18 Novembre, 1915

Il trincerone della morte

Sono passati appena quattro giorni, ma l’incubo della guerra torna ad accanirsi su Verona. Dal cielo piovono altre bombe, così come a Vicenza, Grado e Udine; una cinquantina tra morti e feriti.
Il 18 novembre l’artiglieria italiana replica sommergendo Gorizia per circa tre ore e mezzo. L’alto Comando annuncerà di aver «bombardato le caserme austriache», in realtà abbiamo colpito molto di più, non siamo così precisi. La città è devastata, vantaggi militari se ne vedono pochini, forse nessuno.
Sulla linea del fronte il sergente maggiore Bertini guida la sua compagnia nella "Trincea delle frasche". Prende posizione e scrive: «Il quadro che ho visto era orrendo, anzi, posso ben definirlo macabro. Il luogo è giustamente chiamato ‘trincerone della morte’. Sì, meglio di così non poteva essere denominata quella trincea. I cadaveri colà vi erano semplicemente a mucchi. Ve ne erano di quelli morti da un giorno, altri da dieci e quindici giorni, dai quali esalavano fetori insopportabili. […] Quei corpi mutilati non dovevano aver pace neanche dopo morti. A ogni esplosione venivano lanciati per aria cadaveri, braccia, gambe, che poi andavano a sfracellarsi sulle rocce del Carso»


Sul fronte balcanico gli austro-tedeschi avanzano lungo la piana del Kosovo: i serbi provano a resistere sulla linea Mitrovica-Pristina. Situazione drammatica anche in Macedonia, dove i bulgari premono tra Prilep e Monastir. E non è finita, in Montenegro le truppe di Re Nicola sono costrette a ripiegare sulla Drina.

Davide Sartori

GLI AVVENIMENTI

Politica e società

  • Il Governo degli Stati Uniti giudica insoddisfacente la Nota asburgica sull’affondamento dell’ "Ancona”.
  • Denys Cochin, delegato francese, viene ricevuto da Re Costantino di Grecia.

Fronte occidentale

  • I canadesi assaltano le trincee nemiche a sud-ovest di Messines.

Fronte italiano

  • Aeroplani austro-ungarici lanciano bombe su Verona ferendo quattro civili, e su Udine, 12 le vittime, una trentina i feriti (tra cui 8 soldati).

Fronte meridionale

  • Gli austro-tedeschi avanzano parallelamente alla piana del Kosovo.
  • L’armata serba viene divisa in due fronti: Mitrovica-Pristina e Prilep-Monastir (Bitola).
  • In Montenegro, le truppe di Re Nicola, attaccate da forze superiori, ripiegano sulla Drina.

 

Parole d'epoca

Il trincerone della morte

di Cesare Ermanno Bertini, Sergente Maggiore

Trincea delle Frasche (GO)

Il Capitano ha voluto che rimanga vicino a lui al fine di potergli recare informazioni qualora gli abbisognassero.

Essendo stato dato l’allarme che gli Austriaci stavano avanzando, dietro ordine del sig. Ten. Colonnello, io, seguito dal fedele Leoncini, il quale volonterosamente mi aveva accompagnato nelle ricognizioni a Monfalcone, sono andato a vedere se realmente il nemico avanzava.

Assicuratici che nulla vi fosse, ci siamo affrettati per darne notizia ma, nel ritorno una pallottola colpì il Leoncini il quale ha avuto fortunatamente la mammella sinistra leggermente forata.

Alle ore 17, essendo venuto l’ordine, la compagnia ha cominciato a sfilare andando ad occupare la trincea delle frasche, ossia il ben triste trincerone della morte!

Il mio compito era quello di assicurarmi che la compagnia sfilasse con regolarità. Il quadro che ho visto era orrendo, anzi posso ben chiamarlo macabro.

Il luogo è giustamente chiamato “Trincerone della morte”.

Si, meglio di così non poteva essere denominata quella trincea.

I cadaveri colà vi erano semplicemente a mucchi. Ve ne erano di quelli morti da un giorno, altri da dieci e quindici giorni dai quali esalavano fetori insopportabili.

Eravamo tutti demoralizzati nel vedere quei poveri disgraziati compagni nostri, chi con la faccia insanguinata, chi decapitati e chi squarciati orribilmente.

Ma qui sfortunati figli, quei corpi mutilati, non dovevano aver pace anche dopo morti!!

Ogni qualvolta che scoppiava una granata rimanevamo terrorizzati perché dovevamo assistere, nostro malgrado, a scene orrende.

Ad ogni esplosione venivano lanciati per aria cadaveri, braccia, gambe che poi andavano a sfracellarsi sulle rocce del Carso.

Quante madri e quante spose piangeranno senza che s’immaginino che i loro cari sono in briciole, in polvere! Ecco cos’è la guerra… Una infinità di dolori!!

Erano circa le ore 20 quando sono andato in cerca del Capitano per dargli delle informazioni. Ma, nel mentre che stavo disimpegnando la mia missione, una pallottola mi ha squarciato orribilmente il braccio sinistro.

Dal gran dolore sono caduto a terra svenuto: sarei rimasto certamente li, se un mio buon amico non mi avesse trasportato al posto di medicazione.

Appena fatte le medicazioni del caso, sono stato trasportato nell’Ospedaletto di Foliano dove ho passato una nottata terribile.

 

Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano

DAL FRONTE

Ulteriori notizie mettono in luce l' importanza della felice operazione offensiva svolta dalle nostre truppe nel vallone detto dell' Acqua sulle alture a nord-ovest di Gorizia. Accertata la presenza colà di numerosi trinceramenti e reticolati, ne fu iniziato l' attacco metodico impegnando con alcuni reparti l' avversario sulla fronte, mentre altri risalivano i fianchi del vallone con l' intento di aggirarlo. L' avanzata delle fanterie, appoggiate in modo perfetto dalle artiglierie, durò dalle 13 alle 17, assai contrastata, però, dal maltempo. Alle 17 i reparti avvolgenti si congiungevano infine alla testata del vallone. Pochi tra i nemici, sfuggendo attraverso camminamenti coperti, riuscirono a salvarsi dal' accerchiamento. La maggior parte rimase sul terreno dell' azione, trovato poi ricoperto di cadaveri. In un solo fortissimo trinceramento ne furono contati 203, dei quali una ventina d' ufficiali. Furono finora raccolti circa 300 fucili, scudi, casse di munizioni e altro materiale da guerra.
Ieri per tutto il giorno intensa azione delle opposte artiglierie. Quella nemica si mostrò particolarmente attiva nella zona di Gorizia. Fu constatato che dalle vicinanze della città e persino dall' interno di essa partivano numerosi colpi d' ogni calibro contro le nostre posizioni.

Furono anche viste colonne di truppe provenienti dalla città valicare i ponti sull'Isonzo e ascendere alle alture del Sabotino e del Podgora per rinforzare le difese e sostituirvi le truppe impegnate.
Nostri aviatori e posti d' osservazione hanno accertata l' esistenza di batterie appostate sulla cerchia delle alture che dominano Gorizia da oriente.

Firmato: CADORNA

Come in una macchina del tempo, ogni giorno una nuova pagina del diario.
Le testimonianze, le immagini, i filmati negli archivi e nei giornali dell'epoca.

Sono nato a Roma nel dicembre del 1984, mi sono diplomato al liceo scientifico J.F. Kennedy e ho frequentato la facoltà di Scienze della Comunicazione all’università la Sapienza, ma non mi sono laureato.

I miei interessi? Un po’ di tutto, come molti trentaduenni. Lo sport, la politica, la Storia del ‘900. Niente di eccezionale.


Dal dicembre 2003 al marzo 2005, ho scritto per un giornale locale (Il Corriere Laziale), quindi ho fatto uno stage con una piccola televisione satellitare (Nessuno TV).
Nel 2011 la Graphofeel edizioni ha pubblicato il mio libro “Mens insana in corpore insano”, il racconto di una vacanza on the road da Roma a Capo nord.
Dall’agosto 2013 al gennaio 2014 ho ricominciato a scrivere di calcio quotidianamente, con articoli e pronostici sportivi sul sito http://www.scommessepro.com/
Da giugno 2014 racconto la Grande Guerra, giorno per giorno.

Davide Sartori