Il censimento degli ebrei tedeschi
Andando a spanne, mancano diciassette anni alle prime leggi razziali, ventidue alla “notte dei cristalli” e poco più di venticinque alla “soluzione finale”. Per peggiorare c’è sempre tempo, eppure l’antisemitismo già esiste nel 1916 e, purtroppo, non sarà una novità: l’11 ottobre Adolf von Hohenborn, Ministro della guerra del Regno prussiano, promulga il Judenzählung, un censimento degli ebrei tedeschi, convinto di dimostrarne lo scarso patriottismo. La sua tesi sarà ovviamente confutata dai risultati, ma questi non verranno mai pubblicati.
Non tutti ritengono una genialata l’iniziativa di von Hohenborn. Per esempio Hindenburg sarebbe contrario: scettico e pragmatico non ritiene prudente scatenare battaglie ideologiche, istigare risentimento, attriti e divisioni in un momento tanto delicato.
Politica protagonista anche tra gli Alleati: Atene accetta tutte le nuove richieste dell’Intesa, mentre in Gran Bretagna il Premier Asquith batte cassa e chiede al Parlamento un nuovo credito di guerra.
L’Inghilterra ha speso più denaro dall’inizio del conflitto che in tutto il ventennio precedente. Nel suo discorso Asquith sbarra la strada alle ventilate ipotesi di pace: «Non possiamo permetterci di chiudere la guerra con un compromesso disonorevole, affrettato, mascherato sotto il falso nome di pace. Nessuno vuole prolungare un minuto più del necessario questo spettacolo tragico e sanguinoso, ma i sacrifici fatti non possono restare vani. Le intenzioni degli Alleati sono ben conosciute e non sono dettate né da egoismo, né da spirito di vendetta, esigono però adeguate riparazioni per il passato e serie garanzie per l’avvenire».
Sul fronte carsico la nebbia mattutina non ferma l’ottava battaglia dell’Isonzo. Gli italiani avanzano tra mille difficoltà, attaccano la seconda linea austro-ungarica e in certi settori la penetrano fino a circa due chilometri, salvo poi dover ripiegare, pressati da artiglieria e contrattacchi. In generale si combatte per poche centinaia di metri. Buoni i risultati sul Pasubio, dove estendiamo e rinforziamo le nuove posizioni.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- A Liverpool Asquith pronuncia un discorso: “Nessuna pace rattoppata”.
- Il Governo greco accetta le condizioni dell’Intesa.
Fronte occidentale
- I francesi, dopo duri scontri, respingono il contrattacco tedesco a Bois de Chaulnes (sud della Somme) e prendono 1.702 prigionieri.
Fronte italiano
- La linea italiana avanza fino ai piedi del Monte Roite (confine più lontano del Cosmagnon).
- Scontri favorevoli agli italiani nella regione del Monte Pasubio.
- Carso: attaccata la seconda linea asburgica: il fronte italiano avanza di quasi 2 km. in direzione del Monte Pečinka; attacco a Veliki Hribach.
Fronte meridionale
- Duri scontri a sud dei passi nella Transilvania meridionale, si ritira la 4° Armata del nord.
- I francesi spingono la prima linea nemica a ovest di Gevgeli.
Parole d'epoca
Combattere la sete
di Guido Alunno, militare Regia Guardia di Finanza
Durante il soggiorno in dolina il tormento più grave era la sete. Stare circa una settimana, quasi immobili, col sole dardeggiante, col pasto di mezzogiorno costituito da viveri a secco, cioè mezza scatoletta di carne (una scatoletta ogni due militati) e una galletta, avrebbe richiesta tanta, ma tanta acqua, ed invece si disponeva solo di mezza tazza di vino, se si aveva avuto la costanza di conservarlo dalla sera prima. Poco lontano da noi, poche centinaia di metri in linea d’aria, in una depressione chiamata Vallone di Doberdò, era stata installata una stazione per la distribuzione dell’acqua, costituita da una serie di botti collocate sul ciglio della strada, rifornite continuamente con autobotti, ma per noi era difficile e soprattutto pericolo raggiungerle, perché il percorso da compiere, anche se non molto lungo, era scoperto agli osservatori nemici che ci aspettavano al varco e sparavano raffiche di cannonate appena vedevano un militare in movimento. Ironia del caso: la stazione della distribuzione dell’acqua era più vicina di noi alle linee nemiche, ma irraggiungibile dai proiettili nemici, perché collocata appunto nel Vallone di Doberdò, una specie di solco o burrone profondo che correva quasi parallelo alle linee.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
Sul Monte Pasubio durò ieri lotta vivissima, chiusa da un nostro brillante successo. Respinti nella notte violenti contrattacchi nemici, all' alba, pure in condizioni atmosferiche avverse, artiglierie e bombarde ripresero un intenso ed efficace bombardamento delle linee nemiche. Indi le fanterie con furiosi assalti espugnarono l' intera fitta rete di trinceramenti nemici nella zona del Cosmagnon, estendendo la conquista a tutto il ciglione di Menerle e alle prime pendici meridionali del Roite. Furono finora accertati 530 prigionieri dei quali 10 ufficiali e abbondante bottino di armi e munizioni. In Valle di Travignolo la sera del 9, con improvviso attacco in forze, l' avversario riuscì ad irrompere in alcuni punti delle nostre trincee avanzate, tosto ributtato da un vigoroso contrattacco. Sulla fronte Giulia anche ieri intensa attività delle artiglierie ostacolata al mattino da nebbia. Nel pomeriggio un risoluto attacco delle fanterie, nella zona ad est di Vertoibizza, sfondò un tratto della forte linea nemica fra Sober e Vertoiba (a nord-est di Rupa) colla cattura di 861 prigionieri, fra i quali 25 ufficiali e di tre mitragliatrici.
Sul Carso, sconvolte le intricate difese nemiche con tiri intensi e precisi di artiglierie e bombarde, le nostre fanterie espugnarono e superarono quasi tutta la linea di multipli trinceramenti antistanti al tratto di fronte tra il Vippacco e la Quota 208. Villanova e le vicine fortissime alture attorno a Quota 208, furono dopo accanita lotta da noi occupate. Accertammo finora 5034 prigionieri, dei quali 164 ufficiali, e prendemmo ricco bottino di armi e di munizioni.
Albania: Un nostro distaccamento partito da Argirocastro occupò il giorno 9 Premeti sulla Vojussa, a sud est di Klisura, stabilendo il pronto collegamento con questo presidio.
Firmato: CADORNA