L'azione russa è un'incognita
Per una volta il freddo aiuta. Il gelo annulla l’inagibilità dei paludosi acquitrini del Tirul e del lago di Babītes, facilitando le operazioni russe nel settore settentrionale del fronte. Manca però chiarezza sugli obiettivi di Pietrogrado; tutti si chiedono se le manovre dell’esercito zarista siano una vera offensiva, una ricognizione, o solo un grosso diversivo.
Il rigido inverno ha anestetizzato anche le cronache dai vari fronti. Oltre a fare le pulci ai botta e risposta diplomatici, i giornali del 12 gennaio non abbondano di argomenti di discussione. C’è il discorso di Lloyd George per promuovere il nuovo prestito di guerra britannico, quello nelle intenzioni capace di «abbreviare la durata della guerra, risparmiare molte vite e salvare la civiltà». E c’è la nomina di André Maginot a Presidente della Commissione per l’esercito alla Camera francese.
Maginot è un uomo dell’opposizione, reduce con ferite dal fronte e convinto oppositore di Joffre. 								
Il suo nome resterà per sempre legato alla seconda guerra mondiale; sua la famosissima Linea Maginot, sinonimo d’insuperabilità nonostante il parere contrario della Storia: nel ’40 i tedeschi passeranno di nuovo dal Belgio, aggirandone le fortificazioni più arcigne e rendendola di fatto inutile o quasi.
In Germania il Kaiser torna a parlare ai suoi uomini con tutta la demagogia imperiale possibile: «I nostri nemici hanno gettato la maschera. Dopo aver respinto la nostra onesta proposta di pace, con ipocrite allusioni all’amore per l’umanità, la risposta agli Stati Uniti esprime tutto il loro desiderio di conquista […] L’indignazione e la santa collera raddoppieranno il vigore di ogni tedesco. Dio ci darà la vittoria».
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Il Kaiser dirige un proclama al suo popolo attaccando l’Intesa peri il rifiuto delle proposte di pace.
 
Fronte orientale
- Respinto nuovamente l’attacco tedesco vicino Kalnciems.
 - I russi chiudono la loro offensiva con i progressi a sud del lago Babītes.
 
Fronte meridionale
- Gli austro-tedeschi catturano Mihalea, sul Siret (nord-ovest di Brăila).
 
Parole d'epoca
I cavalieri pidocchi
di Donato Vinci militare, 139° reggimento fanteria, brigata Bari
I boschi di Jastrebac erano situati nei pressi dei confini della Bulgaria, è qui vicino sovente si avvicinavano delle bande di comitaci (partigiani) Serbi, che continuamente davano fastidio al regime austriaco è loro alleati, spesso volentieri venivano segnalati austriaci mancanti, assassinati da questi. Si vociferava che il numero dei comitaci, si avvicinava a circa quarantamila unità di uomini. Il comando austriaco venne ha sapere che il comitacio si stava preparando per una avanzata, allora decidettero di allontanare immediatamente tutti i prigionieri, e ci portarono in un'altra residenza parecchi chilometri distante, in questo luogo i prigionieri non lavoravano, mentre facevano vita chiusa accasermati;
Perciò non vi era possibilità di farsi della pulizia personale, è i cavalieri pidocchi, aumentavano ha vista d’occhio, cosa mai vista, io ch’ero libero di uscire perché addetto alla spesa mi era permesso di uscire, essendo ha venti passi dal fiume la Moravia, ad ogni ora circa mi recavo colà, per scamiciarmi è buttarne nelle acque le più grosse, altrimenti mi morsicavano a guisa di sorci, così un bel giorno mi fù possibile trovare una latta, (bidone) farci del fuoco è li bollì come lumaghe, in detto sistema mi deliberai alquanto. Dopo circa una mesata, è domato alquanto il comitacio, ci trasferimmo nuovamente a Jastrebec, ripigliando il gruppo il suo normale lavoro a segare legna per farne le traverse di strade ferrate, è legna d’ardere.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
														Sulla fronte Tridentina moderata attività delle artiglierie.
Granate nemiche colpirono in Andraz (Alto Cordevole) un nostro ospedaletto visibilmente munito dei segni di neutralità: non si deplorano vittime.
Sulla fronte Giulia azione più intensa delle artiglierie.
Le nostre provocarono un incendio sul rovescio di Monte Faiti (Carso) e dispersero truppe in movimento lungo le strade di Ranziano nella valle del Frigido e di San Giovanni, a nord-ovest di Duino.
Nella notte sul 12 una squadriglia d' idrovolanti nemici lanciò numerose bombe sul territorio di Aquileia: tre feriti e qualche danno.
Uno di essi fu abbattuto dal fuoco delle nostre artiglierie controaeree: gli aviatori furono presi prigionieri.
Contemporaneamente nostri velivoli bombardarono con efficacia il campo di aviazione nemico di Prosecco (nord-ovest di Trieste) e la stazione d' idrovolanti nel porto di Trieste.
Fatti segno a vivo fuoco delle artiglierie avversarie, i nostri ritornavano incolumi.
Firmato: CADORNA
														




														
														
														
														
																								
                            