Bilancio amaro
Il 1916 è stato un anno intenso e per certi versi deludente. Molti si erano cullati nell’idea di veder finire la guerra, si erano assuefatti alle dichiarazioni ufficiose «come un fumatore d’oppio», rimedio adatto forse per immaginarsi un futuro a tinte rosa, meno per un’analisi lucida della situazione. Un conto è la concordia degli “yes man”, un altro è quella consapevole e intelligente. Fingere l’inesistenza dei problemi alla lunga non paga.
È stato un anno intenso e deludente soprattutto per l’Intesa: i progressi vertiginosi nella produzione industriale e l’agognata messa in pratica del “fronte unico” non sono bastati. Le iniziative ci sono state, ma nessuna ha avuto un reale successo: sulla Somme le linee tedesche sarebbero dovute collassare e invece niente, solo un ripiegamento; l’offensiva di Brusilov avrebbe dovuto cancellare l’Austria-Ungheria, ma si è fermata molto prima dei suoi grandi obiettivi; l’Italia si è difesa e ha reagito, eppure Trento e Trieste sono ancora in mani asburgiche; dall’intervento rumeno ci si aspettava il colpo di grazia ai turco-bulgari e guardate com’è andata a finire, un disastro; e mediocre, se non addirittura inutile, è stata pure la tanto attesa offensiva di Salonicco.
Bilancio molto magro per l’Intesa, ma il 1916 non è andato molto meglio agli Imperi centrali: il blocco Alleato pesa sempre di più sul morale e la resistenza della popolazione, l’Austria-Ungheria ha visto accentuarsi il suo ruolo da subordinata e la Germania ha ottenuto sì delle vittorie, ma non La Vittoria. E al fronte i soldati vivono tutti la stessa realtà: «Non siamo più che brandelli umani».
Archiviate le “quisquilie” sulle improbabili trattative di pace, la diplomazia Alleata risponde alla Grecia, l’ennesimo giro di un valzer ormai stucchevole. “Il blocco sarà mantenuto fin quando non sarà data piena soddisfazione a tutte le nostre richieste”: disarmo e ritiro dell’esercito nel Peloponneso; interdizione di qualsiasi riunione o assembramento di riservisti; divieto del porto d’armi a tutti i borghesi; scarcerazione dei detenuti politici e degli accusati di complotto e alto tradimento; destituzione del Comandante del Primo corpo d’armata o del responsabile dei disordini di inizio dicembre; scuse formali del Governo greco ai Paesi dell’Intesa. Nella nota viene accennata la possibilità di ulteriori sbarchi per motivi militari e l’intenzione Alleata di riservarsi la massima libertà d’azione in caso di condotta inopportuna del Governo greco. In cambio l’Intesa promette di tenere a freno le truppe venizeliste.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Nota dell’Intesa alla Grecia: si chiedono riparazioni per gli eventi del 1 e 2 dicembre, assieme ad altre richieste.
Fronte meridionale
- Continua l’avanzata degli Imperi centrali sulle montagne moldave e a ovest e sud di Focşani.
- I bulgari falliscono l’attacco alla testa di ponte di Brăila, ma mantengono le posizioni a est di Măcin.
Fronte asiatico ed egiziano
- Magharah Wells, Hasna e Nekhel (Sinai) liberate dagli ottomani.
Fronte d’oltremare
- Finisce la campagna delle forze del Sudan in Darfur.
Parole d'epoca
Sorpresa di fine anno
di Otello Ferri, artigliere
Nebbioso, si fa il bagno in Gorizia. Alla sera siamo in attesa per andare in trincea e invece mi consegnano il foglio per la licenza. Verso le ore undici di notte, mentre il terzo battaglione se ne va i trincea, faccio gli auguri ai vecchi amici e compagni, li lascio quasi a malincuore. Mi metto in marcia, passando da Oslavia, San Floriano; mi fermo a Cerovo Basso riposando nelle nostre cucine in compagnia dei cucinieri. Poi si festeggia la fine e il principio dell'anno abbastanza bene.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
L'attività delle artiglierie, normale nella zona montuosa, si mantenne ieri più viva nella zona a oriente di Gorizia e sul Carso, dove i nostri tiri fecero esplodere un deposito di munizioni dell' avversario.
Firmato: CADORNA