20 Settembre, 1916

Brusilov ha vinto, ma non abbastanza

"Vare, redde mihi legiones!” La portata storica e il pathos non sono paragonabili con la supplica augustea, ma il senso è quello. La Grecia, forse per rabbonire l’Intesa, chiede alla Germania la restituzione del IV corpo d’armata, arresosi a Kavala. Nonostante il certo fastidio reale, Atene non può permettersi un “muro contro muro” con gli Alleati. Il nuovo Governo, tramite il Ministro degli esteri, chiede di essere riconosciuto e per certi versi legittimato dalle Potenze dell’Intesa, ma i diplomatici di Parigi, Londra e Pietrogrado si limitano a ignorare il Ministro degli esteri greco, neanche fosse un venditore al citofono. “No, grazie, non ci interessa”.

Sul fronte orientale l’autunno precoce complica la vita a tutti, appesantisce il terreno, lo rende semi-impraticabile, elimina ogni velleità d’offensiva e, di conseguenza, aiuta gli austro-tedeschi nella difesa. Tutti i giornali sono pronti a spergiurare sulle condizioni russe: “Stanno bene, mai stati meglio”, ma in realtà le armate zariste sono stanche, decimate, hanno perso più uomini di quanto si potesse immaginare e, nonostante riserve sulla carta “infinite”, si stanno dissanguando.

Senza contare un preoccupante proliferare delle diserzioni. L’offensiva di Brusilov può considerarsi conclusa; l’impeto, il suo fluido vitale, si è coagulato. Per Pietrogrado è stata un sostanziale successo, ma non abbastanza, non è stata determinante. Le indecisioni del Comando supremo e un’organizzazione approssimativa hanno pesato su un miglior esito già di per sé complicato.

Il cattivo tempo è protagonista anche sulla Somme, dove gli eserciti avversari si scagliano l’uno contro l’altro con crescente ferocia. I corpo a corpo sui parapetti delle trincee compongono un quadro di inconcepibile drammaticità, fatto di decine, centinaia, di cadaveri abbandonati. I tedeschi contrattaccano le nuove posizioni britanniche, ma non cambia nulla.
In Romania l’inerzia delle precedenti settimane si è invertita: i russo-rumeni ottengono un importante successo nella battaglia di Cobadin, arrestando l’avanzata di Mackensen in Dobrugia. Ma in Transilvania, pressati dalla controffensiva austro-tedesca a nord del passo di Vulcan, sono costretti a ripiegare a sud di Petrozsény.

Il 20 settembre è giornata di celebrazioni a Roma. Nell’anniversario della presa della capitale viene inaugurata la lapide commemorativa di Cesare Battisti, montata su Palazzo Venezia, proprietà asburgica fino al mese scorso. Chapeau.

Davide Sartori

GLI AVVENIMENTI

Politica e società

  • Il Governo greco chiede ai tedeschi il rilascio del IV corpo d’Armata, arresosi a Kavala e internato in Germania.
  • Un comunicato ufficiale parigino annuncia che, fra i Ministri francesi e gli italiani Arlotta e De Nava, si sono stabiliti accordi per sviluppare comunicazioni, scambi e trasporti tra Italia e Francia.
  • Il Governo albanese di Essad Pasha si insedia a Salonicco.

Fronte occidentale

  • Somme: controffensiva tedesca contro i britannici. Da Combles al fiume, sul saliente di Bouchavesnes, un attacco di sei divisioni soffre pesanti perdite.
  • Sud dell’Ancre: attacco notturno senza successo delle truppe neozelandesi.

Fronte orientale

  • Duri scontri sullo Stokhod, vicino la ferrovia Kovel-Rivne, respinti i tedeschi.
  • L’offensiva di Brusilov finisce con un sostanziale successo russo.

Fronte italiano

  • Gli italiani avanzano vicino Santa Caterina (est di Gorizia) e sul Carso a est del Vallone.

 Fronte meridionale

  • Battaglia di Cobadin: Mackensen fermato in Dobrugia; tedeschi, bulgari e turchi ripiegano.
  • Nord di Vulcan Pass, Transilvania: i rumeni si ritirano a sud di Petrozsény.

Fronte d’oltremare

  • Le truppe portoghesi attraversano il fiume Rovuma, che divide l’Africa orientale tedesca da quella portoghese. I tedeschi, dopo una flebile resistenza, abbandonano le proprie trincee.
  • I britannici occupano il porto di Kiswere (Tanzania).

Parole d'epoca

Cento pagnotte di cento bersaglieri

di Antonio Grasso, militare

Oggi la nostra batteria non fece fuoco , ma le altre spararono diversi colpi. La giornata è stata molto brutta, perchè à sempre piovuto e fece vento. Malgrado il tempo brutto, si dovette lavorare coll'acqua sulle spalle, ma siamo stati tranquilli che il nemico non ci sparò. Ma per le nostre povere Armi a piedi oggi è stata una brutta giornata, sia per il tempo brutto, sia perchè dovettero combattere accanitamente ma morendo  assai, perchè noi questa mattina abbiamo avuto 100 e più pagnotte che hanno portato indietro dalle prime linee, dei nostri Bersaglieri che erano restati morti. Quì, intanto che scrivo sono le ore 10 di sera e il tempo è molto brutto, piove e vento, e si sente le nostra fanterie che combattono accanitamente; si vede il faro nemico che ci rischiara fino a noi, si vedono i razzi alzarsi sulle nostre linee e si sente la fucileria e le bombarde e la mitragliatrice continuamente. Noi speriamo per questa notte di poter riposare. Anzi, se si poteva terminare i nostri burattini si doveva fare una rappresentazione, così abbiamo fatto una partita alle carte e poi al riposo; nella nostra stanza,che è sotto terra un metro e cinquanta e abbiamo circa due metri di terra di sopra, dormiamo in nove, ci sono gli otto servienti e io che sono Operaio, gli altri vanno al paese che si chiama Staranzano, distante circa 3 Km.

Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano

DAL FRONTE

Comando Supremo, 20 settembre 1916

Azioni diversive nella notte sul 19 e nella giornata di ieri furono tentate nei pressi di Casera Zebio (altopiano di Asiago), sul Col San Giovanni (testata Vanoi), lungo le pendici settentrionali del Colbricon (valle Travignolo) e sul costone del Vrsic (Monte Nero). Il nemico, che in qualche punto era riuscito a penetrare nelle nostre trincee, fu poi dai nostri immediati contrattacchi nettamente ricacciato ovunque. In valle Brenta, nostre piccole operazioni offensive, dirette ad assicurarci il possesso della riva sinistra del torrente Maso, portarono alla conquista dell'altura di quota 694 a nord di Ghisi. L'avversario subì sensibili perdite e lasciò nelle nostre mani una trentina di prigionieri, dei quali tre ufficiali.
Sul Carso intensa attività da ambo le parti in lavori difensivi, disturbati dalle intemperie.
Lungo tutto il fronte azioni saltuarie delle artiglierie e piccoli attacchi e contrattacchi, nei quali prendemmo una cinquantina di prigionieri.

Cadorna.


Settore di Salonicco : Sulle pendici meridionali dei M. Belas, rilevanti forze bulgare appoggiate da intenso fuoco di artiglieria attaccarono i nostri piccoli  posti  avanzati  fra Poroi  Alto e Matnica. Arrestato l'impeto dell'avversario, i nostri sostenuti dalla tenace difesa di un reparto  di  retroguardia ripiegarorno  ordinatamente  sulla  ferrovia  da  Doiran  a  Denùr Hissar.

Firmato: CADORNA

Come in una macchina del tempo, ogni giorno una nuova pagina del diario.
Le testimonianze, le immagini, i filmati negli archivi e nei giornali dell'epoca.

Sono nato a Roma nel dicembre del 1984, mi sono diplomato al liceo scientifico J.F. Kennedy e ho frequentato la facoltà di Scienze della Comunicazione all’università la Sapienza, ma non mi sono laureato.

I miei interessi? Un po’ di tutto, come molti trentaduenni. Lo sport, la politica, la Storia del ‘900. Niente di eccezionale.


Dal dicembre 2003 al marzo 2005, ho scritto per un giornale locale (Il Corriere Laziale), quindi ho fatto uno stage con una piccola televisione satellitare (Nessuno TV).
Nel 2011 la Graphofeel edizioni ha pubblicato il mio libro “Mens insana in corpore insano”, il racconto di una vacanza on the road da Roma a Capo nord.
Dall’agosto 2013 al gennaio 2014 ho ricominciato a scrivere di calcio quotidianamente, con articoli e pronostici sportivi sul sito http://www.scommessepro.com/
Da giugno 2014 racconto la Grande Guerra, giorno per giorno.

Davide Sartori