L’ora dei carri armati
Niente preparazione d’artiglieria a frugare le linee, nessun flagello assillante per giorni. I tedeschi a Cambrai sono tranquilli la mattina del 20 novembre. Male, perché i britannici contano proprio sull’effetto sorpresa. Per questo i cannoni tacciono, se non per il minimo indispensabile, il fuoco di sbarramento all’ora X.
Londra punta tutto sui carri armati, ne intuisce il potenziale, nonostante fin qui abbiano risposto a singhiozzo. Questa volta però il piano è studiato su misura: il terreno è quello giusto, solido, non un pantano informe; e soprattutto vengono schierati 476 tank, un impiego massiccio, file compatte, non singole unità, isolate e disperse a casaccio lungo la linea; in sostanza un primo, astratto, abbozzo di Blitzkrieg.
Lo stress dell’attesa è sempre lo stesso. Le ore sembrano anni.
I britannici si muovono alle 6:00 del mattino, carri armati in testa, fanteria in scia. Il fronte d’attacco non è molto ampio: una ventina di chilometri al massimo, dalla Scarpe, lungo le due strade da Bapaume e Péronne a Cambrai, fino a Saint-Quentin.
«Fra stridori, cigolii e schiocchi metallici, alla fine la recinzione di filo spinato ha ceduto». I tank spianano tutto. Anche le trincee più larghe e profonde vengono superate grazie alle fascine di legna caricate sul muso.
La prima giornata della battaglia di Cambrai è considerato un successo dai britannici: nonostante non siano stati raggiunti alcuni obiettivi cruciali, come il possesso del crinale di Bourlon, l’avanzata è penetrata tra i sei e gli otto chilometri e soprattutto ha dimostrato la vulnerabilità della linea Hindenburg.
A Parigi can che abbaia non morde. Quello di Clemenceau sembrava fosse un Governo nato zoppo, con numeri scarsi, con una forte opposizione. Non è così. La Camera vota la fiducia tra le ovazioni, 418 favorevoli, 65 contrari.
Il discorso del Presidente del Consiglio è vigoroso, molto retorico e nazionalista. La Francia è il faro dell’umanità, la Società delle nazioni e l’arbitrato non convincono fino in fondo, la Germania va annientata.
«Abbiamo accettato di essere al Governo per condurre la guerra con raddoppiato sforzo e far rendere al meglio tutte le energie. Ci presentiamo dinanzi a voi con l’unico pensiero di una guerra integrale. […] I francesi, costretti alla battaglia, hanno dei diritti su di noi. Noi gli dobbiamo tutto, senza alcuna riserva. Abbiamo un solo, semplice, dovere: rimanere col soldato, vivere, soffrire, combattere con lui, abdicare a tutto ciò che non è la Patria. […] La guerre, rien que la guerre». La guerra, nient’altro che la guerra.
Nelle idee di Clemenceau c’è un giro di vite contro le campagne pacifiste, i tradimenti e i “semi-tradimenti”, qualsiasi cosa voglia dire quel “semi”. Per snellire e velocizzare la giustizia si vorrebbero ampliare a dismisura competenze e giurisdizione dei tribunali militari. Pazienza se c’è il rischio di una caccia alle streghe. Clemenceau promette anche un taglio alla censura. I giornali saranno molto più liberi di scrivere. Sì, certo, come se fosse facile ignorare lo spettro dei tribunali militare alle spalle; un discreto deterrente.
A Berlino non possono ancora conoscere le sue prime parole al Parlamento, ma la stampa ha un’opinione precisa del nuovo Premier francese: «Un fanatico, uno dei responsabili della guerra».
Davide Sartori
GLI AVVENIMENTI
Politica e società
- Alla Camera francese il nuovo Presidente del Consiglio, Clemenceau, fa energiche dichiarazioni per la continuazione della lotta sino alla vittoria, la Camera acclama con entusiasmo. Approvato un ordine del giorno di fiducia (418 voti a 65).
- Conferenza fra la Missione USA, il Gabinetto di guerra britannico e i capi dipartimento sulla cooperazione americana in guerra.
- Roma: arrestati l’ex deputato Cavallini, già condannato nel 1906 per scandali bancari, e la sedicente marchesa Ricci, sua amante, imputati di connivenza col nemico. D’Adda, segretario di Cavallini, riesce a fuggire all’estero.
Fronte occidentale
- Comincia la battaglia di Cambrai.
- I britannici avanzano a sorpresa a Cambrai. La terza armata, comandata da Byng, attacca su un fronte di quasi venti km. fra Saint-Quentin e il fiume Scarpe. Rotta la linea “Hindenburg”, catturati numerosi villaggi e oltre 8.000 prigionieri.
Fronte italiano
- Sono respinti tre violenti attacchi austro-ungarici contro Monte Pertica, a nord-ovest del Monte Grappa.
- Attacchi austro-tedeschi falliscono su tutto il fronte.
- La marina inglese e quella italiana cooperano con le forze di terra.
Fronte asiatico ed egiziano
- I turchi difendono strenuamente la strada per Gerusalemme.
Dal fronte italiano
REGIO ESERCITO ITALIANO - COMANDO SUPREMO
BOLLETTINO DI GUERRA N. 947 - 20 NOVEMBRE 1917 - ORE 18:00
Sulla fronte Monte Tomba, Monte Monfenera la lotta, cominciata nella notte sul 18, continua accanitissima. Quattro volte il nemico ha interrotto il bombardamento delle nostre posizioni sul costone di Monfenera, per lanciarvi contro le sue masse: altrettante volte le nostre truppe, con bravura superiore ad ogni elogio, le hanno affrontate e ricacciate.
In regione Melette nostri riparti continuarono ieri, con successo, parziali riprese offensive, che, in complesso nelle giornate del 18 e 19 hanno fruttato 306 prigionieri, dei quali 8 ufficiali, 5 mitragliatrici e parecchie centinaia di fucili.
Sul Piave, nell' isolotto di fronte a Folina, vennero presi 3 mitragliatrici e numerosi fucili.
Nostre squadriglie da bombardamento colpirono, a più riprese, efficacemente colonne nemiche in movimento lungo la rotabile di fondo Val Piave all' altezza di Quero. Nella notte aeronavi lanciarono numerose bombe su bivacchi nemici. A Torre di Mosto (Livenza) e nei pressi del ponte di Motta di Livenza che restò danneggiato. Due velivoli avversari vennero abbattuti.
Albania: All' Alba del 18 sulla bassa Vojussa il nemico attaccò in forze la testa di ponte Ciflik-Ivriss: dopo vivace combattimento fu obbligato a ritirarsi, lasciando nelle nostre mani un ufficiale e alquanti uomini di truppa.
GENERALE DIAZ