L'impresa alla "Cengia Martini"
Non è la Grecia, non è la Romania e di certo non sposterà gli equilibri al fronte, ma, in periodi di vacche magre, la diplomazia dell’Intesa deve accontentarsi: il 19 ottobre il Giappone aderisce al patto di Londra, impegnandosi a non trattare una pace separata. Tokyo gioca un ruolo minore, è così dalla conquista di Tsingtao, ma al momento resta il principale fornitore della Russia.
Pietrogrado e Roma si uniformano a Francia e Gran Bretagna: la Bulgaria incassa altre due dichiarazioni di guerra e completa la collezione.
Sofia non si scompone, anche perché ha appena conquistato Štip; infastidiscono di più le voci arrivate da Strumica: truppe franco-serbe presidiano la città.
Ma tra tutti i fronti, l’impresa di giornata va in scena in Trentino e ha per protagonisti gli alpini del battaglione Val Chisone. Li comanda il Maggiore Ettore Martini. Gli austro-ungarici hanno in mano il monte Lagazuoi, una fortezza naturale: hanno piazzato gli avamposti sulla vetta e le trincee a valle. Da quella posizione dettano legge; da lì vanno snidati, ma il “come” è tutto da risolvere.
Basta un’occhiata verso l’alto per comprendere il problema: il Lagazuoi lo guardi e intimorisce già di suo, figuriamoci se farcito di mitragliatrici nemiche; l’impresa non è affare per “comuni mortali”. E qui entrano in scena il Maggiore Martini e la sua pattuglia.
Salgono in piena notte dalla gola del Falzarego, ma questa è la parte facile. Ora si trovano di fronte una parete verticale di circa 300 metri, grossomodo un palazzo di ottanta piani, o più semplicemente la Tour Eiffel, da scalare al buio e con i mezzi di cent’anni fa. Avete presente quanto sia poco versatile una spessa corda di canapa?
Non è un problema. Gli alpini salgono, vanno su come neanche i camosci, fino a una terrazza naturale, quella che presto verrà ribattezzata “Cengia Martini”. Quei quattro spicci di roccia diventeranno “casa”.
La postazione viene occupata, si ha una vista su tutta la valle: le trincee asburgiche sono a tiro e un robusto tetto di roccia protegge gli italiani dagli avamposti nemici in vetta. La Cengia Martini sarà il tormento degli austro-ungarici fino al 1917.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- L’Italia e la Russia dichiarano guerra alla Bulgaria.
- Il Governo giapponese aderisce al patto di Londra del 5 settembre 1914, impegnandosi a non concludere la pace separatamente.
Fronte occidentale
- I tedeschi vengono respinti vicino Hulluch.
Fronte italiano
- Continua l’offensiva italiana in Trentino: occupata la Cengia Martini.
Fronte orientale
- Duri scontri attorno Mitau (Jelgava).
- I russi hanno successo sullo Styr.
- I russi sviluppano un'offensiva su tutto il fronte, I tedeschi sono sloggiati dalle posizioni fra i laghi intorno al Drysviaty (Drūkšiai), con perdite d'uomini e materiale.
Fronte meridionale
- Štip (Serbia) presa dalle truppe bulgare.
- I serbo-franco-inglesi occupano Strumica.
Parole d'epoca
Brucia carne umana
di Giuseppe Cordano, Caporalmaggiore
Folgaria (TN)
Sono le sette del mattino, inizia da parte della nostra artiglieria un bombardamento al trincerone nemico e ai suoi reticolati col proposito di distruggerli.
Così sino a sera continua ininterrottamente. Il nemico risponde raramente, a intervalli, con delle raffiche di granate.
Noi siamo fermi ai nostri posti, la notte avanza, l'ottimismo scompare e il fante è preso da tristi pensieri.
Mentre il cannone tuona, il Cappellano del Reggimento passa tra noi soldati, ci dà la sua benedizione accompagnata da parole di conforto e di incoraggiamento.
Il fante ha capito quello che si dovrà fare, si mette il cuore in pace e attendiamo il nostro battesimo del fuoco.
E' notte buia, ora tutto tace in un silenzio di morte.
A mezzanotte, un ordine: innestare la baionetta sul fucile e portarsi avanti verso il trincerone nemico.
Tutta la linea del terzo battaglione, da Malga Pioverna Alta a Malga Piovernetta, giù in Valle Zonda, avanza carponi, a sbalzi, per plotoni, per squadre, come le accidentalità del terreno lo permette.
L'oscurità è profonda, il nemico forse ha intuito le nostre mosse; inizia un fuoco di sbarramento con fucili e qualche raffica di mitragliatrice.
Malgrado il lamento dei feriti e qualche morto che rimane sul terreno, avanziamo nell'avvallamento tra le due trincee.
Anche se le file si assottigliano, finalmente siamo in vista dei primi reticolati nemici: si vedono profilarsi contro il cielo, sagome insidiose.
Gli arrivati si appiattano contro il terreno, sostando. Non si vede nulla, non si comprende nulla. Sono gomito a gomito con chi? Non lo si sa, sono dei soldati e non si cerca altro. Senti di trovarti in compagnia di molti ma ti senti solo. Ti vedi solo. Eppure arriva un ordine, da dove? Da chi?
Nasce nell'oscurità una parola: “Avanti!” e tutti sono in piedi cercando un passaggio tra i reticolati o provando ad abbatterli.
Ma a nulla servono i nostri tentativi, i reticolati sono lì, intatti. Non esiste alcuni varco di passaggio. Si ripetono altri tentativi, qualcuno si infila sotto i reticolati cercando di passare, ma là rimane. Intanto il nemico inizia un furioso fuoco di fucileria e di mitragliatrice.
Le artiglierie tambureggiano e martellano micidialmente trincee e retrovie. E' un inferno, grida e lamenti di feriti si odono in mezzo al frastuono degli spari.
L'oscurità è sempre profonda, non si comprende niente, non si vede niente.
Esaurito lo slancio iniziale, decimati per i feriti e i morti, si attende. Sarebbero inutili altri tentativi senza prima distruggere i reticolati nemici che sono una barriera, due barriere o forse anche tre barriere.
Il fante, pure con il suo spirito di conservazione, se ordini gli daranno di avanzare, obbedirà.
Invece giunge l'ordine di ritirarsi nelle nostre linee. Ciò avviene sotto un incessante fuoco, di ogni arma da parte del nemico, causando parecchi morti e feriti alla nostra parte e qualcuno rimarrà là fuori dalla trincea.
Rientro come Dio vuole, nelle nostre linee da dove siamo partiti. Rientrano anche l'amico Massola e Silva.
Ora sembra sia il nemico che ci attacca o tentano di avvicinarsi ai nostri avamposti. Noi presidiamo uno di questi, adesso tocca a noi sparare, sparare.
Verso l'alba finalmente torna la calma su tutto il fronte. Allora stanchi, storditi dall'odore acre delle polveri e della carne umana bruciata; ci addormentiamo a turno.
Si ringrazia il Gruppo L'Espresso e l'Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano
DAL FRONTE
Appoggiate dal fuoco intenso ed efficace delle artiglierie, le nostre fanterie hanno ieri iniziata l' azione offensiva in più punti lungo la frontiera Tirolo-Trentino, conseguendoci sensibili successi.
In valle Lagarina furono occupati Brentonico ed il castello ad esso antistante sulla strada di Mori.
Nell' Alto Cordevole le nostre truppe s' impadronirono a nordest del Sasso di Mezzodì dell' importante altura di quota 2249 e del contrafforte che da essa degrada sulla riva destra del torrente tra Soraruaz ed Ornella.
Sulla opposta sponda furono pure occupati i contrafforti che dal Col di Lana cadono su Livine.
Nella zona di Falzarego fu completata la conquista del Sasso di Stria, coronandone la vetta elevata 2477.
In Carnia continuano attivissime le operazioni intese a snidare il nemico dalla zona boschiva alla testa del torrente Chiarzo.
Il 17 un drappello nemico di 19 uomini fu fatto prigioniero dai nostri che s' impadronirono anche di armi, munizioni, attrezzi e materiale telefonico.
Sul Carso nel pomeriggio di ieri vivace azione delle opposte artiglierie prolungatasi con qualche intensità anche durante la notte.
Firmato: CADORNA
DICHIARAZIONE DI GUERRA ALLA BULGARIA
Avendo la Bulgaria iniziato le ostilità, contro la Serbia, alleandosi con i nemici dell' Italia e combattendo gli Alleati, il Governo Italiano, d' ordine di Sua Maestà il Re ha dichiarato esistere stato di guerra fra l' Italia e la Bulgaria.