19 Novembre, 1916

Riconquistata Monastir

Le speculazioni sull’eventualità di una pace in tempi brevi ricorrono sempre più insistenti; gli americani starebbero addirittura sondando il terreno, pur senza grossa convinzione. Il problema è però sempre lo stesso: l’unica potenza pronta a prendere in considerazione l’ipotesi è la Germania, mentre l’Intesa non vuole neanche sentirne parlare, la scansa come un’allergia. Grazie, Berlino è favorevole perché in questo momento sta vincendo la guerra, di misura, ma la sta vincendo e soprattutto perché il suo precario vantaggio può solo peggiorare. Ora come ora i tedeschi tratterebbero da una posizione di forza, non abbastanza da dettare le condizioni, ma sufficiente per non vedersele imposte. Gli Alleati no, o si fa come dicono loro al 100%, o la guerra andrà avanti.

E la guerra va avanti. Il 19 novembre l’esercito di Salonicco entra a Monastir, restituendo una capitale ai serbi. La città era stata evacuata dai bulgaro-tedeschi il giorno prima, una rapida ritirata verso Prilep era l’unico modo per sfuggire all’accerchiamento. 

 Corsi e ricorsi storici: il 19 novembre è anche l’anniversario della prima occupazione serba della città, quattro anni prima, durante le guerre balcaniche.
La riconquista di Monastir ha un evidente significato politico e un’altrettanto importante influenza sul morale, ma non bisogna dimenticare il presupposto dell’offensiva macedone: ok restituire un regno ai serbi, ma la necessità primaria era di invadere la Bulgaria e aiutare i rumeni; in quest’ottica l’azione è stata troppo timida, lenta e soprattutto divergente. In sostanza il colpo non influenza i piani austro-tedeschi, impegnati ad allargare le tre brecce aperte verso le pianure rumene della Valacchia.
Ma c’è una grossa novità a preoccupare Vienna: l’Imperatore Francesco Giuseppe sta male e i giornali non possono non dare la notizia.

Davide Sartori

GLI AVVENIMENTI

Politica e società

  • L’Ammiraglio francese Du Fournet chiede alla Grecia, per conto dell’Intesa, il rimpatrio degli Ambasciatori delle Potenze centrali e dei loro alleati.

Fronte italiano

  • Con un contrattacco, gli austro-ungarici rioccupano l'altura di quota 126, a nord del Volkovnjak (Carso).

Fronte meridionale

  • Ritirata dei rumeni nella valle del Jiu, dove i tedeschi raggiungono lo snodo di Filiaşi e la valle dell’Olt.
  • Gli Alleati catturano Monastir e avanzano a est e nord-est.
  • Tedeschi e bulgari si ritirano verso Prilep.

Fronte asiatico ed egiziano

  • I britannici assaltano e prendono l’oasi Farafra (oltre 300 km. a ovest di Asyut).

Parole d'epoca

Il 13esimo Fanteria

di Giuseppe Abate

Nulla diremo dei lavori di rafforzamento e delle opere di difesa eseguiti sul Volkovniak: basta ripetere che furono fatti con tutta tenacia e con vera arte e che il tracciato dei primi giorni è rimasto il definitivo. « Il13° è specialista » sono stati soliti dire i nostri Soldati parlando di costruzioni di trincea, di ridotte, di forti e di tamburi !... Accenniamo quindi ad altro. L'estate di S. Martino, in quel Novembre, fu solo nel calendario e nel nostro desiderio!... Un freddo « cane » ci faceva pensare di essere in pieno inverno !… Per molti e molti di quei giorni spirò un certo venticello che ti gelava le ossa e.... l'anima!... I più sapienti di metereologia assicuravano che quella era proprio la « bora » del Carso!... Son pasticci con questa estate di S. Martino!... diceva il Fante che dormiva all'aperto quasi!... Le orecchie e la punta del naso si illividivano in modo sorprendente, i piedi erano invece più riparati, perché c'era il famoso unguento contro i congelamenti.... ed il vino, da tale assai burlone detto scaldapiedi, non mancava!...

 

DAL FRONTE

In Valle d' Adige, la notte sul 18 il nemico bombardò le nostre posizioni lungo le pendici di Monte Giove, a mezzodì di Rio Cameras; indi con nuclei di fanteria assalì il villaggio di Sano, da noi occupato il 26 ottobre. Fu contrattaccato e disperso. Nell' Alto But, la sera del 17, dopo intensa preparazione delle artiglierie, forze nemiche assalirono il tratto di fronte dal Pal Piccolo al Pal Grande, dirigendo maggiori sforzi contro le nostre linee sulla vetta Chapot, a nord del Pal Piccolo.
Dopo violenta lotta a corpo a corpo l' avversario fu nettamente respinto su tutta la fronte d' attacco. Piccoli nuclei nemici, che erano riusciti a irrompere nelle trincee del Chapot, restarono distrutti. Prendemmo alcuni prigionieri, armi e munizioni abbandonate dall' avversario in fuga. Sulla fronte Giulia, nella giornata di ieri attività delle opposte artiglierie, nonostante le persistenti intemperie.
Firmato: CADORNA

 

 

Come in una macchina del tempo, ogni giorno una nuova pagina del diario.
Le testimonianze, le immagini, i filmati negli archivi e nei giornali dell'epoca.

Sono nato a Roma nel dicembre del 1984, mi sono diplomato al liceo scientifico J.F. Kennedy e ho frequentato la facoltà di Scienze della Comunicazione all’università la Sapienza, ma non mi sono laureato.

I miei interessi? Un po’ di tutto, come molti trentaduenni. Lo sport, la politica, la Storia del ‘900. Niente di eccezionale.


Dal dicembre 2003 al marzo 2005, ho scritto per un giornale locale (Il Corriere Laziale), quindi ho fatto uno stage con una piccola televisione satellitare (Nessuno TV).
Nel 2011 la Graphofeel edizioni ha pubblicato il mio libro “Mens insana in corpore insano”, il racconto di una vacanza on the road da Roma a Capo nord.
Dall’agosto 2013 al gennaio 2014 ho ricominciato a scrivere di calcio quotidianamente, con articoli e pronostici sportivi sul sito http://www.scommessepro.com/
Da giugno 2014 racconto la Grande Guerra, giorno per giorno.

Davide Sartori