiale, fu sepolto alla meglio con un po’ di terra sopra.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
In valle Daone un nostro reparto in ricognizione assalì e volse in fuga drappelli nemici appostati nei pressi del ponte Murandin tra le località di Daone e di Ribor.
Nell' Alto Cordevole la nostra offensiva contro il formidabile baluardo del Col di Lana è stata coronata da successo. Le eccezionali difficoltà del terreno, accresciute da numerose e potenti difese, l' accanita resistenza nemica, i rigori precoci dell' inverno non valsero ad arrestare l' avanzata delle nostre valorose truppe. Nel pomeriggio di ieri, dopo efficace preparazione delle artiglierie, le nostre fanterie con un ultimo furioso attacco espugnarono le posizioni nemiche, piantando la nostra bandiera sull' aspra vetta che si eleva tra le nevi a 2464 m. Furono finora presi un centinaio di prigionieri, tra i quali 4 ufficiali, appartenenti al 3° reggimento cacciatori dell' imperatore (Kaiserjagers), una mitragliatrice, grande copia di munizioni e altro materiale da guerra.
Lungo la fronte dell' Isonzo è continuata l' attività delle nostre artiglierie e con l' appoggio di esse le fanterie hanno compiuto ardite irruzioni contro le difese nemiche. Furono così presi alcuni prigionieri, due cannoncini lanciabombe, una mitragliatrice Le molte munizioni.
Firmato: CADORNA