Basta un nome: Ortigara
Nel 1920 erano circa 2.000 a posare una colonna mozza, spezzata, a commemorare la vita dei compagni caduti. Non è un caso se la prima adunata nazionale degli Alpini, “pellegrinaggio” nei manifesti d’epoca, si sia tenuta lì, sulla cima del Monte Ortigara.
Tre anni prima l’esercito italiano doveva ancora limare gli ultimi vantaggi rimasti agli austriaci dopo la “Strafexpediton”. Il 10 giugno l’altopiano dei Sette Comuni torna a illuminarsi sulla nostra scacchiera: Cadorna ordina l’offensiva lungo una quindicina di chilometri, l’Ortigara è solo uno degli obiettivi, ma resterà il più iconico. Il tempo è pessimo, i temporali hanno già ritardato l’attacco e minacciano di condizionarne l’esito, ma nella sfortuna ci dice bene: il nostro bombardamento preliminare non è stato granché, le difese asburgiche sono pronte a riceverci, ma la nebbia ci maschera.
Sarà comunque un massacro. Al termine della prima giornata gli Alpini hanno sputato sangue per espugnare solo il passo dell’Agnella e una porzione di Ortigara, ma lungo tutto il resto del fronte siamo respinti. Risultati infimi.
L’unico aspetto positivo ci riguarda molto poco: è la contemporaneità con le manovre britanniche sul fronte occidentale, ma siccome non stiamo impegnando forze tedesche è più una questione ideale.
Sul crinale di Messines il Generale Plumer fa opera di assestamento, guadagna qualche metro e soprattutto approfitta della relativa calma per ricostruire difese accettabili. I britannici attaccano anche a sud del fiume Souchez, avanzando qualche centinaio di metri per una larghezza di circa tre chilometri.
Intanto a Londra sembrerebbero aver cambiato idea: niente passaporti per la minoranza interessata alla Conferenza di Stoccolma; al massimo si può andare a Pietrogrado e parlare con i russi, non con i tedeschi.
E con i russi parla Wilson, tramite un messaggio consegnato dalla sua diplomazia. Washington vuole precisare meglio le sue idee a chi comanda l’ex Impero zarista. «Gli scopi americani sono stati travisati nelle ultime settimane». La lettera inizia con la solita dose di idealismo umanitario: non combattiamo per interesse, ma per la libertà dei popoli. Poi però arriva la parte interessante, l’invito a diffidare delle parole e degli intrighi tedeschi. «La Germania aspira allo status quo ante bellum, ma questa guerra è scaturita proprio da quella situazione, che dunque va modificata. I torti devono anzitutto essere riparati e si devono ottenere garanzie per il futuro. Non può essere preso in considerazione un rimedio qualsiasi solo perché riassunto in una formula simpatica e grata all’orecchio. Non è con le frasi che si può ottenere questo risultato pratico. Nessun popolo può essere costretto ad accettare una sovranità che rifiuta e non si dovrà insistere su nessun pagamento di indennità, eccetto il rimborso per i danni causati». Ogni riferimento alla formula “né annessioni, né indennizzi” è evidente e voluta.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Il Presidente Wilson, in una nota al Governo russo, espone nuovamente i fini di guerra statunitensi.
Fronte occidentale
- I britannici guadagnano terreno nella regione di Messines.
- A sud del fiume Souchez i britannici penetrano nelle linee tedesche per una profondità di oltre 800 metri su un fronte di 3.200 metri.
Fronte italiano
- Battaglia dell'Ortigara: gli italiani iniziano un'offensiva sull'altopiano di Asiago; espugnato il passo dell'Agnella.
Fronte d’oltremare
- Inizio delle operazioni che spingeranno i tedeschi verso il fiume Lukuledi (Africa orientale tedesca).
Dal fronte italiano
REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DI GUERRA N. 744 - 10 GIUGNO 1917 - ORE 18:00
Su tutta la fronte l'attività da entrambe le parti si limitò ieri ad azioni d' artiglieria. La nostra, con efficaci tiri, disperse convogli nemici in Valle d' Adige, in Valle di Terragnolo e sulla rotabile da Santa Lucia di Tolmino a Chiapovano.
Sul Carso nostre pattuglie in ricognizione riportarono dieci prigionieri.
Generale CADORNA