La Russia esce?
«I numeri mi interessano poco. […] In caso, sono pronto a combattere». La tigre affila gli artigli e mostra i denti, il neo-Premier francese Clemenceau non è preoccupato all’antivigilia del voto parlamentare. La stampa, salvo qualche eccezione a sinistra, si è già riposizionata e lo indica come l’uomo giusto al posto giusto, la scelta migliore.
C’è molta meno fiducia verso la Russia, anche perché la notizia della vittoria bolscevica è ormai nota. Si rumoreggia di un imminente ritiro dal conflitto; i soldati al fronte hanno già smesso di combattere e fraternizzano con gli austro-tedeschi. A turno politici e diplomatici provano a stuzzicare l’ottimismo. «Il movimento massimalista si è diffuso grazie alle masse ignoranti, convinte dalle promesse di pace immediata e di distribuzione delle terre. Le idee massimaliste sono tanto facili da enunciare quanto difficili da realizzare. Le delusioni verranno presto e altrettanto la disgregazione massimalista. Hanno promesso la rivoluzione in Germania, basando su questo le loro speranze di una pace democratica, ma la rivoluzione in Germania non è affatto prossima, la Germania è imperialista e rimane irremovibile». Già, Lenin ha sempre sperato di esportare la rivoluzione a Berlino, dettaglio cruciale nel suo piano per salvare la Russia.
Il 18 novembre Londra piange la morte del Generale Maude, il riorganizzatore del corpo di spedizione mesopotamico. Il colera se l’è mangiato in pochi giorni, sembra dopo un ricevimento in un villaggio. Le sue ultime indicazioni sarebbero state: «Andare avanti».
Il fronte più movimentato è sempre quello italiano. Le nostre posizioni fortificate sul Monte Tomba offrono una strenua resistenza, ma alla fine vengono abbandonate. Il Regio esercito continua a portare avanti «fiere azioni di retroguardia», a copertura dei ripiegamenti.
I giornali, per una volta, non vogliono eccedere in entusiasmi: «La situazione non si può ancora dire assestata e il pericolo permane. […] L’invasione potrebbe non essere ancora giunta al suo punto d’arresto».
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Pietrogrado è tenuta completamente dai bolscevichi. Si rumoreggia che la Russia si ritirerà a breve dalla guerra.
- Il Ministro delle finanze giapponese dichiara che è impossibile inviare truppe nipponiche in Europa, ma che il Giappone condivide il peso della guerra con l'assistenza navale, finanziaria e industriale, diretta e indiretta, che ammonta a 25 miliardi di lire.
- A Londra una grande dimostrazione patriottica, organizzata dalla Lega operaia inglese, approva una mozione di protesta contro l'agitazione pacifista, chiedendo energiche misure per impedire una propaganda sleale.
Fronte occidentale
- L’artiglieria di entrambi gli schieramenti è molto attiva; i tedeschi assaltano Saint-Quentin a nord-ovest.
Fronte italiano
- Gli italiani vengono cacciati dalle posizioni fortificate sul Monte Tomba, ma offrono una strenua resistenza.
Fronte meridionale
- Gli austro-ungarici attaccano nell’Albania meridionale e tentano di attraversare il fiume Voiussa, 16 km. a nord di Valona.
Fronte asiatico ed egiziano
- Continua la campagna in Palestina.
- Il Generale Maude, Comandante in capo in Mesopotamia, muore di colera a Baghdad. Gli succederà il Luogotenente generale Sir R. Marshall.
Fronte d’oltremare
- In Africa orientale 262 tedeschi e 700 ascari si arrendono ai britannici 25 km. a sud-est di Chivata.
Operazioni navali
- Una nave da pattuglia inglese viene affondata nel Mediterraneo da un sottomarino nemico: 9 morti.
Dal fronte italiano
REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DI GUERRA N. 945 - 18 NOVEMBRE 1917 - ORE 18:00
Sull' Altipiano di Asiago, nella notte sul 17, l' avversario insistendo nel tentativo di forzare la nostra linea Monte Sisemol - Monte Castelgomberto, ha attaccato in direzione di monte Zomo (oriente di Gallio). L' attacco ripetuto quattro volte con estrema violenza fu nettamente infrenato dal provato valore della brigata «Liguria» (157° e 158°).
Più a nord, in direzione di Casera Meletta Davanti, nostri reparti del 127° fanteria (Brigata «Perugia») con grande ardire riconquistarono alcuni elementi avanzati perduti nei giorni precedenti e catturarono un centinaio di prigionieri.
Tra Brenta e Piave, dalla sera del 16 la pressione nemica è in aumento: masse avversarie hanno obbligato in qualche punto le nostre truppe a non prolungare la difesa di talune posizioni avanzate che sono state abbandonate con ordinato ripiegamento, dopo accanita resistenza e brillanti contrattacchi.
A nord di Quero la brigata «Como» (23° e 24°) ha mostrato ancora una volta il proprio valore.
Ieri, lungo il Piave, con una travolgente avanzata, reparti del 268° fanteria (Brigata «Caserta») in unione ad elementi di altri corpi, hanno completamente sgombrato dal nemico la zona di Fagarè. Il 13° fanteria (Brigata «Pinerolo») respinto sanguinosamente un attacco tentato dai nemici rinserrati a Zenson, li ha ricacciati sempre più addentro nell' ansa del fiume. Tentativi di passaggio eseguiti in altre località vennero immediatamente sventati.
Complessivamente sulla destra del Piave nei giorni 16 e 17 sono stati catturati 51 ufficiali, 1212 uomini di truppa e 27 mitragliatrici.
GENERALE DIAZ