Veto al commercio tra Italia e Germania
A pochi chilometri dalla costa albanese si affolla Corfù: un contingente italiano sbarca sull’isola, sommandosi ai circa 75.000 soldati serbi.
Roma continua a muoversi nel suo paradosso diplomatico. Tutti gli Alleati hanno ben chiara la necessità di sconfiggere la Germania per ottenere la pace, ma noi no: noi siamo in guerra con l’Austria-Ungheria, con la Turchia e con la Bulgaria, eppure non lo siamo con i tedeschi, o almeno non ancora. Quanto sia singolare la nostra condizione è evidente l’11 febbraio, quando l'Italia compie un passo verso la normalità: qualsiasi commercio con la Germania viene ufficialmente bandito con decreto reale. D’accordo, era solo una formalità, anche volendo non c’era modo di commerciare con Berlino, ma non è questo il punto: con una certa ambiguità, abbiamo aspettato oltre otto mesi prima di ufficializzare qualcosa di ovvio.
A tenere sulle spine i tedeschi è però la Romania. I rumors da Bucarest inducono a credere che si stia preparando una grande azione politica interventista: «La primavera rumena del 1916 promette di assomigliare a quella italiana del 1915». La propaganda pro-Intesa è intensa ed efficace; gli stessi provvedimenti governativi sembrano andare ben oltre la neutralità armata.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- L'Italia vieta ogni commercio con la Germania, equiparandola all'Austria-Ungheria.
Fronte occidentale
- Successi francesi vicino Mesnil.
Fronte orientale
- I russi vengono respinti a sud di Dvinsk.
Fronte meridionale
- I rinforzi francesi raggiungono Salonicco: la riva destra del Vardar viene occupata.
- Il distaccamento italiano raggiunge Corfù.
Fronte asiatico ed egiziano
- I ribelli arabi occupano l’oasi di Baharia (circa 300 chilometri a sud-ovest del Cairo).
Operazioni navali
- L’H.M.S “Arethusa” colpita da una mina al largo della costa est dell’Inghilterra, nel Mare del Nord.
Parole d'epoca
Giuseppe Garzoni
La tortura
(prigioniero in Serbia)
Il giorno 11 febbraio nevicava e io mi trovavo in baracca. Ad un tratto vedo il mio compagno che era scappato sei giorni prima accompagnato dei suoi tre compagni e di una brutta sentinella con la baionetta inastata sopra il fucile. Mi chiese di fumare. A me mi ha tanto dispiaciuto di non poterlo soddisfare.
Poi lo porta subito in prigione. Un momento dopo vedo venire di corsa il comandante la compagnia con un nervo in mano che serviva tutti i giorni a lui di darci a noi schiavi e pieni di fame. Ma a vederlo di corsa in quel modo il mio sangue bolliva nelle vene conoscendo i miei compagni quante nervate dovevano prendere.
Arrivato su comanda altre tre sentinelle con la baionetta inastata e li chiama in fureria uno alla volta.
L'ultimo era il mio compagno. Io ero lì in baracca che sentii tutte le grida che davano strazianti delle nervate che gli dava. Poi ordinò di appiccarli sopra un albero tutti e tre. Ed ecco che manda a chiamare il boia. Lui di nuovo gli dà delle bastonate e poi va a prendere le corde e li lega tutti e tre un palmo sopra terra. Dopo 5, 10 minuti i bracci si allungarono a toccar terreno.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
Piccoli scontri a noi favorevoli nell' alto Chiarzò e nel settore di Santa Lucia.
Nella zona di Gorizia le nostre artiglierie eseguirono tiri aggiustati contro accampamenti nemici e contro treni in marcia verso la stazione di San Pietro, che furono costretti a retrocedere.
Nella parte montuosa del teatro delle operazioni sono cadute abbondanti nevicate.
Firmato: CADORNA
DIRITTO ITALIANO DI GUERRA E DI PACE
Il numero 98 della raccolta ufficiale delle leggi e dei Decreti del Regno contiene il seguente decreto:
TOMASO DI SAVOIA DUCA DI GENOVA
Luogotenente Generale di Sua Maestà
VITTORIO EMANUELE III
per grazia di Dio e per volontà della Nazione
RE D'ITALIA
In virtù delle facoltà a Noi delegate;
Vista la legge 22 maggio 1915, n. 671;
Sulla proposta dei Nostri ministri, segretari di Stato per gli affari esteri, per le colonie, per le finanze e per l'agricoltura, industria e commercio;
Udito il Consiglio dei ministri;
Abbiamo decretato e decretiamo:
Art. 1
In applicazione del Reale decreto 24 maggio 1915, n. 697, e salvo la facoltà di cui all'art. 2 dello stesso decreto, s'intende vietata l'introduzione nel territorio del Regno e delle sue colonie, per importazione o per transito, delle merci di produzione o di origine dell'Austria-Ungheria, da qualunque paese provengano
Art. 2.
Le disposizioni del R. decreto 24 maggio 1915, numero 697, e del precedente articolo sono estese al commercio fra l'Italia e la Germania ed alla introduzione di merci di produzione o di origine dell'Impero germanico.
Art. 3.
I ministri delle finanze e delle colonie, d'intesa col ministro di agricoltura, industria e commercio, provvederanno, rispettivamente, con disposizioni speciali, per quanto concerne l'attuazione del presente decreto
Art. 4.
Il presente decreto avrà effetto dal giorno successivo a quello della sua pubblicazione.
Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.
- Dato a Santa Margherita Ligure, addì 4 febbraio 1916.
TOMASO DI SAVOIA.
SALANDRA
SONNINO
DANEO
MARTINI
CAVASOLA.
Visto, il guardasigilli: ORLANDO





