Raid austro-ungarico su Padova
La speranza, o in questo caso l’illusione, è una brace facile da riattizzare. In Dobrugia Mackensen ripiega, nonostante il bollettino tedesco reciti: «Nessun avvenimento rilevante». Ma la controffensiva russo-rumena basta a riaccendere gli entusiasmi dell’Intesa; qualcuno parla addirittura di una probabile invasione della Bulgaria. Ecco, a Bucarest basterebbe anche meno. Sì, perché gli ottimisti fanno di tutto per ignorare l’altra faccia della medaglia, l’energica e disperata resistenza rumena lungo le valli della Valacchia settentrionale, dove, seppur a passo d’uomo, l’avanzata austro-tedesca continua e minaccia sempre più da vicino Câmpulung.
Sul fronte occidentale il roboante bombardamento sull’Ancre è un presagio di qualche grossa azione, mentre i francesi riconquistano Sailly-Saillisel lottando casa per casa, una porta alla volta, in tremendi corpo a corpo.
La sera dell’11 novembre la brutalità della guerra ghermisce Padova. Il raid asburgico non colpisce obiettivi militari, ma una delle bombe sganciate centra in pieno un baraccamento usato come rifugio: le vittime totali sono una novantina, a maggioranza donne e bambini. Resterà il peggior bombardamento subito da Padova durante la Grande Guerra.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Fronte occidentale
- I britannici bombardano i tedeschi sull’Ancre; I francesi ricatturano parte di Sailly-Saillisel e respingono l’attacco tedesco a Deniécourt.
Fronte orientale
- In Volinia, in Galizia e sui Carpazi la lotta tra russi e austro-tedeschi continua con alterna vicenda.
Fronte italiano
- Aeroplani austro-ungarici lanciano bombe su Padova: 85 le vittime, per la maggior parte donne e fanciulli; un'altra ventina i feriti.
Fronte meridionale
- I russo-rumeni occupano Topalu (riva destra del Danubio) e avanzano a sud.
- I serbi assediano il villaggio di Polog (Macedonia).
Fronte asiatico ed egiziano
- Raid aereo inglese a Be'er Sheva e Maghdaba.
Parole d'epoca
Le scarpe al sole
di Paolo Monelli, alpino
Siamo andati a Fiera di Primiero a prendere la bandiera che quella popolazione ci offre perché il nostro battaglione è stato il primo ad entrarci. Ma chi darà una bandiera al maresciallo nostro, ad Edoardo il Temerario, che è stato il primo ad entrare in Imèr? La sua gloriosa impresa la narra volontieri anche lui, con dovizia, di particolari, quando è un po' brillo. nell'ora delle confidenze, nella stalla grave del fiato dei muletti accaldati che meditano tranquilli la biada, quando si risale malignamente la via gerarchica e si rivedono le bucce al comandante di plotone ed al comandante del battaglione. Barel ha finito di raccontare la volta che in Libia
fece grande macello di arabi, che gli piantava la baionetta nella pancia, e poi, un piede su quello straccio d'uomo atterrato, e crac, la baionetta veniva fuori. Scariot ha veduto in Val Lagarina il generale Cantore andare fuori da solo, solo con il suo aiutante, lontano oltre gli avamposti, che i suoi alpini temevano non vederlo tornare mai più. Giacomin conta i mesi che ha fatto sotto la naja.
Cinquanta mesi che son sott' la naja. E quando la me fèmena partorirà, me nassarà un tosat vestio da alpin con la pena fora ordinansa, el pistoc e la tassa de lata piena de cafè caldo, e ghe la darà a so mare disendo: Ciapa, marna, per la fadiga che te ga fato.
DAL FRONTE
Lungo tutta la fronte l' attività delle artiglierie fu assai limitata da abbondanti nevicate nelle regioni alte, da piogge dirotte sul medio e basso Isonzo.
Sul Carso, fra Monte Faiti, e Castagnevizza, le nostre fanterie rettificarono la fronte avanzando da Quota 291 a Quota 339, circa 800 metri ad est dalla prima.
Nel terreno occupato furono presi altri due cannoni da 150 con molte munizioni.
In un'ampia caverna adattata a caserma il nemico aveva abbandonati numerosi feriti di cui soltanto tredici furono trovati ancora in vita.
Firmato: CADORNA