1 Novembre, 1918

Affondata

«Non è possibile valutare il numero dei prigionieri, scendono a torme dalla montagna». Sul fronte veneto-friulano l’esercito austro-ungarico oppone sempre minor resistenza, si abbandona; l’avanzata italiana entra a Belluno e si avvicina ad Aviano; sul litorale raggiunge Caorle. «La strada da Sacile a Pordenone è coperta di carogne, di cadaveri, di feriti e di rottami». Con gli Alleati padroni dei cieli, i soldati in rotta non hanno tregua.
Nella notte del primo novembre la Regia Marina non sta a guardare e mette a segno un altro colpo di quelli spettacolari: il Maggiore Raffaele Rossetti e il tenente Raffaele Paolucci penetrano nel porto di Pola, aspettano per ore il momento giusto e piazzano una carica esplosiva per far saltare in aria l’ammiraglia asburgica, la corazzata Viribus Unitis. Loro non lo sanno, ma la nave non è più austriaca: Vienna ha già dato ordine di consegnare la flotta agli jugoslavi. Paolucci e Rossetti vengono catturati e cercano di evitare il peggio, fanno evacuare la nave, ma la sfortuna ci mette lo zampino: la bomba non esplode all’ora stabilita, lo farà in ritardo, quando la Viribus Unitis si è ripopolata. La nave affonda, trascinando con sé circa 300 anime.


500 chilometri a est i serbi festeggiano più di tutti: sono rientrati a Belgrado, la loro capitale.
Considerando il ritmo vorticoso dell’implosione asburgica, il Presidente del Consiglio Orlando telegrafa a Diaz di accelerare l’occupazione dei territori in orbita italiana. Il modo più rapido non può essere via terra, ma una serie di sbarchi. La stessa idea l’hanno avuta anche sulla riva orientale dell’Adriatico: delegati di Trieste e Fiume partono per Venezia per chiedere proprio questo.

«L’Austria-Ungheria non ha neanche atteso di venire smembrata, ha creduto bene di dissolversi per conto suo». Commento canzonatorio del Times. A Budapest ha vinto la folla, la rivoluzione “soft” impone il suo paladino, Mihály Károlyi, Premier ungherese. Il Governo presta giuramento e promette pace e suffragio universale esteso anche alle donne; l’indipendenza già c’è. Carlo è definito l’ultimo Re. Quando il contesto lo permetterà, un referendum deciderà se trasformare l’Ungheria in una Repubblica, o mantenere una nuova forma monarchica.
Situazione elettrica anche in Galizia, regione contesa. Il presidio asburgico di Leopoli è composto di soldati ucraini, che si impossessano della città in nome del loro Paese. La cosa non passa inosservata, soprattutto perché i polacchi vorrebbero fare altrettanto. Lo scontro è inevitabile.

In Francia il Comandante Foch è a Versailles per stabilire i termini dell’armistizio, ma al fronte ha lasciato l’ordine di riattizzare l’offensiva generale: è ora del colpo di grazia. Si muovono tutti gli eserciti Alleati, i progressi maggiori si registrano in Belgio. Tra i vari leader dell’Intesa riuniti a Parigi c’è ancora qualcosa da mettere a punto; è un derby anglo-francese. Secondo i britannici Foch si sarebbe un attimo allargato nelle sue pretese, «troppo drastiche». Il Generalissimo obietta di non voler concedere il vantaggio del Reno a Berlino. Lloyd George si convince. Quando si passa a discutere le condizioni navali le parti si invertono, questa volta è Foch a ritenere eccessive le richieste londinesi. Alla fine ci si accorda più o meno a metà strada.

Davide Sartori

GLI AVVENIMENTI

Politica e società

  • Si apre la Conferenza di Versailles.
  • Il Consiglio nazionale ungherese assume il potere. Il Conte Mihály Károlyi nominato Premier.
  • Il nuovo Governo ungherese, guidato da Károlyi, presta giuramento nelle mani dell'Arciduca Joseph, quale rappresentante del Re. Il proclama del nuovo Governo annuncia la decisione di concludere una pace rapida, l’indipendenza statale dell’Ungheria, il suffragio universale, esteso anche alle donne.
  • Il Consiglio nazionale ungherese annuncia che Carlo è l’ultimo monarca del regno ungherese e che il Re ha sciolto il giuramento del Ministero. Con l’Ungheria libera di decidere la propria forma di governo, si terrà un plebiscito per stabilire se mantenere la Monarchia o passare alla Repubblica.
  • Proclamato a Sarajevo il Grande Consiglio nazionale serbo.
  • Tre delegati del Comitato di salute pubblica di Trieste partono per Venezia per chiedere l’intervento della flotta dell'Intesa. Contemporaneamente partono per Venezia anche sette cittadini di Fiume per reclamare l’intervento italiano.
  • Insurrezioni a Vienna.

  • Il Consiglio nazionale ucraino assume l’amministrazione della Galizia orientale.
  • Annunciata l’abdicazione di Re Boris di Bulgaria.

Fronte occidentale

  • Britannici, francesi e americani raggiungono Gavere, sulla Schelda (15 km. a sud di Gand).
  • Comincia la battaglia di Valenciennes.
  • Comincia la battaglia della Sambre.
  • Gli americani e i francesi avanzano fra l’Aisne e la Meuse nella foresta delle Argonne.

Fronte orientale

  • Le truppe austro-ungariche di presidio a Leopoli, dichiarandosi ucraine, prendono possesso della città in nome della Repubblica ucraina. La città è in stato di assedio.
  • Scontri fra le truppe polacche e ucraine.

Fronte italiano

  • La resistenza austro-ungarica è infranta anche sull'altopiano di Asiago, dove sono conquistate formidabili posizioni.
  • Gli austro-ungarici si ritirano dalle Alpi venete e si dirigono verso il fiume Tagliamento. I primi reparti italiani entrano a Belluno.
  • Un comunicato ufficiale austro-ungarico dichiara che le voci disastrose, corse sulla situazione dell'esercito al fronte, sono inesatte. Gli avvenimenti interni vi hanno ripercussione, ma l'esercito compie gesta che ne attestano la saldezza.
  • Le autorità abbandonano molti campi di prigionia austro-ungarici, i prigionieri italiani si avviano verso il confine.

Fronte meridionale

  • Le truppe serbe rientrano a Belgrado.

Operazioni navali

  • Sabotatori italiani penetrano nella base navale di Pola e affondano la corazzata austro-ungarica Viribus Unitis.

Dal fronte italiano

REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO

BOLLETTINO DEL  1 NOVEMBRE 1918

La battaglia continua e si estende. L’avversario mantiene intatta la resistenza dallo Stelvio all’Astico. Vacilla sull’altopiano di Asiago, è in rotta sulla rimanente fronte, protetto più dalle numerose interruzioni stradali, che dalle retroguardie, irresistibilmente travolte dalle nostre truppe, che si lanciano entusiaste al veloce inseguimento.Batterie nostre portate rapidamente avanti, e artiglierie catturate battono intensamente l’avversario, sfruttando tutta la gittata dei loro cannoni.Le Divisioni di cavalleria, annientate le resistenze nemiche sulla Livenza e ristabiliti i passaggi, marciano al Tagliamento. La VI Armata, entrata ieri in azione colla brillantissima avanzata della Brigata Ancona (69-70) in fondo Val Brenta, ha fortemente attaccato stamane l’avversario su tutta la fronte. La IV Armata è padrona della depressione di Fonzaso. La Brigata Bologna (39-40) alle 18.30 di ieri sera è entrata in Feltre. La XII Armata, sboccata dalla stretta di Quero e dai monti, si collega sul Piave con la IV, e l’VIII Armata, scesa nella Valle del Piave a sud di Belluno, ha reparti impegnati nella depressione di Fadalto, che colonne leggere stanno brillantemente aggirando per Farra d’Alpago.

 All’ala destra della fronte la III Armata, prolungata verso la costa dal reggimento Marina, ha occupato tutta l'intricata zona litoranea, che il nemico ha in parte allagata, ingombrando il rimanente di reticolati e di sbarramenti. Una pattuglia di marinai ha raggiunto Caorle. Stormi di aeroplani precedono le truppe all’inseguimento, bombardando e mitragliando colonne nemiche. Il numero dei prigionieri catturati cresce continuamente, quello dei cannoni supera i 700. Il bottino è immenso: il suo valore potrà essere valutato in miliardi.

BOLLETTINO DELLA SERA - Sull’Altipiano di Asiago la VI Armata e le due Divisioni alleate che ne fanno parte, hanno potuto oggi mostrare ancora una volta il loro valore. Formidabili posizioni per tanti mesi contesi sono state espugnate. Il Monte Mosciagh, il Monte Longara, il Monte Baldo, le Melette di Gallio, il Sasso Rosso, il Monte Spitz e il Monte Lambara, sono in nostro possesso. Sull’altipiano di Asiago vennero oggi catturati oltre 3000 prigionieri e 232 cannoni. La resistenza nemica alla stretta di Fadalto è stata vinta. Le nostre truppe sono entrate a Belluno. La terza Divisione di cavalleria raggiunto la piana a nord di Pordenone. La seconda combatte retroguardie nemiche su Meduna fra Sacile e S. Stino. Le fanterie della I e della III Armata hanno passato la Livenza.

Firmato: DIAZ

Come in una macchina del tempo, ogni giorno una nuova pagina del diario.
Le testimonianze, le immagini, i filmati negli archivi e nei giornali dell'epoca.

Sono nato a Roma nel dicembre del 1984, mi sono diplomato al liceo scientifico J.F. Kennedy e ho frequentato la facoltà di Scienze della Comunicazione all’università la Sapienza, ma non mi sono laureato.

I miei interessi? Un po’ di tutto, come molti trentaduenni. Lo sport, la politica, la Storia del ‘900. Niente di eccezionale.


Dal dicembre 2003 al marzo 2005, ho scritto per un giornale locale (Il Corriere Laziale), quindi ho fatto uno stage con una piccola televisione satellitare (Nessuno TV).
Nel 2011 la Graphofeel edizioni ha pubblicato il mio libro “Mens insana in corpore insano”, il racconto di una vacanza on the road da Roma a Capo nord.
Dall’agosto 2013 al gennaio 2014 ho ricominciato a scrivere di calcio quotidianamente, con articoli e pronostici sportivi sul sito http://www.scommessepro.com/
Da giugno 2014 racconto la Grande Guerra, giorno per giorno.

Davide Sartori