Panico in borsa a New York e Londra
A Parigi viene assassinato Jean Jaurès, leader socialista e cardine dei movimenti pacifisti europei. Viene ucciso da Raoul Villain, in un Café a Montmartre. Gli interventisti prendono il sopravvento.
Il 31 luglio segna il punto di non ritorno. L’Austria-Ungheria allerta le truppe sul fronte orientale e abbandona le trattative; Berlino non è più disposta a mediare.
Il panico investe le borse di New York e Londra.
In poche ore viene ordinata la mobilitazione generale in Russia, Francia e Germania.
I tedeschi hanno inviato due ultimatum, uno a San Pietroburgo e uno a Parigi: ventiquattro ore per revocare gli ordini militari. Il Kaiser dichiara lo stato di «pericolo di guerra».
Olanda e Belgio, neutrali, non si fidano dei vicini e allertano le proprie truppe.
Su un punto la Gran Bretagna non transige. Chiede, diciamo intima, a Francia e Germania di rispettare la neutralità belga. "Tenete il casino lontano dalla Manica, quella è la nostra piscina".
I francesi accettano, nonostante le tentazioni; i tedeschi sono decisamente più evasivi.
L’attenzione si sposta sull’Italia. Vienna garantisce di non voler conquistare nuovi territori. Ha un’idea molto più sottile: rendere la Serbia uno stato vassallo, mantenendo immutati i confini. Otterrebbe il dominio nei Balcani, senza le fastidiose compensazioni per l’Italia.
Roma si mantiene neutrale. Non abbandona la Triplice Alleanza, ma resta a guardare. Per una guerra non siamo pronti; conviene prender tempo, aspettare il corso degli eventi e decidere più avanti.
Lungo il confine bosniaco già si combatte: l’esercito serbo riesce a fermare gli austro-ungarici a Smederevo. Non male.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Il leader socialista Jean Jaurès viene assassinato a Parigi. L'assassino arrestato, lo studente Raoul Villain, dichiara di averlo ucciso perché lo considerava un nemico della Francia dopo la sua campagna contro la ferma triennale.
- La Germania dichiara lo “stato di minaccia di guerra” e invia un ultimatum alla Russia, chiedendo di interrompere la mobilitazione entro 12 ore, e uno alla Francia perché dichiari, entro 18 ore, se si manterrà neutrale.
- L’Austria-Ungheria annuncia la mobilitazione generale, compresi gli uomini fino a 50 anni. Il Consiglio della Corona decide di continuare la guerra contro la Serbia, incurante del pericolo della mobilitazione russa.
- Il Belgio dichiara la mobilitazione generale a partire dal giorno seguente. I collegamenti ferroviari belgi in Germania vengono sospesi.
- Anche in Turchia inizia la mobilitazione generale.
- Il Regno Unito chiede garanzie a Francia e Germania che la neutralità belga sia rispettata. La Francia dà una garanzia immediata senza riserve; la Germania ignora la richiesta.
- Churchill ordina la confisca delle navi turche “Sultano Osman” e “Reshadieh” e ne cancella la consegna.
- La Francia si prepara a rifiutare l'ultimatum tedesco. Il Governo francese ordina la mobilitazione generale per il 1° agosto.
- L’Ambasciatore francese a Londra, Paul Cambon, va ad incontrare il Ministro degli esteri britannico Grey per verificare l’impegno inglese.
- Crisi finanziaria a Londra: la Borsa chiude. Panico anche a New York.
- Il Consiglio dei Ministri italiano vota la neutralità dell’Italia.
- Bulgaria, Olanda e Spagna proclamano la loro neutralità.
Fronte occidentale
- Pattuglie di cavalleria tedesca nella notte sul 1° agosto sconfinano in Francia.
Fronte orientale
- I russi fanno saltare in aria il ponte ferroviario sulla linea Vienna-Varsavia.
Fronte meridionale
- I serbi fermano gli austro-ungarici a Semendria (Smederevo) e sulla frontiera bosniaca.
Parole d'epoca
Barone Ludwig von Flotow
Ambasciatore tedesco a Roma
Il Governo locale ha discusso, al Consiglio Ministeriale tenuto oggi, la questione dell'atteggiamento dell'Italia nella guerra.
Il Marchese San Giuliano mi ha detto che il governo italiano ha considerato la questione in ogni aspetto ed è giunto nuovamente alla conclusione che la procedura austriaca contro la Serbia deve essere vista come un atto di aggressione e che di conseguenza un casus foederis, secondo i termini del trattato della Triplice Alleanza, non esisteva.
Perciò l'Italia avebbe dovuto dichiararsi neutrale.
Alla mia violenta opposizione a questo punto di vista il ministro continuò a dichiarare che poiché l'Italia non era stata informata in anticipo della procedura austriaca contro la Serbia, poteva con meno ragioni aspettarsi di entrare in guerra, dato che gli interessi italiani erano direttamente danneggiati dall'azione austriaca.
Tutto ciò che poteva dirmi ora era che il governo locale si riservava il diritto a determinare se fosse possibile per l'Italia intervenire più tardi tra gli alleati, se, al momento, gli interessi italiani fossero stati soddisfacentemente protetti.
Il ministro, che era in uno stato di grande eccitazione, disse per spiegare che l'intero Consiglio dei Ministri, eccetto se stesso, aveva mostrato un'evidente avversione per l'Austria.