Non è più come prima
Non è più come all’inizio. In questa guerra di soldati non ne hai mai abbastanza, ma alle stazioni di tutta Europa è cambiato tutto. Niente più folla in delirio al binario, nessun mazzo di fiori. Chi parte ora sembra più solo, banale, manca l’epica.
Anche al fronte l’entusiasmo non è per sempre. Magari può durare qualche settimana, ma prima o poi si esaurisce. Il soldato è sempre un uomo e un uomo, per quanto forte, ha il suo limite, una scadenza fisica o morale, una spada di Damocle. La resistenza viene erosa giorno per giorno, minuto dopo minuto. Può essere una marcia di ore, la mancanza di sonno, o più spesso il compagno caduto, la trincea zuppa, la routine, il desiderio di casa, di una vita normale. Non bastano le roboanti frasi dei giornali: «I nostri gloriosi soldati espongono il loro petto, erigendo un muro più resistente dell’acciaio».
I più fortunati, i sopravvissuti della prima ora, sono sentinelle dello stesso orizzonte da un anno e mezzo. Vivono più o meno nelle stesse buche da diciotto mesi, dalla battaglia della Marna. Continuano a fare su e giù sullo stesso angolo di campo, fissano lo stesso albero mutilato, la stessa fattoria sfregiata.
Non vedono oltre la cortina di sangue davanti ai propri occhi. Un anno e mezzo avvolti dal puzzo pestilenziale dei cadaveri mai sepolti. Con una battaglia come quella di Verdun, il forzato ottimismo dei giornali sembra, a volte, fuori luogo: «Questa tregua è imposta ai tedeschi dai nuovi lavori di ricostruzione, si è resa indispensabile dopo i sanguinosi insuccessi. La rovinosa azione del Kronprinz esige continue riparazioni e si traduce in logoramento. Ne abbiamo una prova dal crescere dell’intervallo tra i suoi attacchi».
Il 28 aprile la Germania riconquista terreno al Lago di Naroch. I contrattacchi a sud di Dvinsk hanno restituito ai tedeschi le posizioni perse alla fine di marzo. E tanti saluti all’effimera avanzata russa. Niente, questa guerra, questo “braccio di ferro”, non si sblocca neanche sul fronte orientale.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Fronte orientale
- I tedeschi riguadagnano tutto il terreno perso al Lago Naroch.
Parole d'epoca
Diario di Guerra 1915 - 1918
di Don Andrea Balestrazzi
Vorrei tornare bambino, per essere buono, per passar meglio la mia adolescenza …
Vorrei tornare come ero l’anno scorso …
DAL FRONTE
Lungo tutta la fronte azioni delle artiglierie, più intense nella zona del Tonale e in quella di Rovereto, nell' Alto Cordevole e alla testata del But. Nella Conca di Plezzo un reparto nemico riuscì ad irrompere di sorpresa in un nostro posto avanzato nelle falde del Monte Cukla. Accorsi nostri rincalzi, l'avversario fu prontamente contrattaccato e respinto. Sullo Javorcek tentativi di attacco, più volte rinnovati contro le nostre posizioni, fallirono con sensibili perdite pel nemico. Nella zona di Selz (Carso) dopo il grave scacco sofferto nella notte sul 27, il nemico si limitò ieri a battere, con salve di artiglieria il perduto trinceramento, ma non osò rinnovare alcun attacco con le fanterie. Da punti diversi della fronte è segnalato l' uso sempre più frequente da parte del nemico di proiettili di fucileria a pallottola esplodente.
Firmato: CADORNA