Il rastrellamento di Lille
A Lille qualsiasi cosa possa ricordare, anche alla lontana, l’unità francese è bandita. Vi siete in qualche modo adattati, assuefatti alla ninna nanna delle cannonate. Riuscite persino a dormire un po’. In città non vola una mosca, c’è il coprifuoco. Sentite un rumore in strada, anzi, sembra più un viavai, delle voci. Sbirciate con cautela dalla finestra; non la aprite, perché in territorio occupato nessuno vuole attirare l’attenzione, ma un’occhiata fuori la gettate, frugale, rapida, curiosa. È buio pesto, perché in zona di guerra non si accendono luci. Scorgete solo ombre danzare nel cuore della notte. Date una seconda occhiata appena vi abituate all’oscurità. E allora le vedete: le mitragliatrici a presidiare gli angoli della strada, i soldati bussare alle porte. Sì, è un rastrellamento.
Alle tre di mattina di sabato 22 aprile i tedeschi entrano a Fives, quartiere est di Lille. Girano casa per casa e portano via chiunque sia in grado di lavorare, sesso ed età non sono discriminanti: molte donne, ragazzi e ragazze. Sono tanti gli adolescenti strappati alle famiglie. Salutateli bene se potete, se ve ne sarà dato il tempo, perché non tutti torneranno.
La scena si ripeterà per una decina di giorni tra Lille, Roubaix e Tourcoing. Le deportazioni, iniziate la vigilia di Pasqua, coinvolgeranno circa 25.000 persone, spedite in Germania al ritmo di 2.000 a notte. Vanno quasi tutte a lavorare nei campi o in fabbrica, a massacrarsi la schiena, più o meno schiavizzate, umiliate, affamate. Berlino non solo ne ha bisogno, ma vuole soprattutto spezzare la resistenza morale del nemico. Sì, ma persino alcuni ufficiali ne sono scandalizzati.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- I tedeschi iniziano la deportazione di 25.000 cittadini da Lille e dintorni per farli lavorare in Germania, comprese donne e bambini.
Fronte asiatico ed egiziano
- I britannici vengono respinti per la terza volta a Sanna-i-Yat.
Fronte d’oltremare
- Progressi britannici nell'Africa orientale tedesca.
Parole d'epoca
Le scarpe al sole
di Paolo Monelli, alpino
Un sole chiaro è giunto d'improvviso, accompagnato da una selvaggia romba di cannonate. Tutta la valle ne è sonora, il perfetto azzurro si costella delle nuvolette bianche. E nelle pause del fragore si sente laggiù, sulla valle dell'Adige, un ininterrotto brontolio in sordina. Notizie non giungono. Ma sappiamo che dalle vedrette alle pale dolomitiche arde il combattimento. Palpitiamo d'ansia con gli ignoti compagni, sparsi su tutte le cime, in agguato a tutte le forcelle. E quando d'improvviso ci fascia una perfetta calma che sembra insidia, ecco che assistiamo, trepidi spettatori, alla battaglia della montagna vicina, fumo di cannonate, lordume che sboccia sulla neve.
DAL FRONTE
Azioni di artiglieria nella zona del Tonale, in Valle di Ledro e nel tratto di fronte da Rovereto all'alto Colle di Calamento (torrente Maso-Brenta). In Valle Sugana il giorno 21 il nemico attaccò in forze le nostre linee ad ovest del torrente Larganza. Arrestato dapprima fu poi contrattaccato e respinto. Lasciò numerosi cadaveri sul terreno. È di nuovo segnalato l' uso da parte dell' avversario di proiettili per fucileria con pallottola esplodente. Nell' Alto Cordevole continua l' avanzata delle nostre truppe oltre Cima Lana. Furono presi al nemico una quarantina di prigionieri ed una mitragliatrice. Lungo l' Isonzo e sul Carso qualche attività delle artiglierie, più intensa nella zona di Plava. Le nostre sconvolsero le difese nemiche oltre Zagora snidandone i difensori che furono poi battuti, con tiri a tempo.
Firmato: CADORNA