3 Febbraio, 1917

Rottura tra Washington e Berlino

“E quelli chi sono?” Quelli sono i portoghesi. Il primo contingente lusitano sbarca in Francia, a Brest. Vengono per dare una mano sul fronte occidentale. Sono quattro gatti in rappresentanza, ma va bene così. Come si può intuire, la notizia non fa il giro del mondo, anche perché c’è qualcosa di molto più grosso in ballo.

“Uomo avvisato, mezzo salvato. Noi eravamo stati chiari con la Germania, ora la volontà tedesca di rimangiarsi la parola data non ci lascia altra scelta”. In poche parole è questo il succo del discorso di Woodrow Wilson al Congresso degli Stati Uniti. Il 3 febbraio Washington rompe le relazioni diplomatiche con Berlino, richiama in patria i suoi diplomatici e consegna il passaporto al Conte Bernstorff: l’Ambasciatore tedesco è “pregato” di levare le tende, o per dirla con le parole di un Senatore repubblicano di «tornare tra i barbari». Wilson si congeda con una promessa alla Nazione, una minaccia per Berlino: se dovesse capitare qualcosa a imbarcazioni o cittadini americani, tornerebbe al Congresso per ottenere «tutti i mezzi necessari»

 Questa volta il margine di negoziati è più o meno nullo. La Germania ha toccato l’America sul vivo: «Non parliamo più di pizzicotti, ma di enormi interessi industriali, agricoli, marittimi e finanziari messi a repentaglio». Non perdono tempo neanche gli altri neutrali: tutti studiano la risposta da inviare alle Potenze centrali; i tre regni scandinavi preparano una nota comune. Ma Olanda, Danimarca e Svezia prendono una precauzione in più e decidono di tenere in porto le proprie navi.
I meno scossi, i più tranquilli, sono gli Alleati. Per loro la decisione tedesca non era questione di “se”, ma di “quando”. In più hanno una convinzione ben radicata: cambierà poco. La Germania non ha mai realmente rispettato i patti, continuando comunque ad affondare imbarcazioni neutrali. Ora proverà solo a farlo un po’ più spesso. Anzi, a Londra serpeggia persino dell’ottimismo. L’inasprirsi della guerra sottomarina significa che la disperazione tedesca è al culmine. L’unico effetto sarà di compattare l’opinione pubblica, di serrare i ranghi anche tra chi non era convintissimo della guerra a oltranza.
La ricetta da contrapporre all’osceno «teppismo berlinese» è semplice: fermezza nel resistere, spirito di sacrificio, armare tutti i mercantili.
Quasi dimenticavo, c’è un’ultima notizia e viene dalle isole Scilly, all’imbocco occidentale della Manica: il sottomarino tedesco U-53 affonda l’americana Housatonic; il carico di grano va perduto, l’equipaggio si salva. Non si perde tempo.

Davide Sartori

GLI AVVENIMENTI

Politica e società

  • Il Presidente Wilson interrompe le relazioni diplomatiche fra U.S.A. e Germania. Richiamato l’Ambasciatore da Berlino e consegna del passaporto all’Ambasciatore tedesco.
  • Gli U.S.A. chiedono il rilascio immediato di oltre 60 americani, presi prigionieri da un pattugliatore atlantico tedesco.
  • In un Consiglio di Ministri a Stoccolma, presenti anche i Ministri di Danimarca e Norvegia, si decide di preparare una nota collettiva dei tre Stati e di inviare al Governo tedesco note in cui si fanno riserve contro i provvedimenti da esso annunciati.

Fronte occidentale

  • A est di Beaucourt-sur-l’Ancre la linea inglese avanza di 500 metri su un fronte di circa 1.200; presi oltre 100 prigionieri e respinto un contrattacco.
  • Arrivo del primo contingente portoghese in Francia.

Operazioni navali

  • U.S.S. “Housatonic”, nave americana che trasporta grano, viene silurata al largo delle isole Scilly. L’equipaggio è recuperato da una nave inglese.

Parole d'epoca

Diario di guerra

di Pasquale Fantacci di Cinigiano

Trascorsi la licenza con la famiglia raccontando quanto avevo combattuto, sofferto, rischiato; malauguratamente al termine della licenza mi ammalai, fu una passeggera influenza, però la temperatura mi persisteva; chiamai il medico condotto in presenza del Comandante la stazione dei Carabinieri Regi locale, maresciallo Bellagamba, il quale si assumeva la responsabilità nei miei riguardi. Scaduta intanto la licenza, io stesso chiesi di essere ricoverato in un ospedale militare, e difatti mi recai a Siena, ricoverato nel convitto Tolomei, adibito ad ospedale militare, fui curato dal capitano medico Scarpini, ristabilito raggiunsi il reggimento ottenendo 10 giorni di riposo e 10 di servizio interno, era la massima concessione in merito; provvisto dei fogli di viaggio ripartii alla volta di Gorizia ove lasciai il mio battaglione, a Udine, sede di smistamento delle tradotte, venni informato che il mio battaglione non stava più a Gorizia ma che era stato distaccato oltre Milano. Pernottai alle famose baracche presso la stazione di Udine, riscossi la trasferta e partii per Milano.

Dopo aver trascorso una buona settimana in tradotta giunsi ad un paese chiamato Arcisale e lì finalmente mi congiunsi col battaglione, che mi riprese in forza, poiché se avessi superato i 40 giorni di tempo, mi avrebbe perso di forza, ed avrei avuto altra destinazione; ritrovai tutti i miei vecchi commilitoni e amici, e ci si raccontava a vicenda il nostro passato.

DAL FRONTE

Sulla fronte Tridentina consuete azioni delle artiglierie, più intense in Valle Sugana, e piccoli scontri, al Passo del Tonale, presso Barcarole in Valle d' Astico, nella Marmolada (Avisio) nella zona delle Tofane (Boite) e al Passo di Valle Inferno (Alto Degano). Respingemmo ovunque l'avversario, infliggendogli sensibili perdite. Sulla fronte Giulia la notte sul 1° il nemico eseguì contro le nostre linee ad est di Gorizia un intenso concentramento di fuoco, fatto cessare dal pronto efficace intervento delle nostre artiglierie. Nella giornata di ieri relativa tranquillità. Tiri aggiustati d' una nostra batteria sulle pendici meridionali di Monte Chermada (Hermada) vi procurarono uno scoppio seguito da incendio.

Firmato: CADORNA

Come in una macchina del tempo, ogni giorno una nuova pagina del diario.
Le testimonianze, le immagini, i filmati negli archivi e nei giornali dell'epoca.

Sono nato a Roma nel dicembre del 1984, mi sono diplomato al liceo scientifico J.F. Kennedy e ho frequentato la facoltà di Scienze della Comunicazione all’università la Sapienza, ma non mi sono laureato.

I miei interessi? Un po’ di tutto, come molti trentaduenni. Lo sport, la politica, la Storia del ‘900. Niente di eccezionale.


Dal dicembre 2003 al marzo 2005, ho scritto per un giornale locale (Il Corriere Laziale), quindi ho fatto uno stage con una piccola televisione satellitare (Nessuno TV).
Nel 2011 la Graphofeel edizioni ha pubblicato il mio libro “Mens insana in corpore insano”, il racconto di una vacanza on the road da Roma a Capo nord.
Dall’agosto 2013 al gennaio 2014 ho ricominciato a scrivere di calcio quotidianamente, con articoli e pronostici sportivi sul sito http://www.scommessepro.com/
Da giugno 2014 racconto la Grande Guerra, giorno per giorno.

Davide Sartori