Il Tritacarne
Alzi gli occhi al cielo e sussurri “aiutami”. Supplichi una salvezza che probabilmente non avrai. Hai il cuore in gola, le farfalle nello stomaco e le gambe pesanti. È ora.
Il Generale Falkenhayn, Capo di Stato maggiore tedesco, ha guardato la carta, ma non gli è piaciuto quanto ha visto: la Germania resta presa tra due fuochi e il Comandante sa di non poter tirare avanti all’infinito; di certo non può farlo l’Austria-Ungheria.
Su quella carta, però, Falkenhayn ha notato qualcos’altro: Verdun, un possibile punto debole, il perno dell’offensiva sul fronte occidentale.
I tedeschi l’hanno già conquistata due volte, nel 1792 e nel 1870, ma a questo giro il piano è un po’ diverso: la Germania vuole colpire i francesi lì dove fa più male, pungerli nell’orgoglio, costringerli a rispondere con ogni mezzo. Verdun è un simbolo, è il drappo rosso per il toro, a Parigi non l’abbandonerebbero mai. Ecco l’idea di Falkenhayn: consumare le energie del nemico, dissanguarlo, prosciugarne le riserve, gettate nella mischia una dopo l’altra.
L’obiettivo non è Verdun in sé, ma il logoramento degli Alleati. E qui si inserisce un’incomprensione nell’Alto comando tedesco: non tutti hanno capito quale tipo di guerra si stia combattendo; alcuni ufficiali, come il Kronprinz, ragionano ancora di conquista in conquista.
La chiave del piano tedesco è l’effetto sorpresa: alla metà di febbraio le truppe e i rifornimenti hanno raggiunto il fronte, con spostamenti notturni o attraverso i tunnel; ombre invisibili. I francesi, ignari, hanno sguarnito il settore di Verdun, ma godono di un colpo di fortuna: il meteo ritarda l’azione tedesca, gli Alleati si accorgono del pericolo e rimediano in zona Cesarini.
Lunedì 21 febbraio, prima dell’alba, Falkenhayn dà il via alle operazioni. È buio e per oltre nove ore l’inferno diluvia sulle linee francesi. L’artiglieria picchia duro: spesso i soldati hanno più terriccio in volo sopra la testa che sotto i piedi. È pomeriggio inoltrato quando ai 140.000 fanti viene impartito l’ordine di avanzare.
Alzi gli occhi al cielo e sussurri “aiutami”, supplichi una salvezza che probabilmente non avrai; hai il cuore in gola, le farfalle nello stomaco e le gambe pesanti. È ora.
La più grande macelleria umana a cielo aperto ha tirato su i battenti. Per i soldati Verdun sarà semplicemente “il Tritacarne”.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Il Generale Sarrail viene ricevuto dal Re di Grecia.
- La Camera dei Comuni inglese approva nuovi Crediti di guerra per 10 miliardi e mezzo di lire. Il totale delle spese votate dal Parlamento sale a 52 miliardi e 50 milioni.
- Il Governo tedesco informa Washington che i mercantili armati verranno trattati come fossero incrociatori.
- Si dimette il Luogotenente generale Sir H.C. Sclater, aiutante generale delle truppe inglesi in Gran Bretagna.
- Il Luogotenente generale Sir C.F.N. Macready, aiutante generale della British Expeditionary Force in Francia, si dimette.
Fronte occidentale
- Comincia la battaglia di Verdun: Il piano tedesco è di logorare i francesi e diminuire le loro munizioni. Dopo il pesante bombardamento inizia l’assalto della fanteria; successi tedeschi.
- Resistenza accanita degli uomini del Generale Driant al Bois des Caures.
- Lo zeppelin L-77 viene abbattuto dall’artiglieria francese a Revigny.
Fronte italiano
- Una squadriglia di aeroplani austro-ungarici, fallito il tentativo di giungere su Milano, lancia bombe su alcune località fra il Garda e l'Adda, uccidendo quattro persone e ferendone altre.
Parole d'epoca
Fatalità
di Bruno Palamenghi, tenente colonnello
Peteano (GO)
Sembrava come un inizio d’attacco su grande stile. Varie granate scoppiano lungo il camminamento da me percorso e da percorrere. Proseguo a passo normale, e giunto in un tratto molto battuto, il capitano che Neri mi era vicino. Mi esorta ad accelerare il passo ed anco io ad andare di corsa. “Corra pure - gli rispondo sorridendo - se è destino, ci colpiranno anche correndo” e senza ostentazione, mi fermo ad accendere una sigaretta. Non avevamo fatto che pochi passi ancora, quando una granata del Regio Imperatore cristiano cade e scoppia ad una ventina di metri davanti a noi. Le schegge fortunatamente non ci colpiscono per un rialzo del terreno frapposto tra noi e il punto di caduta della granata. Il Neri, alquanto sconvolto e impressionato, si ferma e mi dice: “Al suo sangue freddo ed alla sua indifferenza dobbiamo la vita. Se avessimo accelerato il passo, saremmo stati colpiti in pieno, ed andati a gambe per aria”.
Destino!!! Fatalità!!!
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
CADORNA
Lungo tutta la fronte non è segnalato alcun importante avvenimento.
Firmato: CADORNA