L’idealista
Una vecchia pubblicità recitava più o meno così: «Quanto ci piace chiacchierare». Woodrow Wilson, idealista convinto, potrebbe farne il testimonial. Non fraintendetemi, le sue non sono chiacchiere, quello letto al Congresso il 4 dicembre è un discorso molto lungo, a parer mio molto bello, di sicuro un manifesto ideologico, purtroppo un filo utopico: «La potenza tedesca è senza coscienza, né onore, incapace di una pace seria. Questa orribile cosa deve essere abbattuta. […] È impossibile stabilire un Codice di giustizia finché tali forze saranno in piedi. Ma quando ciò sarà ottenuto saremo liberi di fare cose senza precedenti. Saremo liberi di fondare la pace su generosità e giustizia, all’infuori di tutte le rivendicazioni egoistiche. […] Il nostro compito è vincere la guerra e nulla ci distoglierà dal farlo. Considereremo vinta la guerra solo quando il popolo tedesco, con rappresentanti credibili, sarà pronto ad accettare una soluzione basata sulla giustizia e sulla riparazione dei torti. […] I successi conquistati dalla Germania con l’abilità, l’industria, la scienza e l’iniziativa noi non li discutiamo, né li combattiamo, piuttosto li ammiriamo. Ma non accettiamo la dominazione politica e
militare. La pace deve rimediare a questi mali, deve liberare i popoli, compresi quelli dell’Austria-Ungheria, dei Balcani e della Turchia, dall’impudente dominazione straniera, dall’autocrazia militare e commerciale della Prussia. […] Non vogliamo male all’Impero tedesco o a quello austro-ungarico, non vogliamo intervenire nei suoi affari interni. Noi combattiamo anche per l’emancipazione di quei popoli. Nessuna minaccia all’esistenza, all’indipendenza o allo sviluppo pacifico. […] Le voci dell’umanità domandano la fine della guerra, ma non chiedono vendetta. Gli enormi danni dovranno essere riparati, ma non commettendo danni analoghi contro la Germania e i suoi alleati. […] Se tutte queste cose si fossero spiegate nettamente, fin dal principio, avremmo mantenuto la simpatia e l’entusiasmo del popolo russo. Il sospetto e la diffidenza sarebbero stati spazzati via. Quella gente fu avvelenata dalle stesse menzogne propinate al popolo tedesco. Il solo antidoto è la verità. […] A gennaio dissi che tutte le nazioni del mondo avevano diritto alla libertà dei mari e a un accesso sicuro. Non mi riferivo solo alle nazioni più piccole, ma anche alle più potenti e persino ai nostri nemici attuali, come l’Austria-Ungheria. La giustizia e l’uguaglianza di diritti possono essere ottenuti solo a gran prezzo. […] Un ostacolo imbarazzante sulla nostra strada è che siamo in guerra con la Germania, ma non con i suoi alleati. Quindi propongo al Congresso di dichiarare lo stato di guerra tra gli Stati Uniti e l’Austria-Ungheria. Questa conclusione non vi deve sorprendere, è una conseguenza logica e inevitabile del mio ragionamento, perché l’Austria-Ungheria, al momento, non è padrona di sé stessa, ma vassalla dei tedeschi».
La riapertura del Congresso a Washington coincide con la chiusura della battaglia di Cambrai. I britannici completano la ritirata, lasciando al suo destino il bosco di Bourlon. «Gas velenosi, pozze d’acqua stagnante e cadaveri. La foresta era un posto disgustoso. I nostri uomini vivevano nelle maschere antigas». Con l’inverno alle porte Londra si schiera su posizioni meno rischiose, ma a questo punto si può considerare la partita pari e patta, nonostante la Germania non sia tornata ovunque sulla griglia di partenza. Anche le perdite grossomodo si equivalgono: tra le 40.000 e le 50.000 a testa. Ai britannici resta solo la soddisfazione di aver forzato la linea Hindenburg.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Le operazioni britanniche ad Aden (Yemen) vengono descritte nella House of Lords.
- Messaggio del Presidente Wilson al Congresso statunitense.
Fronte occidentale
- Fine della battaglia di Cambrai: Bourlon Wood evacuato dai britannici.
- Attivi gli idrovolanti inglesi.
- Settore di Verdun: fallisce il tentativo tedesco di raggiungere i settori di Avocourt e Forges.
Fronte italiano
- L’artiglieria austro-tedesca è molto attiva verso il fiume Brenta.
Fronte asiatico ed egiziano
- Azioni minori a nord di Giaffa e sulla strada per Gerusalemme.
Dal fronte italiano
REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DI GUERRA N. 961 - 04 DICEMBRE 1917 - ORE 18:00
All' alba di ieri, in regione Giudicarie, nuclei nemici, che dopo preparazione di artiglieria, attaccarono la nostra linea avanzata sul versante sud di Val Daone, vennero respinti.
Durante la giornata, sull' Altipiano di Asiago, l' artiglieria nemica fu molto attiva fra il monte Sisemol e il monte Castelgomberto. Nostri riparti esploranti riportarono qualche diecina di prigionieri e nostre batterie eseguirono nutriti concentramenti di fuoco su ammassamenti di truppe avvistati nel bosco di Gallio, a sud-ovest di Asiago e al nord di monte Tondarecar. Truppe ed accampamenti avversari vennero pure battuti da nostri aerei in Valle Galmarara e zone adiacenti.
Un tentativo di fanteria nemica ad oriente di monte Badenecche venne prontamente arrestato col fuoco.
Tra Brenta e Piave sul monte Spinoncia, in breve azione vennero catturati alcuni nemici. Colonne avversarie, che, risalendo la Val di Seren e scendendo quella del Piave, si avvicinavano alla fronte, vennero battute e fermate dalle nostre batterie.
Lungo il Piave da Vidor al mare, l' attività delle artiglierie, si mantenne moderata.Due palloni frenati nemici vennero abbattuti.
GENERALE DIAZ