Berlino: benissimo la campagna rumena
«Il baluardo delle Alpi transilvaniche è stato varcato su un ampio fronte». La Germania si compiace delle operazioni in Romania. Sono stati presi importanti snodi stradali e ferroviari; le crepe si allargano, gli argini si rompono. Gli austro-tedeschi sono vicini a esondare; il 20 novembre i rumeni si ritirano con l’idea di correre a coprire Bucarest.
Come già successo in Belgio e in Serbia, al precipitare della situazione anche la popolazione civile avrebbe partecipato ad alcuni scontri. La Morgen Post vince il titolo di “commento fuori luogo”: «Ricordiamo con profondo rammarico il contegno tenuto dalla popolazione belga. Le violenze commesse contro le nostre truppe ci costrinsero a punire quegli spregiatori del diritto internazionale». Davvero? Sì, ci vuole una notevole faccia di bronzo e tanto, ma tanto, pelo sullo stomaco.
Via Lugano torna a farsi viva una fanfaronata vecchia di un paio d’anni, ma sempre divertente: la Germania starebbe preparando la conquista di Calais, il dominio dei mari e la seguente invasione dell’Inghilterra. Progetti fantascientifici quanto l’allunaggio.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Controllo del latte e della farina messo in atto dal British Board of Trade.
- Von Jagow, Ministro degli esteri tedesco, si dimette per motivi di salute.
- Il Conte Terauchi prende temporaneamente il posto di Ministro degli esteri giapponese.
Fronte meridionale
- Le truppe franco-serbe inseguono i bulgaro-tedeschi, in ritirata da Monastir.
Parole d'epoca
Da solo, di notte, in trincea
di Elio Nerucci militare, 49° reggimento artiglieria
Dopo pochi giorni fui mandato col sergente Zaniboni e un altro soldato. Ci presentammo a un comando nei pressi di quota 144. Ci accompagnarono al posto che si doveva occupare per la mansione del nostro servizio. In una vecchia trincea lasciarono il soldato. Dopo circa duecento metri lasciarono me. E alla mia destra restava il sergente Zaniboni. Il servizio era: posto di corrispondenza. Se il sergente mi portava un ordine, io lo portavo all'altro soldato, e viceversa, se lo portava il soldato lo portavo al sergente. Erano le otto di mattina. Io stesi il telo da tenda. Mi allungai sopra e pensavo di dormire in pace qualche ora, perché il fronte era calmo. Avevo proprio bisogno di un po' di riposo. Ma fu di poca durata, perché alle undici incominciarono la controffensiva. Ci fu un gran bombardamento d'ambo le parti e questo inferno di fuoco continuò tutto il giorno e la notte seguente.
Io ero sempre stato calmo a ogni pericolo. Ma non posso nascondere che quel giorno, e specie la notte, quando tentarono di avanzare sulle nostre linee, non vedevo nessun movimento, perché stetti sempre per terra, allungato in una vecchia trincea. Sentivo passare sopra di me tante schegge e pallottole e uno scarpiccio vicino. Ma non potevo capire se erano i nostri, o gli Austriaci. In quella brutta notte la mia paura era di restare ferito e, lì solo, di morire dissanguato. La mattina di poi, circa alle dieci, il fronte ritornò calmo. Allora, piano, piano, mi portai sulla destra per trovare il sergente Zaniboni. Ma trovai dei morti. Così capii che nella notte c'erano stati gli Austriaci. Erano passati pure vicino a dov'ero io, ma non mi videro. Dopo qualche mese seppi che il sergente l'avevano preso prigioniero. Andai più avanti, a quota 144. Dietro una roccia vidi un piccolo baracchino. Mi avvicinai. Mi si fece incontro un tenente e mi chiese cosa volevo. Ma io avevo perso la voce. Dové avvicinarsi per capirmi: "Senta, io ero al posto di corrispondenza. Ma dall'altra sera non ho più visto nessuno. Così, senza bere né mangiare, ora non posso stare in piedi". Allora mi diede mezza pagnotta e telefonò al mio capitano che mi mandasse il cambio, perché non ero in condizione di restare al mio posto. La sera, appena fatto buio, venne a darmi il cambio un certo Lippi di Serravalle Pistoiese. Piano, piano mi condussi di nuovo a quota 208.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
Sulla fronte Tridentina azioni delle artiglierie ed attività del nemico in lavori, ostacolata dai nostri tiri. Nell' Alto But l' artiglieria nemica bombardò le nostre posizioni del Pal Piccolo e del Freikofel. Fu efficacemente controbattuta dalla nostra. Sul Carso la notte sul 19, dopo violento fuoco di artiglieria, il nemico assalì in forze le nostre posizioni sull' altura di Quota 126, a nord del Volkovniak. Dopo lotta accanita riuscì ad occupare un nostro trinceramento. Lungo la rimanente fronte di attacco fu respinto con molte perdite. Prendemmo alcuni prigionieri. Persiste il maltempo in tutto il teatro delle operazioni. Alle operazioni per la conquista di Monastir concorse efficacemente una nostra unità di fanteria e di artiglieria impegnata nell' aspra zona tra la pianura della Cerna e il lago Prespa. Superando gravi difficoltà del terreno e delle intemperie e l' accanita resistenza nemica, essa avanzò lungo le pendici orientali dei monti Baba e prese circa 200 prigionieri.
Firmato: CADORNA