Frenesia di assalti e contrattacchi
A dettar legge è la frenesia di assalti e contrattacchi, la bolgia infernale di posizioni conquistate, perse, poi riconquistate e riperse. I pochi a tornare incolumi spesso non proferiscono parola. Sul Carso continuano i combattimenti, ma il 13 ottobre siamo già alle battute finali dell’offensiva. È chiaro. I progressi sono sempre più risicati, l’esercito asburgico è ben trincerato e il meteo peggiora, nevischia. Stessa musica più a nord, lungo l’Isonzo, sul Monte Nero e verso le alture di Plezzo e Tolmino.
La battaglia si evolve anche sul fronte rumeno: in Dobrugia la situazione è immutata, ma nei Carpazi meridionali gli austro-tedeschi si scagliano contro le creste del confine rumeno. L’esercito di Bucarest ripiega, contiene a fatica l’urto sui passi di Predeal e Buzău, ma non riesce a chiudere del tutto la guardia: quello resta un punto vulnerabile, lì uno sfondamento minaccerebbe la capitale.
Al riguardo i giornali riferiscono le parole di Lloyd George: ora il Governo Britannico riconosce la necessità di dare appoggio alla Romania, contro cui la Germania concentra tutte le sue forze; l’Intesa farà tutti gli sforzi necessari per proteggerla.
Bene, ma guardando una carta geografica si intuisce al volo come quella “Intesa” si riferisca solo alla Russia, l’unica in grado di intervenire in tempi plausibili. La domanda è: Pietrogrado è nelle condizioni di salvare Bucarest? Difficile.
Un po’ a sorpresa gli Alleati riconoscono il nuovo Governo ateniese, appena piegatosi all’ennesimo ultimatum, nonostante la solita, formale protesta. Re Costantino preferisce accettare qualsiasi umiliazione piuttosto che entrare in guerra: è sempre convinto della superiorità bulgaro-tedesca, ipotizza una Romania sconfitta a breve e non ha nessuna intenzione di fare la stessa fine della Serbia.
A Berlino c’è nuovo lavoro per la diplomazia: i rapporti con la Norvegia si sono incrinati per l’affondamento di alcuni piroscafi e il sequestro di qualche carico. Oslo ha scelto la via dell’intransigenza, proibendo a qualsiasi sottomarino non solo lo scalo nei suoi porti, ma anche la semplice navigazione nelle sue acque territoriali.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- La Norvegia proibisce ai sottomarini belligeranti di navigare nelle sue acque territoriali.
- L’Intesa riconosce il nuovo Governo greco, che fa altre concessioni: controllo degli Alleati sulla polizia, divieto ai cittadini di portare armi, divieto di inviare in Tessaglia materiale bellico e revoca del divieto di esportare grano dalla Tessaglia.
- Il Governo italiano smentisce la notizia, ripetuta anche nel Parlamento inglese, di una sua opposizione all’intervento greco al fianco degli Alleati.
Fronte occidentale
- Grande raid Alleato (40 aeroplani) sulla fabbrica di Mauser a Oberndorf.
- Scambio di prigionieri tra inglesi e tedeschi.
Fronte italiano
- Continuano i combattimenti sul Carso.
Fronte meridionale
- Il Re di Romania assume personalmente la direzione delle operazioni.
- Sud della Transilvania: gli austro-tedeschi prendono d’assalto la cresta a est di Predeal. Vengono fermati sui passi Predeal e Buzău, ma il confine rumeno è nelle loro mani nel punto più vulnerabile del valico.
- Hanno successo i raid britannici sul fronte di Dojran.
- Truppe britanniche respinte verso il fronte dello Struma.
Fronte d’oltremare
- Secondo notizie belghe dopo la presa di Tabora, nell’Africa orientale, una delle colonne tedesche in ritirata fu sbaragliata a Sittonge e incalzata verso Iringa.
Parole d'epoca
Lamenti di voci straniere
di Aldo Bardi, sergente maggiore
Nel settembre 1916 dal fronte di Gorizia passammo a quello infernale del Carso ed i primi di ottobre presidiammo la 1° linea sul fronte d'Oppacchiasella, per partecipare all'azione offensiva che si svolse brillantemente dal 10 al 13 ottobre 1916. Fu preceduta da otto giorni di bombardamento tambureggiante e tutti noi eravamo rincretiniti dalle innumerevoli esplosioni delle spaventose bombarde e migliaia su migliaia di altri proiettili d'ogni calibro che battevano centimetralmente tutto il terreno antistante, per una profondità di quasi un km. Il nemico rispondeva rabbiosamente battendo con intensità i camminamenti di accesso e le linee dei rincalzi – però non cambiò le decisioni d'attacco che nel pomeriggio del giorno 10, si sferrò simultaneo e ci fece sorpassare d'uno sbalzo la 1° e 2° linea. La nostra energia, il sublime ardimento sorprese il nemico che dopo una inutile difesa con bombe a mano e pallottole esplosive (che straziavano le carni dei poveri colpiti), si arrese numeroso. Il mio Reggimento conquistò il fortino triangolare di Nova-Kas ed il ridottino, formidabilmente fortificati e muniti d'ogni armamento; si raggiunsero i pressi di Hudi-Log, catturando nei 3 giorni oltre 700 prigionieri.
Per riferire con precisione al mio colonnello la linea raggiunta, accompagnato da due ciclisti seguii la 2° ondata d'assalto ed i miei occhi non poterono evitare l'impressionante visione drammatica, terribilmente tragica, del terreno che percorrevo camminando per forza sopra cadaveri, sopra moribondi La nostra artiglieria, aveva fatto scempio delle truppe Austriache; tutti i camminamenti erano ricolmi di cadaveri, molti dei quali ancora con lo zaino: il campo era pur cosparso di poveri resti di vite spente; tutt'intorno si udivano invocanti le voci straniere ma pur di uomini come noi, che sofferenti, spasimanti per le ferite chissà quanto gravi, ancora agonizzavano, attendevano con la morte, la fine del loro strazio.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
Nella zona di monte Pasubio respingemmo violenti attacchi fra monte Spil e monte Corno e lungo le pendici meridionali del Roite. Indi le nostre truppe assalirono le forti posizioni nemiche fra le Sette Croci e il Roite, riuscendo a compiere progressi nonostante le gravi difficoltà del terreno e l' accanita resistenza nemica. Presero 32 prigionieri. Nella valle del Posina, azioni di artiglieria e piccoli scontri a noi favorevoli. Sul torrente Pontebbana (Fella) l' artiglieria nemica bombardò intensamente le nostre posizioni senza farvi danni. Lungo la fronte Giulia violente azioni delle artiglierie. Nella notte sul 12 e nella mattinata successiva l' avversario lanciò nuovi violenti contrattacchi, specialmente verso Sober (Gorizia), a mezzodì di Novavilla e in corrispondenza dell' altura di Quota 144 sul Carso. Fu ributtato ogni volta con gravissime perdite: sulla fronte di un solo battaglione, nelle linee di Sober, furono sepolti 400 cadaveri nemici. Nel pomeriggio le nostre truppe con vigoroso sbalzo conquistarono sul Carso il terreno interposto fra la linea nemica espugnata nei giorni precedenti e la successiva. Furono raggiunte le falde occidentali del Pecinka, le prime case di Loquizza e di Hudi Log. Prendemmo circa quattrocento prigionieri, fra i quali una diecina di ufficiali. Velivoli nemici bombardarono la laguna di Grado ed altre località del Basso Isonzo; qualche vittima nella popolazione e pochi danni. In combattimenti aerei nel cielo di Gorizia fu abbattuto un velivolo nemico che cadde nei pressi di San Marco.
Firmato: CADORNA