La neve raffredda il fronte del Pasubio
Sfrigolano sempre più le frizioni diplomatiche tra Germania e Norvegia, accapigliatesi sulla condotta dei sottomarini. Berlino si discolpa e accusa Oslo di esagerare, di ingigantire il problema e assumere un’attitudine ostile, poco amichevole; gli scandinavi paragonano il proprio atteggiamento a quello svedese e pretendono di essere trattati con lo stesso riguardo. Per tutta risposta i giornali berlinesi definiscono «ingrati» i norvegesi: “Il loro benessere è merito nostro”. A questo punto Oslo si lamenta del linguaggio troppo acceso della stampa tedesca e la querelle prende abbrivio.
Sul fronte occidentale gli Alleati riorganizzano le proprie linee dopo la fondamentale conquista di Sailly-Saillisel, limitandosi a respingere i contrattacchi delle armate del Kaiser. Le colline della Somme sono ormai nude, prive di qualsiasi vegetazione. «La morte è ovunque, nessuno potrebbe riconoscere e contare le vittime fatte a pezzi».
Time-out obbligato nella battaglia sul Pasubio: un’improvvisa bufera annienta ogni velleità offensiva di italiani e austro-ungarici, alle prese con circa 4.000 perdite a testa negli ultimi dieci giorni.
Roma continua però le manovre in territorio albanese, avanzando da Përmet verso il confine greco e raggiungendo Leskovik. Ora l’ala sinistra di Sarrail è più vicina.
Ad Atene Re Costantino sembra essersi convinto a ritirare e ricollocare altrove parte delle truppe concentrate a Larissa, il braccio di ferro con l’Intesa è per il momento scongiurato.
In Dobrugia gli eserciti di Mackensen attaccano i russo-rumeni lungo tutto il fronte, guadagnano terreno e occupano Tuzla.
A Pietrogrado non è giornata: il 20 ottobre la corazzata “Imperatrice Maria”, la migliore della flotta russa, è in porto a Sebastopoli. Si direbbe al sicuro, ma un incendio nella polveriera la affonda. Muoiono oltre duecento marinai.
Notizie fresche arrivano dall’Africa e interessano soprattutto l’Italia: in Etiopia è scoppiata una guerra civile. I giornali non se ne preoccupano più di tanto: «La lotta è per ora impegnata nel cuore Paese, lontano dalle colonie europee». In fondo eventi come questi sono descritti come «una normale consuetudine nella vita etiope».
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Rivoluzione in Etiopia.
- Conferenza anglo-francese a Calais: si discute l'eventuale partecipazione greca alla guerra.
- Nota tedesca alla Norvegia sulla politica dei sottomarini.
Fronte occidentale
- Respinti pesanti attacchi tedeschi a Schwaben e Stuff Redoubts (Thiepval).
Fronte meridionale
- Il Governo greco concorda di ritirare metà delle sue truppe concentrate a Larissa per ricollocarle altrove.
- L'esercito di Mackensen attacca tutta la linea in Dobrugia: guadagna terreno a est e prende Tuzla.
- Gli italiani in Albania occupano Leskovik, 25 km. a sud-est di Përmet.
Fronte d’oltremare
- Africa orientale: Il Generale Smuts afferma che i tedeschi sono relegati alle porzioni a sud-est di della colonia e che tutte le linee principali sono tenute dagli Alleati.
Operazioni navali
- La nave da guerra russa “Imperatrice Maria” affondata da una esplosione interna a Sebastopoli.
Parole d'epoca
Difendersi dai cecchini
di Guido Alunno, Militare, Regia Guardia di Finanza
Nova Vas, Slovenia
Noi dal “nido” adempivamo anche ad un’importante funzione: quella di avvertire i passanti inesperti, e li riconoscevano a colpo d’occhio, di abbassarsi molto, quando, pochi metri più avanti di noi, trovavano il cordone di pietre sventrato da un colpo di cannone, perché un ‘cecchino’ nemico appostato chi sa dove, forse con un fucile a cannocchiale, colpiva inesorabilmente chiunque fosse passato in piedi attraverso lo sventramento. In merito ai tiri del ‘cecchino’ ricordo bene due episodi: 1° una corvè di militari portava in prima linea scudi di acciaio per rafforzare la difesa. Erano alquanto pesanti, per cui ciascun militare ne portava uno poggiato sulla spalla e tenuto in piedi con una mano. Erano, tutti i militari della corvè, esperti del luogo, per cui non occorrevano avvertimenti, ma uno di loro, un certo Modica, siciliano, non si abbassò abbastanza ed un proiettile di fucile gli trapassò il
centro della mano destra e buono per lui che lo scudo non permise di trapassargli anche il cranio; 2° un giovane ufficiale, che vestiva un’impeccabile divisa grigioverde, passò davanti a noi, diretto alla prima linea. Io lo avvertii del pericolo e della necessità di abbassarsi molto nell’attraversare il punto sventrato del cordone di pietre.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
In Valle del Concei (Valle di Ledro) nella notte sul 19 nuclei nemici assalirono le nostre linee avanzate a nord-est di Lenzumo; furono prontamente ributtati. Sul monte Pasubio continuò ieri la lotta aspra e sanguinosa per il possesso del Dente. L' avversario non badando a sacrifici lanciò quattro violenti attacchi con dense masse di Kaiserjäger, nelle quali i nostri fuochi aggiustati aprirono ogni volta larghissimi vuoti. Dopo alterna vicenda, la forte posizione rimase in gran parte in nostro possesso. Infliggemmo al nemico perdite ingentissime e prendemmo 107 prigionieri, dei quali 10 ufficiali. Lungo la rimanente fronte azioni di artiglierie, più intense nella zona ad est di Gorizia e sul Carso. Velivoli nemici tentarono di bombardare il ponte sul But, nelle vicinanze di Tolmezzo, senza però riuscirvi.
ALBANIA: Sui monti Skeria, a est di Premeti, un nostro distaccamento occupò Ljaskoviza sulla rotabile Giannina-Koriza.
Firmato: CADORNA