Perplessità sul Regno di Polonia
I giornali occidentali sono tutti presi dagli ultimi ritocchi ai coccodrilli su Francesco Giuseppe, nel migliore dei casi saranno “freddini”, in generale ne diranno “peste e corna”. Ma nelle edizioni del 22 novembre, non è la morte dell’Imperatore asburgico a far riflettere, non c’è stato il tempo di pubblicare la notizia, forse non c’è stato neanche quello di venirne a conoscenza. No, di interessante c’è soprattutto l’intervento di un deputato polacco alla Camera prussiana, l'argomento è il neonato, anzi futuro, Regno di Polonia: «Malgrado fosse separato tra vari Stati, il popolo polacco non perse mai il sentimento dell’unità nazionale. Il riconoscimento internazionale del problema polacco e il manifesto dei due Imperatori costituiscono un passo avanti, ma restano molteplici i timori riguardo a una libertà nazionale soltanto nominale. E comunque accordata solo a una parte del popolo polacco. Si vorrebbero imporre al nuovo Stato così tanti obblighi militari, economici e politici da rendere l’indipendenza solo apparente. Parlare di Prussia polacca, anziché di Polonia prussiana, potrebbe anche essere considerata una provocazione». Bel gancio.
Come detto, non tutti i polacchi sono soddisfatti della soluzione da adottare. E per motivi diversi non sono i soli. Anche tanti tedeschi restano perplessi: si va dai socialisti ai conservatori, una minoranza eterogenea, inconciliabile, ma non troppo minoranza. Berlino ascolta e mantiene una certa tranquillità, del resto la Prussia è una provincia fondamentale dell’Impero, ma non è l’unica.
Al di là delle disquisizioni politiche, la Germania bada al sodo, cioè alla guerra e in particolare alla campagna rumena. Nell’opinione pubblica dell’Intesa c’è ancora chi si illude di poter salvare la Romania: “Impossibile la sconfitta di Bucarest entro l’inverno, ci sarà tempo fino alla primavera per rimediare”.
Ecco, meno ottimismo suscitano la situazione della Valacchia occidentale e le sorti dell’esercito rumeno impegnato vicino Orşova: l’avanzata di Falkenhayn gli ha quasi del tutto tagliato ogni via di ritirata; sono in trappola. E allora a Parigi, Londra, Pietrogrado e Roma ci si accontenta di inseguire i bulgaro-tedeschi a nord di Monastir.
L’Intesa continua anche le pressioni sulla Grecia: i diplomatici nemici vengono costretti a lasciare il Paese e a imbarcarsi per Kavala, ma Atene non ha intenzione di obbedire alla seconda richiesta dell’ultimatum e rifiuta di consegnare una cospicua parte del suo arsenale all’Ammiraglio Du Fournet, in sostanza la compensazione per quanto abbandonato nelle mani dei bulgari.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Proteste del Belgio con le Potenze neutrali per le deportazioni tedesche e i lavori forzati.
- I diplomatici delle Potenze centrali ad Atene si imbarcano per Kavala, ma il Governo greco ricusa di consegnare il materiale bellico richiesto dall'Ammiraglio Du Fournet.
Fronte meridionale
- Scontri vicino Orşova, fronte del Cerna al confine rumeno-ungherese.
- Duri scontri a nord di Monastir.
Operazioni navali
- Il raider commerciale tedesco “Seeadler” lascia la Germania.
Parole d'epoca
Diario di un imboscato
di Attilio Frescura
Una intercettazione telefonica ci porta la notizia che è morto l’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe.
Me ne infischio. Perché la guerra non cesserà, né io gli succederò.
DAL FRONTE
Sulla fronte Tridentina furono respinti piccoli attacchi nemici in Valle dell' Astico.
Sulla fronte Giulia maggiore attività dell' artiglieria: quelle nemiche lanciarono qualche granata su Gorizia e Monfalcone.
Persistenti intemperie in tutto il teatro delle operazioni: in qualche punto più elevato nella zona montana la temperatura discese a 24 gradi sotto zero.
Firmato: CADORNA