In Russia è ora di armistizio
Pensate un numero. No, più grande. Secondo alcune stime la Russia ha patito circa otto milioni di perdite tra morti, feriti e dispersi, militari e civili. Sì, otto milioni, forse otto e mezzo. Non riesco neanche a immaginarle otto milioni di persone tutte assieme. I russi sono stati travolti dai fatti, sbattuti dalle impressioni, atterriti da una condizione in costante peggioramento e sempre più incerta, caotica, aggrovigliata. Con 160 milioni di abitanti, solo la Russia poteva sconfiggere la Russia.
Il 15 dicembre, con la guerra civile pronta a uscire dall’incubatrice, Pietrogrado firma l’armistizio di Brest-Litovsk con Germania, Austria-Ungheria, Bulgaria e Turchia. La scadenza è fissata un mese dopo, il 14 gennaio 1918, ma è rinnovabile. Tra le clausole principali c’è l’immediato avvio dei negoziati di pace. Ma non è l’unica: russi e ottomani si impegnano a ritirarsi dalla Persia; è calcolato un preavviso di sette giorni prima di riprendere le operazioni, ma quando sarà ora i tedeschi ne aspetteranno solo due; è previsto il divieto di trasferire armate da un fronte all’altro durante l’armistizio e anche qui Berlino farà finta di nulla.
A 1.200 chilometri di distanza, a Rostov, i cosacchi del Generale Kaledin hanno ripreso la città. I bolscevichi locali fuggono verso la flotta del Mar Nero, mentre dal Governo provvisorio lanciano un ultimatum all’Ucraina: lasciate libero passaggio ai nostri eserciti.
Abbiamo del tutto perso di vista il fronte di Salonicco, inattivo da mesi, di utilità non ben definita. La questione non è passata inosservata, soprattutto a Parigi, dove Clemenceau esige risultati: via Sarrail, richiamato, il Comando passa al Generale Guillaumat.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Firmato l’armistizio a Brest-Litovsk fra il Governo bolscevico russo e gli Imperi centrali, la Bulgaria e la Turchia. La scadenza è fissata al 14 gennaio 1918.
- Italia: Istituito un Comitato di guerra per decidere le questioni in cui la competenza del Governo civile viene in rapporto con quella dei Comandi supremi dell'Esercito e della Marina.
Fronte occidentale
- Fine della “Seconda battaglia offensiva” di Verdun.
- I tedeschi vengono respinti a Chaume Wood (Verdun).
- La neve interferisce con le operazioni.
Fronte orientale
- Dopo sei giorni di combattimenti il Generale dei cosacchi, Kaledin, entra a Rostov; i capi locali dei bolscevichi fuggono verso la flotta del Mar Nero.
- Ultimatum bolscevico all’Ucraina: chiesto il libero passaggio delle truppe.
Fronte italiano
- Tra il Brenta e il Piave azioni prevalentemente d'artiglieria. Attacchi e contrattacchi non modificano la situazione.
Fronte meridionale
- Il Generale Guillaumat succede al Generale Sarrail come Comandante in capo di Salonicco.
Fronte asiatico ed egiziano
- I britannici avanzano di 2,5 km in Palestina su un fronte di 8 km.
Dal fronte italiano
REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DI GUERRA N. 972 - 15 DICEMBRE 1917 - ORE 18:00
Nella giornata di ieri la battaglia fra Brenta e Piave è continuata accanita. La lotta delle artiglierie che nella notte si era ripetuta ad intervalli, all' alba venne ripresa di nuovo e continuò ininterrotta. Nelle prime ore del pomeriggio l'avversario lanciò all' attacco le sue masse di fanteria in regione di Col della Berretta. Per quanto una nostra controffensiva locale di alleggerimento, riuscita a raggiungere due volte la cima di Monte Pertica, avesse richiamato numerose forze nemiche da quella parte, l' urto avversario si abbattè violentissimo sul Col Caprile e sul versante sud del Col della Berretta: venne sostenuto dai nostri e nettamente respinto con contrattacco, con gravi perdite per il nemico. L' avversario che non aveva mai rallentato l' intenso bombardamento dei rovesci delle nostre posizioni, rifatta la preparazione d' artiglieria e rinnovate le forze, verso sera ripeteva l' attacco, riuscendo a raggiungere Col Caprile. Le nostre truppe si affermavano su posizioni di poco restrostanti. La notte arrestava il combattimento.
Alla testata del saliente di Monte Solarolo l' avversario attaccò in forze alle 12,30 appoggiato da un' azione secondaria diretta sul Col dell' Orso e sostenuto da grande spiegamento di fuoco d' artiglieria, avviluppante la nostra linea. Venne respinto con contrattacco che gli inflisse gravi perdite; riattaccò alle ore 16 con truppe fresche, ma un nuovo contrattacco lo obbligò a indietreggiare e sospendere per la giornata le azioni di fanteria.
Il contegno delle nostre truppe della 4a Armata, nella lotta, che da 4 giorni si svolge asprissima e cruenta fra Brenta e Piave, è pari alla grandezza dell' ora. Nella resistenza opposta al nemico al saliente del Monte Solarolo si distinsero i riparti della brigata «Ravenna» (37° e 38°), «Umbria» (53° e 54°), «Campania» (135° e 136°) e del 3° raggruppamento alpini.Fra essi meritano l' onore di speciale menzione il 2° battaglione del 38° fanteria, il 3° battaglione del 53° fanteria, il battaglione Alpini «Monte Pavione» e il battaglione Alpini «Val Maira» che sul fondo di Val Calcino, sbarrando la via al nemico, con glorioso sacrificio ha affermato ancora una volta l' eroico motto: «Di qui non si passa», insegna e vanto degli Alpini nostri.
GENERALE DIAZ