Vittorie di Pirro
I contrattacchi francesi infieriscono sugli stremati eserciti a Verdun. I tedeschi perdono terreno a le Mort Homme, al forte di Vaux e nel Bois de Caillet. Ma sono sempre vittorie di Pirro.
Sui campi di battaglia sbuffano i fumacchi delle granate, uno dopo l’altro sembrano rincorrersi. Ma in realtà inseguono il nemico e una volta raggiunto non lo lasciano più andare. I morti, abbandonati nella terra di nessuno, fatti a pezzi, imbarazzano; i feriti implorano; i vivi pregano, piangono, o urlano. Lo spettacolo non cambia mai: gli uomini cadono come le tessere del domino, corpi su corpi, mucchi su mucchi. I soldati sono piegati dalla sofferenza. Angosciati, parlano poco, qualche bisbiglio, parole sottovoce e sospiri. E tacciono a lungo. Ogni sera lo stesso tormento, la stessa ansia; gli stessi sguardi vuoti, traumatizzati; gli stessi impressionanti silenzi.
Il 21 aprile anche i britannici contrattaccano: in Belgio riprendono il controllo delle posizioni tra Langemark e Ypres.
Sui giornali arrivano testimonianze dai Balcani e non sono allegre: i comitadji, bande di irregolari bulgari, hanno preso il controllo delle province macedoni. Questo significa violenza, repressione e saccheggi. Un regno del terrore.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Fronte occidentale
- Battaglia di Verdun: i contrattacchi francesi fanno progressi vicino a le Mort Homme, al forte di Vaux e nel Bois de Caillette.
- I britannici riprendono il controllo delle postazioni tra Langemark e Ypres.
Fronte italiano
- Progressi italiani sul Carso.
Parole d'epoca
Roncegno nella Guerra
di Bramante Pietro
Ore 06.30 sento delle grida, mi affaccio alla feritoia, vedo un forte ammassamento di truppe nemiche che già davano l'assalto alle nostre linee, e più di qualcuno ne era entrato, e i nostri presi di sorpresa, si stavano ritirando. Anche il Capo d'Arma se ne va. Allora prendo io l'arma e comincio a sparare, riesco a fermarli.
Quelli che erano già entrati nelle nostre linee, non vedendo arrivare gli altri, si ritirano. Ed io continuo a far fuoco. Ad un tratto si sentono arrivare delle fucilate, si vede che hanno scoperto la posizione della mia mitragliatrice.
Qualche fucilata entra dalla feritoia, due mie coscritti rimasti con me, visto il pericolo, si sdraiano contro i sacchetti di sabbia.
Dopo quasi un ora di combattimento arriva l'Aiutante di Battaglia Galli che aveva preso il comando dopo che il Ten. Sella rimase ferito, ma visto il pericolo anche lui si mette al riparo contro i sacchetti di sabbia, destino vuole che una pallottola va a sbattere contro la testa della mitragliatrice e una scheggia va a colpire la faccia dell'Aiutante facendogli una piccola ferita, e se ne parte (sviene).
Il combattimento durò quasi tutta la giornata, e dopo i continui ed inutili tentativi di riprendere l'offensiva le truppe nemiche decisero di rientrare nelle loro linee ed uno alla volta, correndo, andavano sperdendosi nel bosco li vicino. Tornata la calma i due soldati rimasti li con me, uscirono dal loro nascondiglio e tornarono in trincea.
Dopo poco me li vedo tornare, subito mi vengono vicini e mi dicono testuali parole : "Sai cos'han detto quei soldati del 7° Alpini? Se non danno la medaglia, non d'argento, ma quella d'oro a quel mitragliere non la devono dare a nessuno".
Il Sig. Capo d'Arma uscì dal suo nascondiglio e percorrendo la trincea si presentò ai Sig.Ufficiali come un eroe, dicendo : “E' la mia arma”. Io lo guardai bene in faccia e gli dissi: " Ma non si vergogna? Se non ci fossi stato io la sua arma l'avrebbero adoperata gli Austriaci per spararle alla schiena mentre fuggiva. Non sa quello che ha fatto, lei dovrebbe essere fucilato per abbandono di arma, altro che eroe".
Rispose che era andato a cambiare le calze, e se ne andò.
Dopo qualche giorno venne in trincea il furiere a portarci i soldi del tabacco e qualche goccia di liquore e mi riferì che al Comando c'era la mia proposta per la ricompensa al valor militare. Quella medaglia non arrivò mai.
DAL FRONTE
Lungo tutta la fronte attività intermittente delle artiglierie e frequenti ricognizioni di velivoli.
In piccoli scontri delle fanterie nell' Alto Astico, in Valle Sugana, e nell' Alto Cordevole prendemmo al nemico una trentina di prigionieri.
Nella zona del Monte Nero la notte sul 20 furono respinti drappelli nemici che tentavano di lanciare bombe contro le nostre linee sul Mrzli e sullo Sleme.
Nel pomeriggio di ieri una squadriglia di «Caproni» bombardò presso Trieste la stazione di idrovolanti sulla quale lanciò una sessantina di granate-mine con risultati visibilmente efficacissimi. I velivoli, fatti segno al consueto ed inefficace tiro delle batterie nemiche controaeree, ritornarono incolumi.
Firmato: CADORNA