L'Intesa rinnova l'alleanza
Il 30 novembre l’Italia aderisce ufficialmente al “Patto di Londra”, impegnandosi con Francia, Inghilterra, Russia e Giappone a non negoziare la pace separatamente, ad andare fino in fondo, al fianco degli Alleati. La firma sul trattato è un modo per ribadire l’unità di intenti, necessario dopo le tante voci sul mancato intervento nei Balcani, dopo le tante “tirate di camicia” da una parte e dall’altra. Un’ambiguità però resta ed è grossa: noi non siamo ancora in guerra con la Germania. Paradossale.
Al fronte l’esercito italiano si è avvicinato a Gorizia, non è molto, ma è qualcosa; da noi Vienna è sulla difensiva.
Diverso il discorso nei Balcani, dove la maggior preoccupazione degli Imperi centrali è la guerriglia serba: piccole e fastidiose bande armate stuzzicano, rallentano, sabotano. Ovviamente non basta, Re Nicholas del Montenegro rivolge un grido d’aiuto all’Intesa.
600 chilometri più a est si riunisce la Camera rumena: Bucarest continua gli equilibrismi sul filo della neutralità, ma alla riapertura del Parlamento si registrano manifestazioni anti-tedesche e interventiste. Un problema in più per Berlino, alle prese con la stima di 1.280.000 perdite tra morti, feriti e dispersi.
Le altre notizie di giornata giungono dalla Mesopotamia: nella precipitosa ritirata lungo il Tigri, da Ctesifonte a Kut al-Amara, le truppe anglo-indiane ci avrebbero rimesso oltre 4.500 uomini e due navi da guerra; le azioni di retroguardia non devono essere andate benissimo.
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- A Londra il ministro degli esteri inglese e gli Ambasciatori di Francia, Russia, Italia, Giappone rinnovano il Patto di Londra, col quale si impegnano a non concludere pace separatamente e a non porre condizioni di pace senza previo accordo con ciascuno degli altri Alleati.
- Re Nicholas del Montenegro si appella ai Corpi diplomatici chiedendo aiuto.
- Perdite tedesche stimate in circa 1.280.000 uomini tra morti, feriti e dispersi.
- Violente manifestazioni anti-tedesche e interventiste in occasione dell'inaugurazione della sessione della Camera rumena.
Fronte occidentale
- La flotta inglese bombarda le postazioni tedesche sulla costa belga.
- Attività d’artiglieria lungo tutto il fronte.
Fronte italiano
- Gli italiani avanzano verso Gorizia.
Fronte meridionale
- Continua la ritirata serba attraverso l’Albania.
Fronte asiatico ed egiziano
- Azioni di retroguardia sul Tigri; i turchi pesantemente rinforzati.
- Nella ritirata di oltre 130 km. lungo il Tigri, da Ctesifonte a Kut al-Amara, i britannici perdono 4.567 uomini e due navi da guerra.
DAL FRONTE
Lungo la frontiera del Tirolo-Trentino, all' infuori d' un vano tentativo d' attacco nemico contro le nostre posizioni del Sexten Stein, alla testata della Schwarse Rientz, non si ebbe che intensa azione delle opposte artiglierie. La nostra diresse i suoi tiri aggiustati sulla caserma e sulla stazione di Levico in Val Sugana.
In Carnia fu disperso con tiro d' artiglieria una colonna nemica che si dirigeva al passo di Giramondo (alto Degano) e furono messi in fuga nuclei nemici sul monte Lodin (alto Chiarzo).
Nella zona del Monte Nero le nostre truppe respinsero violenti attacchi, diretti specialmente contro le nostre nuove posizioni sui fianchi del Mrzli e del Vodil.
Sulle alture a nord-ovest di Gorizia l' assidua aspra lotta ci procurò anche ieri qualche vantaggio nella zona tra il torrente Peumica e la strada di San Floriano a Gorizia.
Sul Carso, espugnate alcune trincee, la nostra linea giunse a poche diecine di metri dal caseggiato di San Martino.
Nella giornata furono presi al nemico 264 prigionieri, due mitragliatrici, tre lanciabombe, fucili ed altro materiale da guerra.
Firmato: CADORNA