In principio fu la Boemia
Ha ceduto, la linea austro-ungarica sul medio Piave ha ceduto. Italiani e Alleati avanzano per qualche chilometro davanti alle Grave di Papadopoli e a Valdobbiadene. Sul fronte montano no, il Massiccio del Grappa è un carnaio per tutti: nella fluttuante alternanza di attacchi e contrattacchi si accumulano perdite e stanchezza. Ma a minare le sorti dell’esercito austro-ungarico c’è la moltiplicazione degli ammutinamenti nelle retrovie: gli uomini non vogliono combattere, vogliono tornare a casa. Non serve a niente l’accorato appello ai soldati dell’Imperatore Carlo. Consapevole del momento critico, il Generale Boroević valuta di abbandonare le terre invase.
Con il punto di rottura ormai raggiunto, il neo-Ministro degli esteri asburgico Andrassy si sbriga a inviare una seconda nota a Washington e, per conoscenza, all’Intesa. Supplica l’armistizio immediato. A Vienna Heinrich Lammasch ha preso il posto di Hussarek come Primo Ministro e sta già organizzando la cessione dei poteri civili e militari alle neonate amministrazioni locali.
Il 28 ottobre la prima a ottenere l’indipendenza è la Boemia, metà della futura Repubblica cecoslovacca. Già, perché la Slovacchia è competenza magiara, quindi spetterebbe a Budapest darle carta bianca, ma l’Ungheria non ha ancora un Governo; Károlyi, acclamatissimo dal popolo, è stato scartato. Bisogna però fare in fretta, la situazione è sempre più tesa e rischia di scoppiare.
In Montenegro e Albania si registrano rivolte contro l’occupazione austro-ungarica. E a proposito di Albania, gli italiani hanno archiviato la pratica Alessio e si dirigono verso San Giovanni di Medua.
Anche Varsavia è in subbuglio, ma questo è un problema tedesco. A Berlino la firma del Kaiser ratifica le riforme costituzionali più importanti: la responsabilità del Cancelliere verso il Parlamento, i maggiori poteri al Reichstag e la subordinazione militare alla politica.
Per i Conservatori e la destra reazionaria l’allontanamento di Ludendorff è il panno rosso davanti al toro; non ci stanno: «Avete venduto la Germania. Avete allontanato il cavaliere senza macchia e senza paura, sorto per il grande bene dell’Impero». E pregano per la dittatura militare.
Non solo l’Austria-Ungheria supplica armistizio immediato e negoziati di pace, lo fa anche la Turchia, confermando la “sottomissione” alle idee wilsoniane.
Costantinopoli continua a prendere schiaffi in Mesopotamia: il disperato contrattacco sul Tigri è stato un disastro, i britannici hanno trionfato ad Al-Shirqat e marciano verso nord.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Nuova nota austro-ungarica al Presidente Wilson: chiesto un armistizio immediato.
- L’Imperatore d'Austria-Ungheria emana un proclama all'esercito e alla flotta annunciando che la pace si avvicina, ma i compiti delle truppe di terra e di mare sono ancora difficilissimi e confida che la forza armata resisterà agli attuali pericoli per il bene generale.
- Károlyi, ritornando a Budapest dopo il suo insuccesso, è accolto da una immensa folla, che lo acclama con le grida di “Abbasso gli Asburgo! Abbasso la dinastia! Viva l'Intesa”.
- Il Professor Heinrich Lammasch succede al barone Hussarek come Primo Ministro austriaco.
- Il Consiglio nazionale cecoslovacco prende in carico l’amministrazione di Praga.
- A Praga si proclama l’indipendenza della Boemia, centomila persone acclamano la Repubblica cecoslovacca. I deputati tedeschi della Boemia proclamano la costituzione della provincia boemo-tedesca, protestando contro il proposito di unirla allo Stato cecoslovacco.
- Il Reichstag tedesco approva le modifiche a parecchi articoli della Costituzione, in modo che l'elemento militare sia sottoposto al controllo del potere civile.
- Ordinanza del Kaiser al Cancelliere: “L'ufficio di Kaiser è uno dei servizi al popolo tedesco”.
- La Legazione turca a Berna trasmette agli Ambasciatori francese e inglese in Svizzera una nota del Governo ottomano per chiede l'armistizio e l'apertura di negoziati di pace, confermando la nota già diretta al Presidente Wilson.
- Il Principe Ammiraglio Yorihito arriva a Londra.
- Si forma la coalizione dei Ministri siberiana sotto l’Ammiraglio Kolčak (Guerra e Marina); Shekin (esteri), Orlov (Commercio) e Ostrugov (Comunicazioni).
- Delegati delle varie organizzazioni politiche armene in Italia sono a Roma per riunirsi in convegno. I delegati dichiarano di confidare nell’Italia per la ricostruzione dell'Armenia unificata in Stato indipendente.
- Il Fascio parlamentare di difesa nazionale italiano vota un ordine del giorno, dichiarando che i negoziatori della pace devono sostenere gli interessi d’Italia col vigore necessario e soddisfare le legittime aspirazioni che consentano il raggiungimento di questi due scopi: l’indipendenza politica piena e intera di tutti i popoli; la costituzione della società in un ambiente internazionale di lealtà e di giustizia, che eviti nel futuro gli orrori dei conflitti armati.
Fronte occidentale
- Grande bombardamento francese a Seraincourt (nord-ovest di Rethel).
- Leggera avanzata britannica a sud di Valenciennes.
- Pesanti combattimenti per i francesi a Verly (Oise) e gli americani a Grandpré.
Fronte italiano
- Avanzata generale della X e XII armata italiana, austro-ungarici spinti indietro.
- Duri scontri nella regione del Grappa.
Fronte meridionale
- Albania: le truppe italiane incalzando il nemico in ritirata, entrano ad Alessio e marciano verso San Giovanni di Medua.
Fronte asiatico ed egiziano
- I turchi attaccano i britannici sulla riva est del Tigri ma vengono sconfitti duramente sulla riva ovest e si ritirano.
- I britannici sconfiggono i turchi ad Al-Shirqat.
- La giunzione ferroviaria di Muslimiya, a nord di Aleppo (Siria), è occupata dalla cavalleria britannica.
Dal fronte italiano
REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DEL 28 OTTOBRE 1918
L’Esercito, col valido concorso dei contingenti alleati che con nobile dimostrazione di solidarietà, hanno voluto un posto d’onore sulla nuova fronte di battaglia, ha varcato a viva forza il Piave e rimesso il piede sul territorio invaso, impegnandovi in aspra battaglia l’avversario che tenta, con accanimento disperato, di mantenere il possesso.
Fra le pendici delle alture di Valdobbiadene e la foce del torrente Soglio, truppe di fanteria e d’assalto dell’ottava e dodicesima armata, passate arditamente nella notte sotto violento fuoco nemico, sulla sinistra del fiume in piena, si slanciarono all’alba di ieri sulle prime linee avversarie e le conquistarono. Poscia, sostenute ammirevolmente dal tiro delle artiglierie postate sulla riva destra, guadagnarono terreno respingendo i ritorni offensivi che preponderanti forze avversarie rinnovarono durante l’intera giornata.
Più a sud la decima Armata, sfruttando i vantaggi conseguiti da truppe britanniche nei giorni precedenti alle Grave di Papadopoli, ha attaccato l’avversario obbligandolo a retrocedere, respingendo decisamente, dopo vivace lotta, due contrattacchi sferrati nel pomeriggio da numerose forze in direzione di Borgo Malanotte e di Roncadelle. I prigionieri della giornata, finora accertati, superano i 9000. Vennero catturati 51 cannoni.
I mezzi aerei nazionali ed alleati, hanno arrecato alla battaglia con estremo ardimento il loro prezioso concorso. Efficacissime azioni di bombardamento con oltre Kg. 10.000 di esplosivi, vennero eseguite nelle retrovie nemiche e truppe avversarie furono battute da bassa quota con audaci mitragliamenti.
Undici velivoli nemici e tre palloni frenati vennero abbattuti in combattimenti aerei. Il tenente Colonnello Piccio raggiunse la sua ventiquattresima vittoria.
Nella regione del Grappa l’azione seguitò con carattere di combattimenti locali. Furono presi 150 prigionieri.
Il nemico attaccò a fondo il Monte Pertica riuscendo a costo di gravi sacrifici, a mettervi piede. Le nostre fanterie dopo sei ore di lotta accanita, lo ricacciarono restando in possesso della contesa posizione.
BOLLETTINO DELLA SERA - La battaglia, continuata accanita nella notte e nella giornata, è in pieno svolgimento. Sulla fronte della 12.a e della 8.a Armata, malgrado il vivissimo contrasto nemico, mantenemmo ed ampliammo le teste di ponte. A nord del torrente Ornic conseguimmo vantaggi. Ad oriente delle Grave di Papadopoli l’avversario, attaccato con estrema violenza dal 14.o Corpo britannico e dai Corpi di Armata italiani della 10.a Armata, ha ceduto. Le nostre truppe, sfondate le linee nemiche, liberati i paesi di Borgo Malanotte, Tezze, Rai, San Michele di Piave, Cima d’Olmo, San Polo di Piave, Ormelle, sono entrate in Santa Lucia di Piave ed in Vazzola e stanno per raggiungere il Fiume Monticano.
E’ annunziata l’ulteriore cattura di prigionieri e di cannoni in numero ancora non precisato.
ALBANIA - Le nostre truppe, incalzando le retroguardie avversarie, sono entrate al mattino del 27 ad Alessio e marciano su San Giovanni di Medua.
Firmato: DIAZ