Ennesimo ultimatum Alleato ad Atene
“Ventiquattr’ore per ritirare l’intero esercito dalla Tessaglia, interrompere ogni movimento verso nord e trasferire una parte delle truppe nel Peloponneso”. Il 14 dicembre gli Alleati consegnano l’ennesimo ultimatum ad Atene. «Una seconda nota presenterà le riparazioni dovute per gli avvenimenti del primo dicembre». Il blocco verrà mantenuto finché la Grecia non avrà saldato il debito e garantito la sicurezza del corpo di spedizione Alleato.
Atene si divide tra il pessimismo e l’ottimismo. Nessun indizio utile a prevedere lo sviluppo della crisi.
Molto più abbordabili le profezie sul destino dei negoziati di pace proposti dai tedeschi. Gli svizzeri non scommettono un soldo sul lieto fine e come loro qualsiasi commentatore assennato. «Gli Alleati rifiuteranno e la guerra continuerà con tutti i mezzi e con maggior violenza». Il Giornale d’Italia, quotidiano molto vicino a Sonnino, conferma le impressioni: «Sin dal primo momento c’è stato il più completo accordo sulla sostanza della risposta. Ora i Governi dell’Intesa devono solo deciderne la forma».
In pratica c’è da scegliere se rispedire la proposta al mittente prima o dopo aver ascoltato l’eventuale base di partenza. E qui i giornali iniziano a dividersi. Per qualcuno sarebbe il caso di smascherare il bluff tedesco, di disinnescare la manovra politica del nemico: «La Germania esponga le sue vedute al giudizio dell’opinione pubblica mondiale. Dia una prova concreta, non si nasconda dietro una formula generica e dichiarazioni astratte. […] Berlino non riuscirà a capovolgere le simpatie mondiali».
La proposta di aprire negoziati di pace non smorza di una virgola l’intensità bellica. In Romania le armate di Falkenhayn entrano a Buzău; i russo-rumeni sono costretti a ripiegare ovunque oltre lo Ialomița, compreso l’esercito del Danubio. Gli austro-bulgaro-tedeschi hanno “ripulito” tutti i territori a sud della linea Bucarest-Cernavodă.
Per gli Alleati le buone notizie giungono da lontano, dalla Mesopotamia: i britannici avanzano lungo lo Shatt al-Hay e tornano a minacciare da vicino Kut al-Amara, il teatro di una catastrofica sconfitta, una ferita ancora aperta.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Gli Alleati presentano un ultimatum di 24 ore alla Grecia, chiedendo la ritirata delle truppe in Tessaglia.
- Al Parlamento inglese viene presentata una nuova richiesta di crediti di guerra.
Fronte occidentale
- Duri raid reciproci vicino Ypres.
Fronte orientale
- I russi faticano nuovamente nei Carpazi e lungo il fronte moldavo.
- Tutta la Valacchia è ripulita di truppe Alleate a sud della linea Bucarest-Cernavodă.
Fronte meridionale
- Le truppe di Falkenhayn entrano a Buzău; l’armata del Danubio oltre Ialomița.
- Combattimenti vicino Monastir.
- Dure azioni d’artiglieria nella zona del lago Dojran.
- Idrovolanti bombardano il ponte Kuleli-Burgas (circa 30 km. a sud di Adrianopoli, l’odierna Edirne).
Fronte asiatico ed egiziano
- I britannici avanzano lungo lo Shatt al-Hay entro 4 km. da Kut al-Amara e distruggono (con gli aeroplani) la testa di ponte del Tigri.
Operazioni navali
- L’ S.S “Westminster “ e la nave cargo “Russian” (vuota) silurati nel Mediterraneo.
Parole d'epoca
Diario di guerra
di Edoardo Ostinelli, fante
Si va a fare il bovaro 25 vacche dobbiamo condurre a piano 25 km più …Una valanga colossale ostruiva la strada e dovemmo ritornare. Che consolazione al ritorno ! Che senso mette la neve quando è ai lati della strada più alta dell'uomo. Valanghe e vittime ecco le conseguenze dell'altro nemico il freddo l'inverno. sempre però fortunato al cospetto dei miei compagni. Dal 10 al 13 neve, il 13 valanghe da per tutto a ….Verde due fenomenali…sul ponte anche io devo andare per...allo sgombro per…lasciare libera la strada, piove a dirotto siamo come essere in un lago
DAL FRONTE
Sulla fronte Tridentina violente intemperie limitarono ieri l' attività delle artiglierie a duelli nella zona del Pasubio e sull' Altopiano di Asiago. Sulla fronte Giulia consuete azioni di artiglieria nel settore di Plava, ad oriente della Vertoibizza e sul Carso. Qualche granata caduta in Gorizia vi provocò un incendio, subito domato.
Firmato: CADORNA