18 Ottobre, 1918

Mannaia diplomatica su Vienna

Una decina di chilometri a est di Lille e Douai, una cinquina a oriente di Le Cateau-Cambrésis e la Selle; numeri sempre importanti quelli dell’avanzata Alleata.
«Negli ultimi giorni abbiamo sgomberato parte delle Fiandre e della Francia settentrionale per stabilirci su una nuova linea più arretrata». I bollettini ufficiali tedeschi non riescono più a indorare la pillola. E la risposta di Wilson è stata un’altra mazzata. In Germania si spazia tra l’esasperazione, la depressione e più di tutte la costernazione.
Nell’Alto comando c’è chi fa marcia indietro, giudica inaccettabili quelle condizioni e spinge per la resistenza a oltranza. Gli altri però ritengono impossibile reggere fino a dicembre, figuriamoci oltre: «Dobbiamo stipulare la pace prima di essere invasi». Purtroppo per Berlino tergiversare, pregando in un miracolo, non è una buona tattica.

Niente a che vedere con gli umori nell’Intesa. Londra, Parigi e Roma approvano a pieni voti la Casa Bianca: «Chiara, energica e categorica».

Come al solito Washington è la più morbida. La Francia mette nel cassetto l’assioma “niente indennità” e si prepara a chiedere il completo risarcimento di tutti i danni causati dalla guerra. E l’opinione pubblica italiana propone l’occupazione delle fortezze asburgiche sulla sponda orientale dell’Adriatico come prerequisito all’armistizio.

Per scoprire il suo destino, l’Austria-Ungheria aspetta un cenno da Wilson. Il 18 ottobre parte per Vienna, via Svezia, la risposta statunitense: «Il Presidente non può prendere in considerazione la proposta del Governo austro-ungarico. Gli avvenimenti successivi alla formulazione dei quattordici punti hanno modificato l’attitudine e le responsabilità del Governo americano. Avendo riconosciuto ufficialmente le autorità jugoslave e cecoslovacche, il Presidente non può più accettare una semplice autonomia di quelle popolazioni».
Per Vienna sarà la peggior notizia possibile, significa smembramento. Il Conte Burian, Ministro degli esteri asburgico si dimette. Nel suo ultimo discorso si diceva convinto di poter negoziare su buone basi, come se potesse salvare l’Impero. Dall’Ungheria il Conte Tisza getta la spugna: «Dobbiamo ammettere di aver perso la guerra. Potremmo resistere ancora, ma non abbiamo più alcuna speranza di vincere».

Davide Sartori

GLI AVVENIMENTI

Politica e società

  • Il Presidente Wilson rifiuta le proposte della nota austro-ungarica del 4 ottobre e invia una replica con nuove condizioni.
  • Praga: in una conferenza del “Consiglio nazionale ceco”, presenti tutti i delegati, si riconferma il programma cecoslovacco e jugoslavo di piena indipendenza e si delibera di rimettere copia dei documenti che lo riguardano al Presidente Wilson.
  • Il Conte Burian si dimette da Ministro degli esteri austro-ungarico.
  • Il Conte Tisza ammette la sconfitta e dichiara non esserci nessuna speranza di vincere la guerra.
  • Il Concilio cecoslovacco a Parigi dichiara l’indipendenza.
  • Gran Bretagna: indennità più alte concesse ai combattenti.
  • Il Principe del Galles dona 3.000 sterline alla Croce Rossa.
  • La zona spagnola in Marocco è in completa anarchia: l’influenza tedesca e di Mulay Ahmad al-Raysuni e Abdul Malek è suprema.
  • I reali del Belgio visitano Ostenda, accolti dalla popolazione con entusiasmo indescrivibile.

 Fronte occidentale

  • I belgi si avvicinano a Bruges dopo una forte resistenza.
  • I britannici avanzano di quasi 10 km. a est di Douai-Lille e di 5 a est di Le Cateau.
  • Duri scontri sulla linea Grandpré-Vouziers, tedeschi respinti.

Fronte orientale

  • Gli Alleati si spingono a Sorokka (oggi Belomorsk, sud-ovest del Mar Bianco) da Murmansk.
  • Le truppe britanniche respingono un numero maggiore di truppe bolsceviche a Seletsko (circa 250 km. verso il fiume Dvina da Arcangelo)
  • I cecoslovacchi sono spinti indietro dai bolscevichi nella Russia orientale.

Fronte italiano

  • Italiani attivi sui loro fronti montani.

Fronte meridionale

  • Bulgaria libera dai tedeschi, che l’hanno saccheggiata fino all'ultimo.

Fronte asiatico ed egiziano

  • I britannici trattengono i turchi a Fatha (circa 50 km. a nord di Tikrit, Tigri).

Dal fronte italiano

REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO

BOLLETTINO DEL 18 OTTOBRE 1918

In Val Daone (Chiese) nuclei di alpini, dopo parecchie ore di faticosa salita in mezzo a forte tormenta, hanno attaccato due posti avanzati nemici, riuscendo in vivace lotta a sopraffarne il presidio: i 24 superstiti vennero fatti prigionieri.
Al Sisemol (Altipiano d’Asiago) una pattuglia francese penetrò audacemente nelle linee nemiche dove impegnò l’avversario in vivaci corpo a corpo, catturando 32 prigionieri e una mitragliatrice.
In Val di Ledro, nelle Giudicarie, sull’asse e in Val di Brenta, i nostri esploratori inflissero perdite agli avamposti avversari.
Un grosso riparto nemico venne attaccato e battuto in Val d’Astico e numerose pattuglie fugate in Val Frenzela.
Dopo lunga inazione dovuta al maltempo, che da più settimane imperversa nella zona d’operazione, i nostri velivoli hanno potuto ieri temporaneamente esplicare parziale attività.

Truppe e carreggi nemici vennero mitragliati con efficace risultato. Un pallone frenato venne distrutto a nord-ovest di Oderzo.

ALBANIA - L’avversario, incalzato da presso dalle truppe italiane, è in ritirata sull’Ismi. Parecchie centinaia di prigionieri italiani sono stati liberati. In Val Zeza, (a nord di Vorra) bande di insorti albanesi hanno tagliato la strada ed inflitto rilevanti perdite alle retroguardie nemiche.

Firmato: DIAZ

Come in una macchina del tempo, ogni giorno una nuova pagina del diario.
Le testimonianze, le immagini, i filmati negli archivi e nei giornali dell'epoca.

Sono nato a Roma nel dicembre del 1984, mi sono diplomato al liceo scientifico J.F. Kennedy e ho frequentato la facoltà di Scienze della Comunicazione all’università la Sapienza, ma non mi sono laureato.

I miei interessi? Un po’ di tutto, come molti trentaduenni. Lo sport, la politica, la Storia del ‘900. Niente di eccezionale.


Dal dicembre 2003 al marzo 2005, ho scritto per un giornale locale (Il Corriere Laziale), quindi ho fatto uno stage con una piccola televisione satellitare (Nessuno TV).
Nel 2011 la Graphofeel edizioni ha pubblicato il mio libro “Mens insana in corpore insano”, il racconto di una vacanza on the road da Roma a Capo nord.
Dall’agosto 2013 al gennaio 2014 ho ricominciato a scrivere di calcio quotidianamente, con articoli e pronostici sportivi sul sito http://www.scommessepro.com/
Da giugno 2014 racconto la Grande Guerra, giorno per giorno.

Davide Sartori