Idealismo contro realismo
«Oltre a Trento e Trieste, l’Italia reclama il Tirolo tedesco, l’Istria, le isole dell’Adriatico, l’Albania e il Dodecaneso, senza contare i vantaggi nell’Asia Minore. Se questi accordi venissero applicati semineremmo molteplici germi di conflitto».
L’intervento di Marius Moutet, deputato socialista francese, è la logica conseguenza della pubblicazione russa dei trattati segreti. Attenzione, Moutet non è un pacifista, per prima cosa ha sottolineato l’assoluta necessità della vittoria. Il suo affondo è duro, ma non vuole essere un attacco all’Italia, quello è un esempio, le preoccupazioni di Moutet sono più generali e abbracciano anche la questione mediorientale. L’invito è a ridiscutere e precisare nuovi scopi di guerra «conformi ai principi del diritto».
La replica del Governo francese è affidata al Ministro degli esteri Pichon: «Abbiamo considerato la presa di Gerusalemme come una liberazione, una vittoria del mondo civile. È la liberazione delle popolazioni della Palestina, dove sarà istituito un regime internazionale di giustizia e libertà».
Ok, però un regime internazionale non significa indipendenza, non si accorda bene con le promesse di “autodeterminazione dei popoli”; puzza un po’ di protettorato.
Anche sull’Italia la risposta non può ricalcare i principi tanto sbandierati: «Avete parlato dei nostri accordi con l’Italia. Vi rendete conto di quali problemi potrebbero nascere dal metterli in discussione? Quello è un contratto grazie al quale l’Italia è intervenuta nella nostra guerra».
Dunque nessuna beneficenza. Già si sapeva, è normale. Le difficoltà nel far collimare le belle parole, gli spot, con politiche dettate da convinzioni molto più materiali sono palesi. È sempre pericoloso per un realista avventurarsi e indugiare troppo nel campo dell’idealismo. E viceversa.
Il 28 dicembre anche in Inghilterra si chiede una nuova discussione sul tema. Da una conferenza speciale tra sindacati e associazioni laburiste e socialiste esce un memorandum firmato Henderson: «L’influenza infelice della tirannide tedesca deve sparire e il militarismo deve essere abbattuto ovunque. La politica del mondo operaio consiste nell’ottenere, quanto più presto sia possibile, una soluzione fondata su principi capaci di garantire la sicurezza delle democrazie. Le modificazioni territoriali non devono essere dettate da desideri di annessione o da mire imperialistiche, né da ragioni strategiche. Devono essere effettuate solo nell’interesse del progresso della civiltà e della pace mondiale. La politica commerciale non dovrà basarsi sull’oppressione economica del popolo tedesco dopo la guerra».
Il memorandum è approvato nonostante l’opposizione del sindacato dei marinai; loro non hanno intenzione di “perdonare” la Germania, non adesso almeno.
Per altro gli Imperi centrali non fanno nulla per smorzare le antipatie: i cieli veneti sono ancora solcati da aeroplani austro-tedeschi, ma questa volta il raid va a segno e per Padova è una notte tragica; una quindicina i morti, 60 i feriti.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Pichon, Ministro degli esteri francese, tiene un discorso delineando le mire di guerra della Francia.
- In una speciale conferenza tra associazioni laburiste, socialiste e Trade Union è accolto il memoriale laburista sugli obiettivi di guerra.
Fronte occidentale
- Grande attività su entrambi i fronti a nord di Saint-Quentin.
Fronte italiano
- Bombardata Padova: 13 morti e 60 feriti.
- Distrutti i ponti austro-ungarici a Zenson (Basso Piave).
Fronte asiatico ed egiziano
- Turco-tedeschi respinti a nord di Gerusalemme. Ramallah e Beitunia vengono catturate.
Dal fronte italiano
REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DI GUERRA N. 985 - 28 DICEMBRE 1917 - ORE 18:00
In Val Giudicarie ed in Val Lagarina, pattuglie nemiche vennero fugate. Sull' Altipiano di Asiago, a ovest di Canove di Sotto, una nostra compagnia, con fortunato colpo di mano, accerchiò il presidio di un posto avanzato nemico catturando l' ufficiale 25 soldati e molto materiale bellico. Fra Cesuna e Canove, nostre ardite pattuglie irruppero nella linea nemica riportandone prigionieri l' ufficiale e 36 soldati. Contro numerose forze avversarie, segnalate in Val di Ronchi, venne inviata una poderosa squadriglia di Caproni che le bombardò con risultati assai soddisfacenti. Dal Brenta al litorale si ebbero solo azioni di artiglieria: nostri medi calibri colpirono un campo di aviazione nei pressi di Conegliano obbligando l' avversario a sgomberarlo, e mentre sull' ansa di Zenson si abbatteva un nutrito fuoco di bombarde, distrussero 4 passerelle gittate dal nemico a tergo dell' ansa stessa.
GENERALE DIAZ