Bombardata Brescia
Ancora una volta la guerra moderna supera il fronte, viaggia lontano e si abbatte sulle città. Il 15 novembre l’aviazione asburgica bombarda Brescia, il raid segue di ventiquattro ore quello su Verona: le due azioni causano una cinquantina scarsa di vittime e almeno altrettanti feriti, tutti civili, meno due bersaglieri.
Anche l’Italia inizia a dover fare i conti con quell’insana “voglia” di vendetta, quella becera vocina pronta a giustificare i peggiori crimini di guerra: c’è, per esempio, chi suggerisce di farsi scudo con i prigionieri. Un altro step della civiltà umana rischia di sbiadire.
Sul fronte balcanico l’esercito serbo è con l’acqua alla gola. L’evacuazione del passo di Babuna e la pressione sulla bassa Morava costringe tutti i reparti ad accelerare l’andatura, la priorità è superare le montagne e ripiegare in fretta verso ovest, verso il Montenegro e l’Albania; tutto il materiale non trasportabile viene abbandonato. Nella Macedonia orientale i bulgari vincono la battaglia di Ovche Pole.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Il Foreign Office pubblica un report sugli attacchi contro ufficiali britannici in Persia.
- Alla Camera dei Comuni inglese il Ministro degli Esteri fa un'esposizione finanziaria, dalla quale appare lo sforzo gigantesco fatto dall'Impero britannico: 1.590.000.000 di sterline come spese dell'anno, debito complessivo preventivato per la fine dell'anno 2.200.000.500 sterline (55 miliardi di lire), Le previsioni saranno poi superate.
- Discorso di Winston Churchill in risposta alle spedizioni di Anversa e dei Dardanelli.
Fronte Italiano
- Raid austro-ungarico su Brescia: il bombardamento causa otto morti e una decina di feriti.
Fronte meridionale
- I serbi, ridottisi sulla sinistra della Morava meridionale, cominciano la ritirata verso il Montenegro e l’Albania attraverso la regione dei monti Kopaonik.
- Vittoria bulgara nella battaglia della Ovche Pole contro i serbi.
Fronte asiatico ed egiziano
- Vengono attaccate con successo le trincee turche dalla 52esima divisione a Gallipoli.
Parole d'epoca
Trinciamo i reticolati
di Giuseppe Cordano, Caporalmaggiore
Folgaria (TN)
Da un ordine del comando si effettuano i preparativi per un'azione sempre al solito trincerone “Durer”.
Aeroplani nostri e austriaci sorvolano la zona, si mitragliano poi se ne vano. Verso le dieci del mattino le nostre artiglierie iniziano un cannoneggiamento alle linee nemiche, che rispondono con altrettanto accanimento sparando però sulle nostre retrovie.
Alla sera tutto il 3° battaglione è in posizione nelle linee avanzate. Questa volta, però, prima dell'azione i reticolati devono essere demoliti con i tubi di gelatina ed aprire un varco per il passaggio della truppa d'assalto.
Tocca alla squadra dei guastatori di cui faccio parte.
Sulla prima notte bisogna rassegnarsi ad uscire. Siamo due squadre, una della 10.a e una della 11.a Compagnia. Sono due tubi da far esplodere, portati a mano da tre soldati ogni tubo.
Avanziamo cautamente sino all'avvallamento; dopo una breve sosta, strisciando ventre e muso a terra, ci portiamo sotto i reticolati nemici.
Ci colleghiamo i due gruppi e iniziamo l'appostamento dei tubi. Intanto spira un vento glaciale e pungente, ma è anche fortuna nostra perché il suo sibilo copre il rumore di nostri movimenti,
Siamo ormai presi dal nostro lavoro, non pensiamo ad altro. Finalmente è messo a posto un tubo, poi anche il secondo. La nostra tensione nervosa è bruciante ma siamo calmi.
Accoppiamo le due micce, i quattro compagni si ritirano coll'ufficiale nostro. In due prepariamo la capsula di accensione e ci ritiriamo anche noi dietro a un sicuro riparo già scelto in precedenza.
Ecco uno scoppio, un secondo scoppio; due vampate di fuoco rischiarano la notte buia. Subito il nemico apre il fuoco di fucileria e mitragliatrice intenso e furibondo. Entrano in azione anche le artiglierie che battono le retrovie.
Siamo fermi ai nostri posti, per circa due ore continua il fuoco, poi cessa e torna la calma.
L'ufficiale si rende conto del risultato dell'esplosione dei due tubi: un varco è stato aperto nella prima fila dei reticolati nemici, ma vediamo esiste una seconda fila di reticolati intatta, forse ce ne sarà una terza.
Rientriamo nelle nostre trincee per fortuna incolumi. Poi si ritorna sul posto dello scoppio con un Capitano dello Stato Maggiore al Comando di Divisione che si rende conto della situazione e della intensità dei reticolati nemici ancora intatti e ordina al comandante del Battaglione di rinviare l'azione contro il trincerone austriaco.
Durante la sparatoria nella notte ci furono vari soldati nostri feriti in trincea.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
In Valle di Ledro, l' avversario, dopo intensa preparazione di fuoco d' artiglieria segnalato nel bollettino di ieri, attaccò insistentemente le nostre posizioni a settentrione della conca di Bezzecca.
Gli attacchi, respinti il giorno 13, si rinnovarono il 14 con maggiore violenza, ma furono parimenti ributtati.
Sul Carso è continuata ieri l' azione.
Per tutto il giorno l' artiglieria nemica concentrò violento ed ininterrotto fuoco di pezzi d' ogni calibro sul trinceramento delle «frasche» a fine di liquidarne le nostre fanterie.
Gl' intrepidi sardi della brigata Sassari resistettero però saldamente sulle posizioni conquistate e con ammirevole slancio espugnarono altro vicino ed importante trinceramento detto «dei razzi».
Fecero al nemico 278 prigionieri, dei quali 11 ufficiali.
Firmato: CADORNA