I rumeni cedono Cernavodă
«La lotta sulla riva destra della Meuse ha lo stesso ardore dei più famosi episodi di Verdun. La giornata rimarrà tra le più gloriose». Il bollettino francese del 25 ottobre enfatizza i successi della nuova offensiva. E non potrebbe essere altrimenti: l’avanzata, in alcuni punti, ha toccato i tre chilometri e i contrattacchi tedeschi sono andati a vuoto, respinti; ora la prima linea francese minaccia i ruderi del “fu” Forte di Vaux.
Umori opposti a Bucarest, dove si ha la netta impressione di perdere il controllo. Nei Carpazi meridionali gli austro-tedeschi hanno espugnato il passo di Vulcan, ma soprattutto hanno accelerato nella regione di Törzburg, l’odierna Bran, portando la battaglia sempre più vicino a Câmpulung e verso le pianure. Il limitato successo zarista a Vatra Dornei non basta a compensare. E poi c’è la Dobrugia: i russo-rumeni sono costretti a distruggere il principale ponte sul Danubio e ad abbandonare Cernavodă; per Mackensen catturare la città è un gioco da ragazzi.
È un grosso problema per Bucarest. I bulgaro-tedeschi hanno il controllo di tutta la ferrovia dal Mar Nero al Danubio. Dopo aver privato i russo-rumeni del porto di Costanza, ora Mackensen ha cancellato anche la principale via di vettovagliamento terrestre.
A Vienna si esulta: «È la fine del sogno pazzesco e megalomane della grande Romania. I popoli balcanici impareranno quale sia il valore delle armi imperiali». Chiaro il messaggio alla Grecia. Ma ad Atene si vive la schiarita con l’Intesa. Re Costantino congeda parte dei suoi uomini e ne ordina il trasferimento, come richiesto dagli Alleati. In cambio della benevola neutralità ha ottenuto garanzie sull’impiego dell’esercito venizelista: guerra civile e colpo di Stato non rientrano nelle intenzioni.
Quanto accade nell’Africa Orientale è abbastanza irrilevante a questo punto, ma la guerriglia tedesca, grande sfavorita, sfrutta l’estensione delle linee britanniche per ottenere un discreto successo: le comunicazioni tra il Generale Northey e Iringa vengono interrotte.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Riferito ad Atene che le Potenze Alleate avevano approvato il prestito al Governo provvisorio di Salonicco.
- Il Governo greco congeda la classe 1913 e gli uomini convocati il 10 settembre e accetta di trasferire due corpi nel Peloponneso.
- Pubblicato il rapporto di Sir Reginald Wingate dell’8 agosto sulla rivolta e la conquista del Darfur.
Fronte occidentale
- Respinto un contrattacco tedesco a Verdun.
- Raid aereo degli Alleati sulle fabbriche d’acciaio (Hagedingen) a nord di Metz.
Fronte orientale
- Vittoria russa a Vatra Dornei (Carpazi orientali).
Fronte meridionale
- In Dobrugia i rumeni fanno esplodere un ponte e abbandonano Cernavodă, ritirandosi a nord. La città è catturata dai bulgaro-tedeschi.
- I rumeni resistono sui passi a nord della Transilvania.
- Gli austro-tedeschi assaltano il passo di Vulcan (Carpazi meridionali).
Fronte d’oltremare
- I tedeschi tagliano le comunicazioni fra il Generale Northey e Iringa e, nelle seguenti tre settimane, irrompono nella estesa linea britannica.
- Il Generale Gil attraversa il fiume Rovuma con i portoghesi.
Parole d'epoca
Il 13esimo Fanteria
di Giuseppe Abate
« Nel bosco devastato, fosco teatro di lotta immane, e precisamente nella Dolina del Comando, si vede un proiettile da 75 conficcato nel tronco mozzo ed abbruciacchiato di un pino: quel proiettile nemico inesploso, in quell'albero è una vera rarità, e suscita in tutti i soldati commenti poco benevoli per l'avversario.
«Lì presso si vedono grossi cannoni nemici rovesciati: sono di legno e di lamiera!... Il nemico aveva tentato trarre in inganno i nostri osservatori!... Ma a qualche centinaio di metri più a destra ci sono dei grossi cannoni veri, posti su carri enormi e preparati al trasporto!... Sono ora trofei nostri!...
«È l'autunno!... Si levan le foglie.... e con queste cadono le speranze, che possa quest'anno, sulle insanguinate terre d'Europa, spuntare il radioso arcobaleno della Pace!... All'avvento di ciò si oppongono le oscuri nubi del cielo alemanno, i densi vapori delle officine di Essen, i gas venefici della terra di Attila!... Si avrà un'altra campagna invernale, ripete ognuno di noi a se stesso, passeranno forse ancora chi sa quanti mesi di guerra, ma la nostra vittoria è certa,
e dei sogni di universale imperialismo degli Austro-Tedeschi non rimarranno che vani fantasmi e tristissimi ricordi....»
Questa era in quell'Ottobre di sangue la fede dei Fanti rossi e neri nell'esito felice della guerra d'Italia.»
DAL FRONTE
L' attività delle artiglierie fu ieri nuovamente ostacolata dal mal tempo, tuttavia essa fu abbastanza intensa sulla fronte Giulia, dove battemmo i centri nemici di rifornimento di Duino, Brestovizza e Comeno.
Sul Carso, con sbalzi di sorpresa, le nostre fanterie rettificarono, avanzando, taluni tratti della nostra fronte.
Firmato: CADORNA